La crisi esplosa dopo l’attacco di Israele All’Iran sta muovendo molta attenzione a livello internazionale. Il governo italiano con la rete diplomatica e i servizi di intelligence, insieme ai partner europei e di medio oriente, cerca di mantenere aperto il canale di dialogo, anche se la situazione resta molto tesa. Nel 2025 questa nuova fase di conflitto ha spostato l’attenzione anche sul summit del G7 a Kananaskis, in Canada, dove i leader dovranno confrontarsi su come fermare l’escalation militare e provare a ricostruire uno spazio per la trattativa. Intanto la posizione italiana è chiara: no a un allargamento del conflitto, sì al diritto di Israele a difendersi, ma con una chiamata condivisa a fermare i raid e tenere aperto il confronto.
Il punto sulla strategia italiana : dialogo e monitoraggio costante in una crisi complessa
Dal Palazzo Chigi si lavora per evitare che le tensioni blocchino definitivamente il confronto diplomatico. Già dopo l’attacco di Israele All’Iran, l’esecutivo italiano si è mosso rapidamente in sinergia con la rete diplomatica e i servizi di intelligence. L’obiettivo è tenere aperto il canale di dialogo anche in una fase di alta tensione, in modo da poter riavviare la trattativa appena si fermeranno i combattimenti veri e propri. Il governo si confronta con partner europei, occidentali ma anche, non a caso, con altri di medio oriente e del golfo persico, con gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania in prima fila.
Il sottosegretario al governo, Alfredo Mantovano, resta in stretto contatto con la premier e con i ministri più coinvolti. È stato messo in piedi un coordinamento permanente per monitorare continuamente la situazione. La gestione non si concentra solo sugli sviluppi militari, ma anche sui rischi concreti per gli italiani in Iran, anche se al momento non è stata prevista alcuna evacuazione. Questo lavoro di sorveglianza costante evita sorprese e permette, nel tempo, di reagire con più tempo e informazione a variazioni del quadro geopolitico.
il G7 in Canada diventa il nodo del confronto internazionale sulla crisi del medio oriente
Giorgia meloni ha preso il volo per il Canada, dove si svolge il vertice del G7 a Kananaskis, nella Provincia Di Alberta. Il summit doveva affrontare soprattutto la crisi in Ucraina e le questioni commerciali tra Usa e Ue, ma con l’escalation mediorientale la situazione si è imposta prepotentemente all’ordine del giorno. Meloni dovrebbe incontrare mark carney, il primo ministro canadese, mentre restano da confermare colloqui con altri leader come Donald Trump e i rappresentanti europei, dopo i recenti contatti telefonici.
Il nuovo conflitto sarà il tema dominante nei dibattiti ufficiali e in quelli più riservati al margine del vertice. La posizione italiana sarà ribadita chiaramente: un appello a una riduzione della tensione e la richiesta di fermare rapidamente le azioni militari. La scelta di far passare questa posizione attraverso il discorso del vicepremier e ministro degli esteri antonio tajani in parlamento mostra l’importanza attribuita alla coerenza tra istituzioni e governo. Tajani ha espresso a voce alta una linea precisa che riprende in larga parte l’orientamento europeo.
L’attenzione di Roma Resta alta anche sulla denuncia italiana riguardo alla minaccia nucleare e il diritto di difesa di Israele
Antonio tajani ha chiarito in parlamento che secondo le informazioni raccolte dall’intelligence Israeliana, l’Iran ha superato quella che viene definita la “linea rossa”. Si parla di un possibile possesso di 10 bombe atomiche entro sei mesi, accompagnate da oltre 2.000 missili in grado di colpire Israele e altri paesi della regione. Questa situazione mette in evidenza una minaccia nucleare che richiede zero ambiguità. Il ministro ha sottolineato con forza il diritto di Israele a garantire la propria sopravvivenza, ribadendo la posizione italiana.
Il messaggio portato a Roma è “basta escalation militare”. Lo stesso Tajani ha incontrato i colleghi di Israele e Iran Chiedendo a Israele di fermare gli attacchi, mentre a Teheran è stato chiesto di limitare le reazioni. È un equilibrio delicatissimo. Questa denuncia sulla corsa nucleare arriva in un momento in cui si cercano segnali di prudenza in mezzo a una tensione esplosiva. Nei fatti, il rischio è che se il conflitto si allarghi, la regione possa andare incontro a scenari ancora più drammatici.
Sorveglianza costante sugli italiani in Iran e il ruolo discreto degli stati arabi
La situazione è seguita anche da vicino per quanto riguarda gli italiani che si trovano in Iran. In questo momento non si parla di evacuazione, ma il governo tiene d’occhio le sorti di chi risiede o lavora a Teheran, perché gli sviluppi della crisi possono cambiare rapidamente. Tra le molte telefonate e briefing di intelligence, si valutano i rischi di un aggravamento o espansione del conflitto, con particolare attenzione a se Israele stia puntando a un cambiamento del regime Iraniano.
Dal punto di vista diplomatico, molti paesi arabi hanno mostrato un atteggiamento abbastanza freddo rispetto All’Iran, segno che la riorganizzazione degli equilibri mediorientali è in corso. La Giordania e gli Emirati Arabi Uniti, coinvolti nelle consultazioni, spingono per evitare una guerra più ampia. Lo sguardo Romano è rivolto a non recidere il filo del dialogo, un elemento chiave per evitare di precipitare in uno scontro generalizzato troppo pericoloso.
Roma : un mediatore possibile in un clima di alta tensione
In mezzo a tanta incertezza, Roma Sottolinea il suo ruolo di mediatore possibile. Non solo attraverso la pressione diplomatica, ma anche mettendo a disposizione la propria capitale come sede per i negoziati sul nucleare con gli Usa e l’Iran, che potrebbero tornare a riunirsi secondo l’agenda italiana. Lo scenario però è diventato più complicato dopo le ultime azioni militari e la tensione crescente, il percorso di pace si fa più tortuoso.
Il governo tiene aperto questo canale come una scommessa da non abbandonare, mostrando una capacità di mantenere rapporti con tutti gli attori chiave nonostante la difficoltà del momento. È un lavoro che passa anche per la sensibilità di mostrare prudenza e per la speranza, da molte parti condivisa, di riportare la regione lungo una strada meno instabile e pericolosa.
Le prossime settimane in medio oriente saranno fondamentali per capire se si potrà davvero arrestare l’escalation bellica senza perdere le occasioni di dialogo, con il G7 a fare da teatro di confronto e un’Italia che prova a restare al centro della scena diplomatica.