Home la scalata di tom cruise al burj khalifa in mission: impossible vista dalla ex direttrice tecnologica della cia

la scalata di tom cruise al burj khalifa in mission: impossible vista dalla ex direttrice tecnologica della cia

Dawn Meyerriecks, ex direttrice della CIA, analizza la plausibilità della scalata al Burj Khalifa in “Mission: Impossible – Protocollo Fantasma”, evidenziando le criticità logistiche e strategiche dell’azione.

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L'articolo analizza la celebre scena della scalata al Burj Khalifa in *Mission: Impossible – Protocollo Fantasma*, evidenziando le critiche di Dawn Meyerriecks, ex direttrice tecnologica della CIA, sulla sua scarsa plausibilità operativa, pur riconoscendone il valore spettacolare. - Unita.tv

La scena della scalata al burj khalifa nel quarto film di mission: impossible ha segnato un momento indimenticabile del cinema d’azione. Tom cruise ha sfidato le altezze di dubai regalando agli spettatori un’immagine spettacolare. Dietro le quinte, però, la plausibilità di quella sequenza è stata messa sotto la lente da chi conosce bene le operazioni di intelligence. Dawn Meyerriecks, ex direttrice del dipartimento scienza e tecnologia della cia, ha smontato con attenzione ogni dettaglio, spiegando perché quel tipo di missione sarebbe improbabile nel mondo reale.

Il contesto della scalata nel film mission: impossible – protocollo fantasma

Nel 2011 mission: impossible – protocollo fantasma ha portato il pubblico sulle vette del grattacielo più alto al mondo. Tom cruise, nel ruolo di ethan hunt, esegue una scalata in esterni che avrebbe richiesto una precisione estrema e un’assenza totale di errori. La scena si distingue per il mix tra tensione e azione, con una fotografia che enfatizza il pericolo e le altezze vertiginose. Il burj khalifa a dubai non è solo sfondo, ma protagonista di quell’inseguimento ad alta quota. Per gli amanti dell’adrenalina e del cinema d’azione, è stato un momento epico.

Tuttavia la sequenza ha richiamato anche esperti in operazioni segrete, proprio per il livello di irrealismo che sembra presentare. La complessità di un’azione simile sotto il sole diurno, con l’utilizzo di dispositivi tecnologici avanzati, rappresenta una serie di rischi e variabili fuori dal comune per chi lavora realmente nel campo dello spionaggio.

Le osservazioni di dawn meyerriecks sulla plausibilità operativa

Dawn Meyerriecks, ex responsabile della tecnologia alla cia, ha rivisto quella scena ponendo l’attenzione sulle criticità che emergerebbero in situazioni reali. Secondo lei, un’operazione di quel tipo sarebbe stata pianificata in modo molto diverso. In primo luogo, avrebbe senso controllare la presenza di personale addetto alla pulizia delle finestre, o qualsiasi altra attività che possa giustificare la presenza fuori dal normale sulle pareti esterne dell’edificio.

Un’azione condotta in pieno giorno e con apparecchiature high-tech espone tutte le componenti a osservazioni indesiderate. Chiedersi cosa accadrebbe se qualcuno si affacciasse dalla finestra è un punto chiave che Meyerriecks mette in evidenza ironicamente. In scenari simili, essa spiega, le missioni puntano a ridurre al minimo ogni elemento sospetto, preferendo soluzioni meno appariscenti come l’ingresso attraverso spazi meno visibili o l’utilizzo di coperture più semplici, come mascheramenti comuni.

Quanto alla tecnologia utilizzata dal protagonista, la direttrice ricorda che spesso l’affidabilità di questi strumenti non può essere garantita, ed è per questo che si pianificano piani alternativi. Il piano b che ethan hunt mette in campo quando i guanti adesivi falliscono rappresenta, agli occhi della ex agente, un aspetto realistico del racconto. Il principio k.i.s.s. rimane fondamentale nelle attività sul campo: meno complessità significa meno possibilità di errori.

Uno sguardo tra spettacolo e realtà

Pur chiarendo che la scena della scalata costituisce un “grande spettacolo”, Meyerriecks non nasconde le imperfezioni logistiche e strategiche che un’azione del genere presenterebbe se fosse reale. La valutazione finale che assegna è un modesto 4 su 10, perché considera buono l’avvio ma poco credibile lo svolgimento finale.

Nonostante tutto però, la scelta di inserire un imprevisto e un piano alternativo rende la scena più vicina a quello che effettivamente potrebbe succedere nel campo operativo. La tensione drammatica, unita a qualche elemento tratto dalla realtà vera, tiene vive l’attenzione e la suspense del pubblico.

Il successo di quel momento resta legato più alla capacità di coinvolgere gli spettatori che a un’adesione stretta ai protocolli reali. Mission: impossible conferma così il suo ruolo di film d’intrattenimento, lasciando aperta la porta all’immaginazione e a scene che restano impresse nella memoria collettiva.