Il papa ha rivolto un messaggio profondo ai seminaristi durante il loro Giubileo, sottolineando l’importanza di accogliere tutte le emozioni umane, comprese quelle difficili come tristezza e paura. Ha esortato i futuri sacerdoti a non nascondere le proprie fragilità ma a trasformarle in esperienze di crescita spirituale, radicate nella relazione con Dio. Nel contesto attuale segnato da ingratitudine e ricerca del potere, ha ricordato la necessità di testimoniare valori opposti: gratitudine, gratuità e misericordia.
Accogliere la tristezza e la paura nella vita spirituale
Il papa ha evidenziato che guardare a Gesù significa imparare anche a dare nome alle emozioni negative che spesso si tende ad evitare o reprimere. “Tristezza, angoscia, paura e indignazione non devono essere nascosti o considerati segni di debolezza.” Al contrario sono parte integrante dell’esperienza umana che può essere portata davanti a Dio per trovare senso e consolazione. Questa apertura permette una relazione più autentica con il divino ed evita una fede superficiale o idealizzata.
La grazia pasquale nelle difficoltà personali
In particolare il pontefice ha spiegato che crisi personali o limiti non rappresentano ostacoli alla vita religiosa ma opportunità preziose per sperimentare la grazia pasquale. Attraverso queste prove si può comprendere meglio il mistero della resurrezione e rinascita interiore che caratterizza la fede cristiana. Questo approccio invita i seminaristi ad affrontare con coraggio le proprie difficoltà senza vergogna né rassegnazione.
Testimoniare gratitudine e gratuità in un mondo segnato dalla logica dello scarto
Il discorso del papa è proseguito richiamando l’attenzione sulla realtà sociale contemporanea definita da ingratitudine diffusa e dalla sete insaziabile di potere personale. In questo contesto spesso prevale una mentalità utilitaristica dove chi non produce profitto viene escluso o emarginato: quella che lui stesso ha chiamato “logica dello scarto”. Ai giovani sacerdoti è stato chiesto uno sforzo consapevole per opporsi a questa deriva attraverso gesti concreti di accoglienza verso tutti.
Gratuità come segno distintivo della missione sacerdotale
La gratitudine verso Dio deve tradursi in gratuità nei confronti degli altri: servire senza aspettarsi nulla in cambio diventa così un segno distintivo della missione sacerdotale oggi. Il pontefice li ha invitati ad incarnare lo stile del cuore misericordioso di Cristo fatto di tenerezza ed esultanza interiore capace di illuminare anche situazioni dure o complesse.
Vivere con passione la vocazione sacerdotale guardando al futuro
Nel suo intervento finale il papa si è rivolto direttamente ai seminaristi spronandoli ad evitare atteggiamenti passivi nel cammino religioso scelto. Ha raccomandato loro “di non giocare mai al ribasso” cioè rinunciare alle ambizioni autentiche della propria vocazione per adattarsi invece alla mediocrità oppure accontentarsi delle cose facili.
Ha incoraggiato invece una partecipazione attiva alla vita ecclesiale fatta d’impegno quotidiano ma anche capacità profetica nel leggere i tempi presenti guardando avanti con speranza motivata da fede viva. La chiamata al sacerdozio comporta responsabilità grandi ma anche possibilità concrete per incidere positivamente nelle comunità cristiane attraverso servizio generoso, vicinanza agli ultimi, dedizione totale.
Questa visione spinge ogni seminarista a coltivare entusiasmo vero verso ciò che sarà sacerdote significa oggi: testimone credibile capace d’amore concreto dentro sfide sociali complesse.