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la scarcerazione di rosaria mancuso riapre ferite a limbadi, il dolore di una madre a pochi passi da lei

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La recente decisione della Cassazione che ha annullato la condanna all’ergastolo per Rosaria Mancuso, accusata di essere mandante dell’omicidio di Matteo Vinci nel 2018, ha scosso profondamente il piccolo comune calabrese di Limbadi. La donna è tornata libera e abita a soli trenta metri dalla famiglia della vittima. Questa vicinanza alimenta paura e tensione in un paese già segnato dalla presenza della cosca Mancuso. Il caso riprende così nuova forza con l’avvio del nuovo processo d’appello disposto dai giudici.

La vicinanza insopportabile tra vittima e presunta mandante

Sara Scarpulla vive a pochi passi da Rosaria Mancuso, un dettaglio che rende ogni giorno difficile affrontare la realtà dopo la perdita del figlio Matteo Vinci. Trentasei passi separano le due abitazioni: una distanza breve ma carica di significati dolorosi. Sara racconta come ogni uscita dal cancello o passeggiata nell’orto si trasformi in un momento carico d’ansia perché sa che dall’altra parte ci sono loro, i membri della famiglia ritenuta responsabile dell’attentato mortale contro suo figlio.

Il conflitto nasce da una disputa su terreni agricoli tra le famiglie Mancuso e Vinci. I primi volevano impadronirsi delle terre dei secondi; questi ultimi si opposero con fermezza provocando minacce reciproche fino alla tragedia del 2018. Sara vive questa situazione come un incubo quotidiano: “Ogni giorno è paura”, dice con voce rotta dal dolore ma anche dalla rabbia verso chi continua ad esercitare pressione sulla sua vita.

I retroscena dell’attentato e il peso delle indagini

L’omicidio di Matteo Vinci avvenne tramite un’autobomba piazzata vicino alla sua abitazione nel comune di Limbadi, territorio noto per essere sotto l’influenza diretta della cosca Mancuso. Le indagini hanno ricostruito come dietro quell’esplosione ci fosse proprio Rosaria Mancuso, considerata figura chiave nella gestione degli affari criminali locali.

Il procedimento giudiziario ha visto diverse fasi: inizialmente era stata condannata all’ergastolo insieme ad altri imputati coinvolti nella vicenda mafiosa; successivamente però la Cassazione ha annullato quella sentenza per lei ordinando un nuovo appello senza più riconoscere l’aggravante mafiosa nei suoi confronti pur mantenendola per altri imputati legati al caso.

Questo sviluppo ha creato sconcerto tra chi segue il processo da vicino soprattutto perché conferma ancora una volta quanto sia complessa gestire giustizia in territori dove clan potenti mantengono controllo stretto sulle comunità circostanti.

Reazioni e paure nella comunità locale dopo la scarcerazione

La decisione dei giudici non solo riapre il dibattito sul ruolo effettivo svolto da Rosaria Mancuso nell’organizzazione criminale ma mette anche in luce le difficoltà vissute dalle famiglie colpite direttamente dagli atti violenti legati alla ‘ndrangheta.

Sara Scarpulla racconta anni segnati da minacce continue rivolte non solo a lei ma anche ai suoi familiari o lavoratori impegnati nei campi contesi dalle due fazioni rivali. Un episodio recente riguarda suo marito citato in giudizio per invasione di terreno nonostante abbia gravi problemi motori che ne limitano gli spostamenti; inoltre diversi braccianti sono stati costretti ad abbandonare quei terreni dopo intimidazioni ricevute dai membri del clan locale.

Nonostante tutto questo Sara mantiene fermezza nel chiedere verità piena: sottolinea come sia assurdo che venga ridotta la pena proprio alla donna indicata come “matriarca” del gruppo criminale mentre rimane confermato l’ergastolo per altre persone meno centrali nelle dinamiche investigative emerse finora.

Rosaria continua infatti a mostrare segni evidenti della sua influenza sul territorio tanto che viene chiamata con soprannomi leggendari tipici delle figure dominanti nelle organizzazioni mafiose calabresi .

Il clima intorno alle case distanti poche decine di metri resta teso mentre tutta Limbadi osserva con attenzione lo sviluppo del nuovo processo d’appello chiamato ora a chiarire definitivamente responsabilità gravissime emerse negli anni passati intorno all’autobomba mortale contro Matteo Vinci.

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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