L’India e l’Europa: Un accordo commerciale controverso che rischia di cambiare il mercato automobilistico

L’Unione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, preme su Nuova Delhi per ridurre i dazi sulle auto europee, mentre l’India resiste per proteggere la sua industria automobilistica vulnerabile.
L'India e l'Europa: Un accordo commerciale controverso che rischia di cambiare il mercato automobilistico L'India e l'Europa: Un accordo commerciale controverso che rischia di cambiare il mercato automobilistico
L'India e l'Europa: Un accordo commerciale controverso che rischia di cambiare il mercato automobilistico - unita.tv

L’Europa, erede di un passato coloniale che fatica a lasciare il segno, sta cercando di forzare l’India a stipulare un accordo commerciale che ricorda le dinamiche oppressive del colonialismo economico. Bruxelles non si limita a chiedere, ma pretende che Nuova Delhi elimini i dazi del 100% sulle automobili europee, una misura cruciale per la protezione dell’industria automobilistica indiana, ancora incapace di competere con i colossi tedeschi e francesi.

La posizione dell’Unione Europea e le richieste a Nuova Delhi

La Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha espresso chiaramente la sua intenzione di azzerare i dazi sulle industries automobilistiche statunitensi ed europee. Questo approccio ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari indiani, che vedono in queste richieste una minaccia diretta alla loro economia. La pressione esercitata dall’Europa si traduce in un tentativo di smantellare le barriere tariffarie che proteggono il mercato indiano, mettendo a rischio la stabilità di un settore già vulnerabile.

Contro ogni previsione, il governo di Narendra Modi sembra disposto a cedere, con fonti vicine ai negoziati che affermano che Nuova Delhi potrebbe ridurre le tariffe al 10%. Questa mossa ha generato apprensione tra i produttori automobilistici indiani, che temono di dover affrontare concorrenti come Volkswagen e BMW senza alcuna protezione. Tuttavia, l’India ha deciso di mantenere i dazi sui veicoli elettrici, un settore in cui aziende come Tata e Mahindra hanno investito ingenti somme, fino al 2027.

La resistenza indiana e le ferite del passato coloniale

La resistenza dell’India a cedere completamente alle richieste europee rappresenta una difesa della sua industria, che porta ancora i segni delle ferite inflitte dal colonialismo britannico. Un negoziatore indiano ha commentato con ironia che se l’Unione Europea desidera un accordo migliore, l’India è pronta a fornirlo. Nel frattempo, in Germania, si festeggia l’idea di invadere il mercato indiano con SUV di lusso a prezzi competitivi, nel caso in cui l’accordo venga finalizzato.

Mentre Tesla si prepara a esportare i suoi Model Y prodotti in Germania verso l’India, il rischio è che questo accordo commerciale trasformi il subcontinente in una discarica per automobili europee obsolete. Un manager di Tata Motors ha sollevato interrogativi sul perché BMW stia spingendo così tanto per entrare nel mercato indiano, sottolineando che le auto a benzina che vogliono vendere in India sono già fuori legge in Europa.

Le implicazioni geopolitiche dell’accordo commerciale

Con un mercato automobilistico indiano che conta circa 4 milioni di veicoli all’anno, ma con un’industria locale ancora fragile, l’India rappresenta l’ultima opportunità per le case automobilistiche europee, che si trovano ad affrontare una crisi della domanda nei mercati occidentali e la transizione verso l’elettrico. Tuttavia, a Nuova Delhi si è compreso che aprire parzialmente il mercato potrebbe essere una strategia migliore rispetto a una guerra commerciale con l’Unione Europea e gli Stati Uniti, specialmente considerando le minacce di Trump di imporre dazi del 50% sull’acciaio indiano.

Un funzionario del governo indiano ha dichiarato che questa situazione rappresenta una pura leva geopolitica, rivelando una verità che molti conoscono ma pochi osano ammettere: l’India non è più la nazione non allineata di Nehru, ma un Paese costretto a piegarsi alle logiche dei blocchi economici. Questo accordo non riguarda solo i dazi, ma rappresenta uno scontro tra visioni globali, con il rischio che l’India possa uscirne danneggiata.