
Fabio Capello critica duramente la crisi della nazionale italiana, imputando la situazione a scarso impegno e motivazione dei giocatori, e propone Claudio Ranieri come possibile nuovo commissario tecnico per rilanciare la squadra. - Unita.tv
La nazionale italiana attraversa un periodo di difficoltà che coinvolge non solo il campo ma anche lo spirito dei calciatori. Fabio Capello, ospite a Radio anch’io lo sport su Rai Radio 1, ha espresso un giudizio severo sulla situazione attuale, indicando nel comportamento dei giocatori una delle cause principali della crisi. Dopo la recente decisione di sollevare Spalletti dall’incarico di commissario tecnico, al centro dell’attenzione c’è l’ipotesi che Claudio Ranieri prenda il suo posto, considerato da Capello la figura più adatta a ricostruire la squadra.
I problemi alla base del rendimento della nazionale italiana
Secondo Fabio Capello la squadra azzurra non ha mostrato un gioco coerente, soprattutto durante gli europei in Germania, definito da lui un’esperienza penosa che nemmeno campioni come Spalletti sono riusciti a gestire con efficacia. L’ex allenatore accusa i giocatori di non aver assimilato gli schemi tattici richiesti e di non aver giocato con l’impegno necessario. Queste carenze hanno portato a un rendimento poco convincente e ad una passività sul campo che Capello ha definito “bruttissima”.
In particolare, l’assenza di movimento, di collaborazione in campo e la mancanza di un supporto al compagno di squadra sono elementi che, a suo giudizio, riflettono un problema più profondo: l’amore insufficiente per la maglia azzurra e la scarsità di motivazione. Capello cita casi specifici come quello di Calafiori, che ha rifiutato la convocazione per motivi personali poco convincenti, e Acerbi, elementi che a suo avviso rappresentano un segnale preoccupante di disimpegno.
Ranieri come possibile successore di spalletti: esperienze e caratteristiche
La ricerca di un nuovo commissario tecnico, dopo l’allontanamento di Spalletti, ha subito puntato gli occhi su Claudio Ranieri. Capello ritiene che Ranieri, grazie alla sua esperienza e al rapporto consolidato con molti giocatori della nazionale, possa entrare nella mente della squadra e guidarla con autorevolezza. Ricorda soprattutto il suo lavoro alla Roma, dove Ranieri ha saputo risollevare una situazione difficile senza mezzi termini.
Capello sottolinea che il ruolo di ct richiede capacità diverse rispetto a quelle di un allenatore di club, perché bisogna selezionare i migliori calciatori e creare un gruppo unito. Ranieri, nel suo passato, ha dimostrato queste abilità, specialmente nella gestione di uomini con caratteri diversi. L’ex allenatore suggerisce inoltre di trovare nello spirito dell’Inter il modello di coesione che manca alla nazionale, chiedendo proprio ai nerazzurri di trasferire quella mentalità anche in azzurro.
Critiche alla gestione del calcio italiano e al sistema di selezione dei giocatori
Capello non risparmia dure critiche anche agli organi che regolano il calcio italiano. Ritiene che davanti alla crisi si debbano riconoscere le responsabilità, a partire dalla scarsa attenzione verso i giocatori italiani nei campionati nazionali. A suo avviso è un problema che il calcio italiano preferisca puntare sui giocatori stranieri invece di valorizzare i giovani italiani, limitando così la crescita di talenti autoctoni.
Richiama inoltre l’attenzione sui metodi di allenamento e sui sistemi di gioco utilizzati nelle scuole calcio e nelle strutture federali, lamentando l’assenza di spinta verso il dribbling e il gioco individuale. Questo, secondo lui, limita le capacità tecniche dei calciatori italiani, che non imparano più a superare avversari in campo. Capello cita Coverciano come luogo dove sarebbe necessario un ripensamento importante delle tecniche di insegnamento e di preparazione.
Un appello all’impegno e alla passione per la maglia azzurra
In chiusura Capello richiama i giocatori in azione nella sfida contro la Moldova a correre di più e mostrare più grinta. Lancia un monito affinché onorino la maglia azzurra e smettano di passare la palla indiscriminatamente al portiere, preferendo invece azioni più offensive e concrete, per esempio verso il centravanti. Ricorda le parole di Velasco, che ha osservato come un giovane come Yamal non sarebbe potuto arrivare in prima squadra in Italia alla sua età.
La rabbia di Capello emerge davanti ai casi di chi ha rifiutato di partecipare alla nazionale, giudicati come mancanti di responsabilità e di amore per la maglia. Per lui, questi giocatori possono essere esclusi senza compromettere la squadra. L’ex ct invita tutti a fare tesoro di questa esperienza negativa per ricostruire da zero, con una mentalità nuova e una maggiore dedizione alla nazionale italiana.