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nuovi sviluppi nell’indagine su chiara poggi: la traccia 10 torna sotto i riflettori dopo 17 anni

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La vicenda che ruota attorno all’omicidio di chiara poggi, avvenuto a garlasco nel 2007, si arricchisce di novità che riaccendono l’attenzione sulla scena del crimine. Dopo quasi diciassette anni dall’evento, emerge un elemento finora trascurato: un’impronta lasciata sullo stipite del portone d’ingresso dell’abitazione della vittima, conosciuta come “traccia 10”. Questo dettaglio fisico potrebbe avere un peso decisivo per capire meglio le dinamiche dell’aggressione e il percorso seguito dall’assassino. La procura di pavia ha deciso di concentrarsi nuovamente su questa prova, che fino a oggi non ha ricevuto l’attenzione necessaria.

Il ruolo centrale della traccia 10 nella scena del crimine

La cosiddetta “traccia 10” è una macchia lasciata presumibilmente da una mano sporca sullo stipite della porta d’ingresso dove è stato commesso il delitto. Questa impronta rappresenta un punto cruciale perché indica probabilmente la via di uscita dell’assassino dalla casa di chiara poggi. Per molti anni questo reperto non aveva suscitato particolare interesse nelle indagini ufficiali e nei processi successivi.

Il rilievo forense effettuato recentemente ha riportato alla luce questa prova con maggiore attenzione. Durante le analisi condotte nell’ambito dell’incidente probatorio sono stati eseguiti test specifici per rilevare eventuale presenza di sangue umano sull’impronta. Questi accertamenti mirano a verificare se l’autore del gesto violento abbia lasciato tracce biologiche in quella posizione precisa.

L’importanza della traccia va oltre il semplice dato materiale; essa può fornire indicazioni sulle modalità con cui si è svolto l’agguato mortale e sulla possibile presenza o meno dello stesso al momento in cui chiara veniva colpita mortalmente. Riscoprire questo dettaglio significa aprire scenari investigativi diversi da quelli considerati fino ad ora dalle autorità giudiziarie.

Risultati negativi nei test rapidi sulla traccia 10

Le prime analisi rapide realizzate dai periti nominati dal gip denise albani e dal consulente domenico marchigiani hanno escluso la presenza immediata di sangue sull’impronta identificata come “traccia 10”. Il metodo adottato consisteva nell’esaminare il residuo contenuto nel foglio d’acetato che sigillava quel frammento con strumenti in grado di individuare sostanze ematiche anche minime.

Nonostante le aspettative iniziali degli investigatori, i risultati hanno dato esito negativo: nessun segno riconducibile al sangue umano è stato trovato sulla superficie analizzata. Questo fatto complica ulteriormente la lettura delle prove raccolte ma allo stesso tempo motiva nuove richieste da parte dei legali coinvolti nel caso.

L’esclusione immediata della presenza ematica non significa però che ogni possibilità sia stata scartata definitivamente; infatti alcuni esperti ritengono utile approfondire gli accertamenti applicando tecnologie più avanzate rispetto ai test preliminari effettuati fino ad ora.

La richiesta della difesa per esami più sensibili sulla traccia dieci

Al centro delle nuove strategie difensive c’è la volontà degli avvocati di alberto stasi – unico condannato per l’omicidio – che chiedono una revisione accurata delle prove relative alla “traccia dieci”. Il consulente biologo ugo ricci propone l’impiego del test obti , capace secondo gli esperti di rilevare quantità infinitesimali di sangue umano invisibili ai metodi tradizionali usati finora.

Questa tecnica permette inoltre confronti incrociati con altri sistemi scientifici volti a isolare frammenti microscopici o residui genetici potenzialmente utili a definire meglio eventuale collegamento tra impronte digitali e dna ematico presente nella scena criminale.

Un aspetto importante sottolineato dalla difesa riguarda anche la conservazione dei tamponi prelevati durante le indagini precedenti; mantenere intatti questi materiali consentirà eventualmente future controanalisi qualora emergessero nuove tecnologie o elementi da verificare nuovamente senza rischiare contaminazioni o deterioramenti dei campioni originali.

Prossimi passi processuali e verifiche scientifiche

L’attesa si concentra ora sull’udienza fissata per il prossimo quattro luglio presso il tribunale competente dove saranno discussi i dettagli riguardanti queste richieste avanzate dai consulenti tecnici e dagli avvocati della difesa stasi. In quell’occasione verrà valutata fattibilità ed utilità degli ulteriori accertamenti proposti sui reperti relativi alla “traccia dieci”.

Oltre alle analisi dirette sull’impronta incriminata, la difesa ha sollecitato accesso completo ai dati prodotti durante tutte le attività genetiche svolte sinora sugli elementi raccolti negli anni passati: quantificazioni precise, tipizzazioni dna, mappature dettagliate. Questi documenti serviranno ad avere quadro esaustivo sul lavoro scientifico già fatto e individuare possibili lacune o aspetti trascurati precedentemente.

Il confronto tra consulenti forensi sarà fondamentale nel determinare se procedere concretamente con queste nuove procedure oppure confermare quanto già acquisito nelle fasi investigative precedenti. L’evoluzione tecnica nei metodi d’indagine potrebbe cambiare lo scenario processuale legando direttamente ogni elemento probatorio all’identificazione certa degli autori materiali dell’aggressione mortale subita da chiara poggi quel fatidico agosto del duemila sette.

Ultimo aggiornamento il 24 Giugno 2025 da Serena Fontana

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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