Tre giardini del Lazio tra i più belli al mondo secondo il New York Times: ecco quali sono

Tre giardini del Lazio tra i più belli al mondo secondo il New York - Unita.tv
Il New York Times ha inserito tre meraviglie del Lazio tra i 25 giardini più belli del mondo: il Giardino di Ninfa, il Sacro Bosco di Bomarzo e i giardini di Villa d’Este a Tivoli.
Nel cuore dell’Italia, tra rovine medievali, mostri di pietra e giochi d’acqua secolari, si nascondono tre autentici gioielli che hanno conquistato la stampa internazionale. Il New York Times, nella sua classifica dei 25 giardini più belli del mondo, ha incluso ben tre luoghi simbolo del Lazio: il Giardino di Ninfa, il Sacro Bosco di Bomarzo e i giardini di Villa d’Este a Tivoli. Una conferma straordinaria della bellezza paesaggistica italiana, che porta l’Italia a brillare insieme a giganti come Inghilterra e Francia.
Giardino di Ninfa: un Eden tra le rovine
Situato tra le rovine di una cittadella medievale abbandonata, il Giardino di Ninfa è un luogo sospeso nel tempo. Voluto dalla famiglia Caetani nel XX secolo, prende forma grazie all’opera di Gelasio Caetani e di sua madre Ada Bootle-Wilbraham, che avviarono la rinascita vegetale del sito piantando rose, magnolie, glicini e lillà tra le mura diroccate.
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A rendere questo posto unico non è solo la flora, ma l’atmosfera che si respira: una fusione tra natura e storia, tra decadenza romantica e armonia silenziosa. Aperto solo in date prestabilite, il giardino è oggi considerato un esempio autentico di paesaggio storico.
Il New York Times lo descrive come l’archetipo perfetto delle finte rovine che gli inglesi del Settecento cercavano di imitare, ma qui tutto è reale, vissuto, stratificato nel tempo.
Sacro Bosco di Bomarzo: il mistero scolpito nella pietra
A un’ora e mezza da Roma, nel cuore della Tuscia, si trova il Sacro Bosco di Bomarzo, noto anche come Parco dei Mostri. Creato nel Cinquecento da Pier Francesco Orsini, con il genio architettonico di Pirro Ligorio, è un giardino assolutamente unico: popolato da gigantesche sculture di pietra, incise con frasi enigmatiche e riferimenti mitologici.

Il simbolo più famoso? La Bocca dell’Inferno, una figura mostruosa con l’iscrizione: “Ogni pensiero vola”. Secondo alcuni storici, il parco rappresenterebbe il dolore per la morte della moglie, secondo altri una messa in scena intellettuale per impressionare gli ospiti.
Il New York Times ne difende l’inclusione nella classifica, pur non essendo un giardino “botanico” in senso classico. La bellezza non è fatta solo di piante, ma anche di spazi evocativi e meditativi, proprio come questo luogo sospeso tra arte e simbolismo.
Villa d’Este a Tivoli: l’incanto dell’acqua che danza
Non potevano mancare i giardini di Villa d’Este, a Tivoli, uno dei più celebri complessi paesaggistici rinascimentali al mondo. Ideati da Pirro Ligorio su incarico del cardinale Ippolito II d’Este, questi giardini sono famosi per la loro straordinaria architettura idraulica.
Con 51 fontane, 398 getti d’acqua, 64 cascate e 120 vasche, l’intero complesso è un capolavoro ingegneristico alimentato solo dalla forza di gravità. Ma non è solo una questione tecnica: qui scienza e arte si fondono, e il suono dell’acqua diventa parte dell’esperienza sensoriale.
Il New York Times cita il parere di un docente di paesaggio che ha dedicato una lezione intera all’esperienza acustica delle fontane di Villa d’Este: non solo bellezza da ammirare, ma un suono da ascoltare e vivere.