Il dibattito sulla riforma della legge elettorale in Italia nel 2025 rimane incerto e ricco di tensioni. Le principali forze politiche non hanno ancora chiarito la loro posizione sul modello da adottare, mentre emergono voci e retroscena che alimentano il confronto. Questo articolo passa in rassegna lo stato attuale delle trattative, le posizioni dei partiti e le prime reazioni dopo le notizie dei contatti non ufficiali tra alcune figure chiave della politica italiana.
Il nodo della governabilità e il modello tatarellum
La legge elettorale è un tema caldo nel panorama politico italiano. Da una parte, c’è la necessità di garantire stabilità e governabilità, cioè di avere governi capaci di durare e decidere senza impasse continue. Dall’altra, c’è la tensione tra modelli più proporzionali e modelli maggioritari, con al centro il famoso sistema tatarellum.
Il tatarellum è una legge elettorale ideata per le elezioni regionali, che unisce un sistema proporzionale con bonus di maggioranza. Questo mix ha il suo fascino perché favorisce coalizioni stabili. La notizia – diffusa dal Corriere Della Sera – di contatti “segreti” tra Giorgia Meloni e Elly Schlein su una riforma simile ha acceso gli animi e ha fatto saltare più di un alleato. Le smentite ufficiali dal Pd non sono bastate a sedare le polemiche.
Fratelli D’Italia insiste su un punto fermo: serve una legge che premi le coalizioni, in modo da evitare governi fragili e confusi. Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fdi, spiega che la riforma deve puntare decisamente a rafforzare i legami tra i partiti alleati, per favorire l’azione politica senza continui ostacoli.
Le divisioni nel centrodestra e la mancanza di una strategia comune
Nel centrodestra la situazione è abbastanza confusa. Secondo un insider del dossier, non solo non ci sono state riunioni ufficiali sulla riforma elettorale, ma nessuna è stata neanche programmata. La situazione è “all’anno zero” e i partiti sembrano muoversi ancora in modo scollegato.
Matteo Salvini, leader della Lega, non sembra particolarmente interessato al tema. Negli ultimi mesi ha più volte ripetuto che la legge elettorale “non è la mia passione”, quindi il partito non spinge per modifiche immediate. Al contrario, Antonio Tajani di Forza Italia si è esposto a favore del proporzionale, richiamando modelli come quelli per le elezioni di sindaci e presidenti di Regione.
Questa differenza tra i leader del centrodestra rende difficile ipotizzare un’intesa rapida. La mancanza di un framework condiviso spinge a rinviare ogni decisione importante, lasciando la legge elettorale in una sorta di limbo politico.
Tensioni e posizioni divise nel centrosinistra e nelle forze progressiste
Il Partito democratico affronta il tema senza una linea precisa. Il senatore Dario Parrini, esperto di materia elettorale, ha duramente criticato alcune proposte avanzate, per esempio quelle di Tajani, che miscelano elementi proporzionali e maggioritari in modo, secondo lui, poco chiaro.
Parrini sottolinea il bisogno di superare le liste bloccate e di reintrodurre le preferenze, in modo da restituire potere reale agli elettori. Nel Pd ci sono membri che ammettono che finora non si è svolto alcun confronto serio sul punto. In questo quadro, bisognerà fare i conti anche con le posizioni alternative di M5s e Alleanza Verdi Sinistra .
Il M5s, tramite i suoi esponenti più vicini a Giuseppe Conte, conferma la richiesta di una legge più proporzionale e con una soglia di sbarramento calibrata per evitare frammentazioni eccessive. Avs, invece, chiede chiarezza pubblica a Giorgia Meloni, perché secondo Angelo Bonelli serve una proposta che garantisca pluralismo senza trasformare il sistema in una forma di presidenzialismo.
I segnali dalla società civile : lavoro e regole democratiche in primo piano
Sulla spinta politica si aggiungono commenti della società civile. Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha rilanciato l’urgenza di rivedere non solo la legge elettorale, ma anche le regole per i referendum, sottolineando come serva più partecipazione e trasparenza nelle scelte democratiche.
Anche Osvaldo Napoli, di Azione, è entrato nel dibattito esprimendo apprezzamento per la smentita del Pd riguardo i contatti Meloni-Schlein, criticando l’idea che la riforma possa essere decisa da pochi leader. Napoli insiste sul fatto che le regole vanno discusse con tutte le forze presenti nel Parlamento senza imposizioni.
L’attenzione ai meccanismi elettorali, vista da questo punto di vista, si lega strettamente alla richiesta di una democrazia più aperta e partecipata, lontana da giochi di potere tra pochi eletti. La legge elettorale dunque diventa più di una semplice norma tecnica: è un tassello fondamentale per la rappresentanza.