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Il tempo medio di attenzione si riduce a 8 secondi: stress e ansia tra i principali responsabili secondo uno studio americano

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La capacità di mantenere l’attenzione su un compito è sempre più limitata nella vita quotidiana. Un’indagine recente condotta negli Stati Uniti ha evidenziato come la durata media dell’attenzione continua sia scesa a soli 8 secondi. Lo studio, che ha coinvolto 1.000 adulti, mette in luce i fattori che influiscono maggiormente su questa riduzione, con lo stress e l’ansia in cima alla lista. Vediamo nel dettaglio cosa emerge da questa ricerca realizzata dal Wexner Medical Center e dal College of Medicine dell’università dello stato dell’Ohio.

Principali cause che compromettono la concentrazione negli adulti

Il sondaggio svolto negli Stati Uniti ha individuato diverse cause che incidono sulla difficoltà delle persone nel mantenere l’attenzione per periodi prolungati. Al primo posto si posizionano lo stress e l’ansia, ritenuti responsabili del calo della concentrazione per il 43% degli intervistati. Questi stati emotivi generano un continuo rimuginare sui problemi personali o professionali, sottraendo risorse mentali al focus sul presente.

Segue poi la mancanza di sonno segnalata da quasi quattro intervistati su dieci . La privazione del riposo notturno altera le funzioni cognitive legate all’attenzione e rende più difficile sostenere attività mentali complesse o ripetitive.

Impatto dei dispositivi digitali e altri fattori

Al terzo posto c’è l’influenza dei dispositivi digitali , utilizzati spesso simultaneamente ad altre attività; questi strumenti distraggono facilmente con notifiche continue o stimoli visivi ed acustici variabili.

Altri elementi considerati rilevanti sono la noia o una scarsa motivazione verso ciò che si sta facendo , mentre il multitasking – cioè fare più cose contemporaneamente – pesa per il 23%. Anche uno stile di vita poco attivo fisicamente viene citato dal 21%, insieme a una dieta carente o una scarsa idratazione .

Infine emergono condizioni mediche specifiche come il disturbo da deficit di attenzione/iperattività , indicato dal 18% degli intervistati come causa della propria difficoltà nell’attenzione.

Solo un quarto delle persone coinvolte nella ricerca afferma di non riscontrare problemi significativi nel concentrarsi durante le normali attività quotidiane.

Come lo stress mentale incide sulla concentrazione

La psichiatra Evita Singh, esperta presso il dipartimento di psichiatria dell’università dello stato dell’Ohio, spiega come ansia e tensione mentale influenzino profondamente le funzioni attentive delle persone. Quando chi soffre è preso da pensieri ricorrenti legati ai propri timori oppure preoccupazioni continue sul futuro, tende a perdere facilmente la concentrazione sulle attività immediate.

Singh riceve spesso pazienti preoccupati proprio per questa incapacità crescente: «Molti arrivano perché sentono frustrante non riuscire più a restare focalizzati – racconta – gran parte dei casi dipende dalla presenza costante dello stress». Il trattamento consiste quindi in prima battuta nell’alleviare questo carico psicologico attraverso tecniche specifiche mirate alla gestione dell’ansia.

Effetti a lungo termine della tensione mentale

Questa situazione genera effetti negativi ben oltre le semplici distrazioni momentanee: quando si tenta costantemente di svolgere molte cose nello stesso tempo oppure quando la mente resta troppo affollata dai pensieri arriva rapidamente una sensazione d’esaurimento mentale molto intensa. In queste condizioni diventa difficile godersi anche i momenti liberi o rilassanti perché ci si sente sovraccaricati mentalmente fino al punto da sviluppare stati depressivi oppure peggioramenti ansiosi veri e propri.

Conseguenze sociali e sanitarie della ridotta capacità attentiva

Le difficoltà persistenti nel mantenere alta l’attenzione hanno ricadute importanti sulla qualità della vita individuale ma anche nei contesti lavorativi o scolastici dove serve saper restare concentrati più ore consecutive senza perdere colpi nelle prestazioni richieste. In questi ambienti aumentano gli errori dovuti alla dispersione cognitiva così come cresce lo stress derivante dall’incapacità personale ad adempiere agli impegni con efficienza percepita dagli altri colleghi o superiori.

Il circolo vizioso può portare a forme croniche d’affaticamento mentale tanto pesanti da richiedere intervento medico specialistico soprattutto nei casi associati ad ADHD oppure patologie neurologiche sottostanti ancora non diagnosticate correttamente dall’interessato stesso.

Riconoscere precocemente i segnali di disagio

Riconoscere precocemente queste difficoltà rappresenta un passaggio fondamentale anche per evitare peggioramenti emotivi gravi; concedersi pause regolari senza forzature aiuta invece a preservare parte della lucidità necessaria alle normali attività quotidiane senza accumulare troppa pressione interna verso sé stessi.

Evita Singh insiste sull’importanza del bilancio tra momenti produttivi ed altri dedicati al recupero psicofisico: «Non siamo macchine progettate per stare sempre attive al massimo livello», dice riferendosi alla realtà moderna dove aumenta costantemente la richiesta d’efficienza continua in ogni ambito personale/professionale; imparare ad accettarlo può alleggerire molte situazioni critiche riguardanti proprio l’incapacità temporanea ma significativa del cervello umano nel sostenere alte prestazioni cognitive senza pause adeguate.

Written by
Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

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