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Il csip boccia le nuove indicazioni nazionali sulla scuola e solleva dubbi sull’intelligenza artificiale in aula

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Il 30 giugno 2025 è stato reso pubblico il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione sulle Nuove Indicazioni Nazionali elaborate dalla commissione guidata da loredana perla, pedagogista di rilievo. Il documento evidenzia critiche puntuali e anche dure su vari aspetti delle nin, soprattutto riguardo la confusione tra competenze, conoscenze, obiettivi e contenuti. Tra i passaggi più discussi emerge la gestione del tema dell’intelligenza artificiale , che ha acceso un dibattito importante nel mondo scolastico.

Le osservazioni del csip sulle nuove indicazioni nazionali

Il csip ha analizzato con attenzione il testo proposto dalle nin sottolineando diverse criticità. La commissione lamenta una mancanza di chiarezza tra concetti fondamentali come competenze e conoscenze, che si riflette nella definizione degli obiettivi educativi. Questo genera ambiguità nell’applicazione pratica dei contenuti didattici nelle scuole italiane.

Tra i punti toccati dal parere c’è anche la questione dell’introduzione delle tecnologie digitali in classe. Le nin presentano infatti un’idea piuttosto cauta sull’integrazione dell’ia nei percorsi formativi, con un approccio prudente ma senza una strategia chiara per sfruttarne appieno le potenzialità.

Il testo originale delle nin dedicava alla tecnologia digitale – e all’ia in particolare – un capitolo specifico nella bozza di marzo 2025. Quel passaggio metteva al centro lo sviluppo delle competenze digitali come elemento chiave non solo per l’apprendimento scolastico ma anche per la vita quotidiana degli studenti, richiamando l’importanza di conoscere l’uso corretto degli strumenti tecnologici.

Il cambiamento nel testo definitivo: da ia a tecnologie digitali

Nel documento finale approvato dal csip si nota però una modifica significativa rispetto alla bozza iniziale: sparisce ogni riferimento diretto all’intelligenza artificiale nelle prime righe dedicate alle tecnologie digitali. Il titolo passa da “scuola che integra l’ia con prudenza e senso critico” a “scuola che integra le tecnologie digitali con prudenza e senso critico”.

L’approccio si fa più generico: si parla di formare uno “spirito complesso” capace di valutare attentamente nuovi strumenti tecnologici orientandone l’utilizzo secondo principi etici ed educativi ben definiti ma senza entrare nello specifico dell’ia se non dopo molte righe.

Questa scelta sembra voler evitare enfatizzazioni troppo forti sul ruolo rivoluzionario dell’intelligenza artificiale lasciando agli insegnanti il compito principale di mediare tra tecnologia e apprendimento umano.

La richiesta del csip al ministro sull’intelligenza artificiale a scuola

Nel suo parere ufficiale il csip rivolge al ministro della pubblica istruzione alcune richieste precise sulla gestione futura dell’uso dell’intelligenza artificiale nelle scuole italiane. In particolare chiede una strategia organica che chiarisca come usare questa tecnologia al meglio senza perdere controllo pedagogico né ridurre gli insegnanti a semplici supervisori meccanici.

Si sottolinea infatti che perché le tecnologie possano esprimere tutto il loro potenziale devono essere inserite in contesti dove prevalgono dimensioni umane e sociali ben definite dall’intervento attivo dei docenti stessi .

In questo modo si evita sia un uso superficiale sia rischiosi automatismi didattici privi di mediazione critica o valori etici condivisi.

Intelligenza artificiale: supporto didattico o trasformazione radicale?

Una questione aperta riguarda proprio la natura del rapporto tra ia e scuola: va considerata solo come uno strumento aggiuntivo oppure rappresenta un’occasione per cambiare profondamente metodi ed esperienze educative?

La posizione europea è netta nel definire questo fenomeno non semplicemente come supporto ma piuttosto come spinta verso una trasformazione radicale della formazione . Lo stesso vale per iniziative italiane recentissime quali il piano scuola 4.0 finanziato negli ultimi anni con ingenti risorse destinate alle infrastrutture tecnologiche scolastiche.

Tuttavia restano dubbi su quanto queste risorse abbiano inciso davvero se mancasse un rinnovamento profondo dei modelli pedagogici legati all’impiego concreto dei nuovi device in classe.

Senza modifiche sostanziali nell’approccio educativo ogni investimento rischierebbe quindi di tradursi soltanto in dotazioni hardware inutilizzate pienamente o mal integrate nei processi d’insegnamento-apprendimento quotidiani.

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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