Visita ufficiale del presidente mattarella a papa leone XIV e le sue parole ai nuovi sacerdoti di roma
Il presidente Sergio Mattarella incontrerà papa Leone XIV il 6 giugno per discutere il ruolo dei sacerdoti e la missione della Chiesa, sottolineando l’importanza del servizio al popolo di Dio.

Il presidente Sergio Mattarella incontrerà papa Leone XIV il 6 giugno, in un momento di riflessione sulla missione umile e di servizio dei sacerdoti, richiamati a evitare autoritarismo e privilegi, nel segno del dialogo tra istituzioni civili e religiose. - Unita.tv
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in visita ufficiale da papa Leone XIV venerdì 6 giugno alle 9.15. Questo incontro si inserisce in un momento importante per la Chiesa di Roma, dove il papa ha recentemente rivolto un discorso agli undici nuovi sacerdoti ordinati in San Pietro. Nel suo messaggio, Leone XIV ha sottolineato il ruolo dei sacerdoti come custodi della fede, invitandoli a evitare ogni forma di autoritarismo e a mettersi al servizio del popolo di Dio, senza cercare privilegi o potere. Andiamo a vedere più nel dettaglio i passaggi chiave delle sue parole e il significato della visita presidenziale.
La visita di mattarella a papa leone XIV: un dialogo tra istituzioni civili e religiose
L’appuntamento tra il presidente Sergio Mattarella e papa Leone XIV si terrà nella mattinata di venerdì 6 giugno, alle 9.15. Questa visita ufficiale mantiene vive le relazioni tra il Quirinale e il Vaticano, due centri di potere e influenza storicamente legati. Non a caso, nel corso degli anni, i presidenti italiani hanno spesso incontrato il pontefice per confrontarsi su questioni di rilevanza sociale, culturale e internazionale. Il dialogo tra queste istituzioni si basa anche su un rispetto reciproco dei ruoli, in un equilibrio che connota la Repubblica italiana e la sua relazione con la Santa Sede.
La scelta di questo incontro a inizio giugno non è casuale: coincide con il periodo della celebrazione dell’Ascensione, evento centrale del calendario liturgico che ha un significato profondo nella fede cristiana. Non è raro che i pontefici usino queste occasioni per rilanciare messaggi forti ai sacerdoti e alla comunità, così come è avvenuto con il recente discorso di Leone XIV. La visita di Mattarella porterà probabilmente anche riflessioni su temi che riguardano la società italiana e il ruolo della religione nella vita pubblica.
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Leone XIV e la chiamata ai nuovi sacerdoti: non padroni ma custodi della fede
Durante l’ordinazione degli undici nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, papa Leone XIV ha guidato il discorso richiamandoli a un ruolo di servizio e umiltà. Li ha esortati a non sentirsi “padroni” della comunità, ma “custodi” attenti, consapevoli che la vera missione appartiene a Gesù Cristo, il quale “è risorto e ci precede”. Questa metafora vuole sottolineare che il sacerdote non può mai sostituirsi alla presenza viva di Gesù, ma deve fare spazio a lui nelle azioni e nelle relazioni con i fedeli.
Il papa ha richiamato l’importanza della celebrazione dell’Ascensione come momento di educazione alla presenza invisibile di Cristo. “Egli si fida di noi, ci fa spazio,” ha detto, aggiungendo che persino i vescovi devono imparare a coinvolgere i nuovi ordinandi nella missione senza soffocarli. L’invito principale è quello di aprire il cuore e il ministero al popolo di Dio e a ogni creatura, perché il Risorto è vicino a tutti e ama sorprendere con la sua presenza anche dove meno ce lo si aspetta.
Le parole di Leone XIV hanno ribadito un concetto chiave: il popolo di Dio non può essere limitato a confini visibili o numeri ufficiali. Essa è una realtà più ampia, che sfugge a ogni tentativo di definizione rigida. In questo modo il pontefice ha incoraggiato i nuovi sacerdoti a coltivare un rapporto inclusivo e aperto con la comunità, tenendo sempre presente che la loro autorità nasce dalla missione affidata da Cristo e non da un potere personale o istituzionale.
Il monito del papa ai preti contro privilegi e autoreferenzialità
Il discorso di Leone XIV ha voluto anche mettere in guardia gli ordinandi dal rischio di sentirsi privilegiati o distaccati dal mondo che li circonda. “Essere di Dio,” ha ricordato, “ci lega alla terra, non a un mondo ideale ma a persone reali, in carne e ossa, che incontriamo nel cammino”. Questa affermazione spinge alla concretezza, invitando i sacerdoti a non isolarsi o a considerare il loro ministero come un privilegio esclusivo.
Il papa ha sottolineato più volte l’importanza della missione estroversa della Chiesa, che si manifesta nelle parole e nei gesti di Gesù: vita, passione, morte e risurrezione sono eventi che parlano a tutti e chiedono una Chiesa che esca da sé. Anche per questo, ogni Eucaristia celebra un sacrificio “per voi e per tutti”, non per un’élite esclusiva. Questo richiamo serve a prevenire atteggiamenti autoreferenziali che possono spegnere la vitalità del ministero sacerdotale.
Leone XIV ha fatto cenno al pensiero di papa Francesco, che ha spesso rimarcato il pericolo dell’autoreferenzialità dentro la Chiesa. Il pontefice ha ricordato che nessuno deve cercare altro potere al di fuori del titolo di figli di Dio. È un monito che richiama alla sobrietà nella gestione della responsabilità sacerdotale. L’obiettivo è mantenere il sacerdozio ancorato alla sua vera natura: servizio umile e dedizione al prossimo, senza desiderare posizioni elevate o privilegi.
Gli undici nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, a cui si è rivolto Leone XIV, sono chiamati a vivere questa missione in modo concreto, entrando nelle comunità, visitando ogni creatura che la Chiesa accoglie, e svolgendo un presenza fatta di vicinanza e attenzione. Il discorso vuole preparare una linea di comportamento che possa evitare i rischi di chiusura e arroganza.
Le parole di papa Leone XIV rappresentano un richiamo preciso per la Chiesa di oggi, ma anche per chi guarda con attenzione il rapporto tra fede e vita pubblica. Al centro resta la figura di Gesù risorto, incarnazione della speranza e dell’azione nella storia.