
Nel carcere di Marassi a Genova, una rivolta scaturita dalla mancata approvazione di trasferimenti ha portato a violenze, devastazioni e abusi gravi su un giovane detenuto di 18 anni; la procura indaga su responsabili e possibili omissioni del personale penitenziario. - Unita.tv
L’episodio avvenuto nel carcere di Marassi a Genova ha scosso l’opinione pubblica e ora la procura sta indagando su quanto successo durante una rivolta scoppiata la scorsa settimana. Nel centro detentivo quattro detenuti avrebbero abusato per due giorni di un giovane compagno di cella di 18 anni, alimentando la protesta legata al mancato trasferimento. Ora si attendono le decisioni sul tipo di accuse da imputare agli autori della rivolta e sulle eventuali omissioni del personale penitenziario.
La rivolta e i danni materiali nel carcere di marassi
Lo scorso episodio di rivolta nel carcere di Marassi si è sviluppato in poco più di due ore provocando danni ingenti. La protesta ha visto un gruppo di detenuti distruggere mobili, attrezzature elettroniche e arredi delle celle. La procura di Genova, con il pm Andrea Ranalli, ha aperto un fascicolo per accertare la gravità dei danni materiali e valutare se contestare il reato di devastazione, che prevede pene fino a 15 anni. Questo reato è stato introdotto dal decreto sicurezza per punire forme di sommosse particolarmente gravi nelle carceri.
Al momento, gli inquirenti aspettano la relazione finale degli agenti che hanno effettuato il sopralluogo per quantificare l’entità dei guasti causati durante la protesta. La valutazione tra devastazione, rivolta o semplice danneggiamento dipenderà dalla portata degli atti messi in atto dai detenuti e dall’eventuale coordinamento tra di loro durante l’episodio.
Il motivo scatenante della rivolta
La rivolta nasce da un episodio specifico: la mancata approvazione del trasferimento di quattro detenuti. Questi, proprio in relazione a queste tensioni, avrebbero iniziato la protesta, che è degenerata in violenze e devastazione. Questo contesto emerge dalle prime indagini, che cercano di ricostruire con precisione tempi e modi dell’accaduto per definire i capi d’imputazione.
Le violenze subite dal giovane detenuto e le accuse in corso
Al centro del caso ci sono le violenze inflitte a un ragazzo di 18 anni, suo malgrado vittima di sevizie e abusi per due giorni consecutivi da quattro compagni di cella. Questi ultimi sono indagati per gravi reati, mentre si procede a delineare con attenzione ogni dettaglio degli atti subiti dal giovane.
Il pm Luca Scorza Azzarà ha interrogato la vittima, che ha riconosciuto i quattro indagati — due italiani e due egiziani — tramite fotografie. Il racconto ha delineato un quadro di abusi protratti nel tempo, con elementi che potrebbero configurare, oltre a violenza sessuale aggravata, il reato di tortura. Queste ultime accuse rappresentano tra le più severe nel codice penale e riflettono la gravità delle condizioni di detenzione imposte al giovane.
Doppio fronte investigativo
Le indagini proseguono quindi su due fronti: quello della ricostruzione dei fatti violenti e quello della responsabilità penale altrui. I magistrati stanno valutando se nel corso di questi due giorni siano mancati i necessari controlli da parte degli agenti di polizia penitenziaria o se vi siano stati ritardi o omissioni dei vertici del carcere nel gestire la situazione.
Possibili omissioni del personale penitenziario e responsabilità dei vertici
La procura di Genova ha aperto una verifica anche sulle eventuali omissioni di chi doveva vigilare all’interno del carcere di Marassi. Gli inquirenti vogliono capire se gli agenti della polizia penitenziaria hanno garantito la sicurezza dei detenuti o se abbiano ignorato segnali di pericolo. Il rischio è che le violenze, durate due giorni, siano state possibili proprio per mancanza di pronta reazione.
Si ipotizza che i vertici del carcere possano essere chiamati a rispondere per negligenza o inadempienze nella supervisione. Questa linea di indagine punta a stabilire se la gestione interna abbia contribuito, con ritardi o mancanza di interventi, ad aggravare la situazione. Rapporti ufficiali e testimonianze raccolte saranno fondamentali per appurare eventuali responsabilità.
Responsabilità e obblighi dei vertici penitenziari
Le omesse segnalazioni o il mancato intervento in situazioni simili rappresentano reati che la giustizia non trascura. Nel contesto degli istituti penitenziari, garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti delle persone detenute è un obbligo preciso e vincolante. In questo caso, la richiesta di chiarimenti sul comportamento degli operatori è una prova della complessità dell’episodio.
Proseguiranno dunque le verifiche per definire in modo chiaro quanto accaduto dentro Marassi e per attribuire eventuali responsabilità a chi aveva il compito di controllare l’ordine e la sicurezza durante quei giorni.