La scomparsa di emanuela orlandi resta uno dei misteri più intricati legati al vaticano. A distanza di più di quattro decenni, una sua compagna di scuola ha deciso di parlare in televisione, portando alla luce dettagli mai pubblici su un incontro inquietante tra la ragazza e un prelato. Questo nuovo racconto apre spazi di riflessione su figure già sospettate in passato, offrendo elementi che potrebbero riaccendere il dibattito sul caso.
Una testimone diretta racconta l’incontro con un prelato
L’amica di emanuela orlandi ha scelto una trasmissione su Rai 3 per svelare i ricordi nascosti dal 1983, anno della sparizione della ragazza di 15 anni. La testimonianza si concentra su un episodio avvenuto nei giardini vaticani, dove entrambe passeggiavano e pattinavano spesso. Secondo il suo racconto, un prelato si sarebbe avvicinato a emanuela con apprezzamenti di natura ambigua, arrivando perfino ad abbracciarla.
Il ricordo appare inciso nella mente della testimone soprattutto perché quel gesto, apparentemente inoffensivo, oggi pesa di nuove ombre. Durante la trasmissione, davanti a una foto, la donna si è soffermata indicando un volto e affermando: “potrebbe essere lui”. Questa frase, semplice ma significativa, riporta l’attenzione su un nome che torna spesso nell’ambito di questo caso.
Il ruolo di monsignor Paul Marcinkus nel caso Orlandi
Il volto indicato dalla testimone è quello di monsignor Paul Marcinkus, figura nota per il suo coinvolgimento nelle controversie della finanza vaticana e centrale in numerosi sospetti intorno alla vicenda Orlandi. La sua presenza nel dibattito non è nuova, ma la testimonianza dell’amica di scuola enfatizza il suo ruolo.
Le accuse a Marcinkus si basano anche sulle parole di Sabrina Minardi, ex compagna di Enrico De Pedis, esponente della Banda della Magliana. Minardi ha descritto Marcinkus come un uomo ossessionato da “soldi e ragazzine”, e ha affermato che la banda romana gli procurasse entrambe le cose. Secondo la sua versione, emanuela sarebbe stata portata in una villa a Torvajanica, dove il prelato, arrivato con un’auto al vaticano, si sarebbe chiuso con lei in una stanza per un tempo prolungato.
Testimonianze aggiuntive sulle abitudini di Marcinkus
Oltre alla compagna di scuola e a Minardi, altre figure legate al caso hanno contribuito a delineare il profilo di Marcinkus. Antonio Vignera, coetaneo di emanuela e frequentante la stessa scuola di musica, ha parlato delle abitudini del prelato nei Musei Vaticani, dove ha lavorato da adulto. Ha raccontato di come Marcinkus si ubriacasse spesso, tenesse whiskey in casa e mostrasse comportamenti inquietanti.
La voce di Giuseppe De Tomasi, collegato alla Banda della Magliana, rafforza questa interpretazione definendo Marcinkus “un pedofilo”. Queste illazioni complicano ulteriormente il mosaico di sospetti che circondano il prelato, inserendolo in un contesto di violenze e abusi che tante volte è emerso ma mai ha trovato conferme definitive.
Nuovo tassello a 42 anni dalla sparizione
L’intervento dell’amica di emanuela, a 42 anni dalla sparizione, rappresenta un nuovo tassello in questa vicenda ancora aperta. Il nome di monsignor Paul Marcinkus torna a essere centrale nelle ricostruzioni, mentre le testimonianze inedite portano a riaprire discussioni e ipotesi accantonate in passato. Il mistero attorno a quella giovanissima vita stroncata resta avvolto nel silenzio e nelle incredibili zone d’ombra di un’epoca difficile da dimenticare.