
L'articolo analizza l'impatto dello smartphone su bambini e adolescenti, evidenziando rischi di dipendenza e isolamento sociale, e propone strategie educative di coinvolgimento familiare e scolastico per un uso consapevole e responsabile della tecnologia. - Unita.tv
Lo smartphone si è radicato profondamente nella vita di bambini e adolescenti, modificando rapporti sociali, abitudini e funzioni cognitive. Franco De Masi, psichiatra e psicanalista, affronta il tema in termini concreti nel suo libro “No smartphone – come proteggere la mente dei bambini e degli adolescenti”, ponendo l’accento sui pericoli legati alla dipendenza e suggerendo strategie per famiglie e educatori. Il dibattito resta acceso, come dimostrano petizioni e proposte di legge, ma il confronto con la psicanalisi offre un punto di vista utile per comprendere cosa accade nella mente dei più giovani e come intervenire.
La mente sedotta dallo smartphone: conseguenze cognitive e sociali
Franco De Masi spiega che lo smartphone cattura l’attenzione per la sua presenza costante e il facile accesso, ma questo coinvolgimento porta a una riduzione delle capacità cognitive, comunicative e creative. I ragazzi finiscono per rifugiarsi dietro lo schermo, compromettendo le relazioni reali con coetanei e famiglia. L’esperienza raccolta nel suo studio testimonia forme di ritiro sociale estremo, con giovani che rifiutano la scuola o mostrano segnali di vera e propria dipendenza.
Il meccanismo seduttivo dello smartphone non riguarda solo il divertimento, ma anche la fuga da contesti faticosi o insoddisfacenti. Questo strumento diventa un’alternativa rassicurante ma limitante, che restringe lo spazio mentale. Ne risentono soprattutto bambini e adolescenti più fragili, provenienti da ambienti meno protetti, dove la tutela contro l’uso improprio diventa ancora più complicata.
L’autore segnala inoltre che il coinvolgimento dipende dalle caratteristiche personali di ogni bambino e dal contesto familiare. Questo spiega perché non tutti sono ugualmente attratti o colpiti dalla rete. Nel complesso, però, la diffusione degli smartphone e la mancanza di regole chiare rischiano di escludere molti dal confronto reale, con effetti a volte gravi.
Genitori tra resistenza e resa: la sfida nell’educare all’uso dello smartphone
De Masi pone in evidenza il dilemma che affrontano molte famiglie: cedere per evitare l’isolamento sociale o resistere con regole rigide e rischiare di fare sentire il figlio escluso dagli amici. La proposta è quella di cercare un equilibrio, attraverso una vera e propria «contrattazione» con i figli sull’uso del dispositivo.
Partecipare attivamente alla vita digitale dei ragazzi diventa un compito necessario per i genitori, senza delegare tutto alla rete. Informarsi sulla realtà virtuale in cui si muovono i giovani permette di tutelarli e guidarli con maggior consapevolezza. Il tema, per chi ha figli piccoli, è identificare il momento giusto per dare lo smartphone. Secondo De Masi e ricerche recenti, il dispositivo dovrebbe essere concesso dopo i 14 anni, con un uso limitato nei primi tempi e non prima dei 16 anni per l’accesso ai social in base ai regolamenti.
Più esposte le fasce fragili della popolazione, spesso lasciate sole e sedotte da uno strumento che viene usato come una sorta di baby sitter. La sottovalutazione dei rischi da parte di alcuni genitori contribuisce a generare problemi di dipendenza, isolamento e difficoltà relazionali.
Il paradosso a scuola e la rete tra pericoli e opportunità
A scuola si respira una doppia realtà: da un lato l’attenzione a vietare l’uso degli smartphone per evitare distrazioni e dipendenze; dall’altro, la richiesta agli studenti di sfruttare la connettività e le risorse del web per compiti e ricerche. Questo crea confusione e tensione.
De Masi non demonizza la tecnologia, anzi sottolinea che strumenti come l’intelligenza artificiale possono diventare validi aiuti didattici se usati con la presenza e la supervisione degli adulti. Il problema resta il controllo e la gestione: gli smartphone restano con i ragazzi anche fuori dall’orario scolastico, persino durante la notte. Rispetto alla televisione, che incantava senza stimolare troppo, lo smartphone eccita e cattura in modo più attivo, si impone e condiziona.
Il rischio è una dominazione dello strumento su chi lo usa, soprattutto se manca un dialogo continuo con le famiglie e gli insegnanti. Molte volte i ragazzi rimangono soli nel gestire un mondo digitale complesso e pericoloso, dove contenuti inappropriati e giochi d’azzardo online si moltiplicano ai margini di una rete poco regolata e con scarse forme di mediazione educativa.
La dipendenza da smartphone e giochi: l’importanza di alternative concrete
L’esperienza clinica raccontata da De Masi rivela casi in cui la sottrazione del telefono provoca crisi emotive acute, con comportamenti isterici e reazioni fuori controllo. Questo dimostra la reale natura della dipendenza, a volte sottovalutata da genitori meno informati.
I videogiochi sono un altro fattore di rischio, progettati per mantenere l’utente incollato allo schermo. Combattere questa dipendenza significa proporre percorsi alternativi di sviluppo: la lettura, il gioco all’aperto, la socializzazione reale. Fare sperimentare ai bambini esperienze direct è la migliore protezione contro la nostalgia di un tempo che non hanno vissuto perché sostituito dallo schermo.
De Masi sostiene la necessità di non arrendersi alla comodità degli smartphone; occorre sostenere una vera battaglia educativa, con regole chiare e partecipazione attiva delle famiglie. L’idea di un «patentino» per l’uso del telefono, destinato non solo ai ragazzi ma anche agli adulti, nasce dalla consapevolezza che non basta consegnare un oggetto ma va insegnato l’uso responsabile.
Una spinta crescente verso la disconnessione e la ricerca di nuovi equilibri
Negli ultimi anni sono emersi segnali di un ritorno ad abitudini meno legate al digitale, come la riscoperta della calligrafia e delle letture collettive. Studi indicano un interesse condiviso da adulti e ragazzi per esperienze di condivisione diretta e riflessione senza schermo.
De Masi invita a valutare con realismo sia i vantaggi sia i limiti degli strumenti digitali, mantenendo sempre una posizione critica e attenta. La complessità del problema richiede un approccio articolato che coinvolga famiglie, scuola e operatori sanitari. Riconoscere i rischi legati alla dipendenza da smartphone è il primo passo per prevenire gravi conseguenze psicologiche e sociali nelle nuove generazioni.