L’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, registra un importante sviluppo con la nomina dei periti che ritireranno i reperti da analizzare per gli accertamenti disposti dal gip Pavese. La nuova linea investigativa coinvolge un indagato diverso e propone un’alternativa rispetto alla condanna ormai quasi terminata di Alberto Stasi, condannato per gli stessi fatti. L’attività preliminare, fissata per metà giugno, rappresenta un passaggio cruciale nella ricerca della verità.
Il ritiro dei reperti da parte dei periti nominati dal gip garlaschelli
Giovedì 12 giugno i periti incaricati dall’autorità giudiziaria di Pavia si recheranno a ritirare i reperti più rilevanti per la nuova fase di indagine sull’omicidio di Chiara Poggi. L’attività di presa in carico degli elementi materiali si svolgerà in due momenti: la mattina presso la caserma dei Carabinieri di via Moscova e nel pomeriggio all’istituto di medicina legale di Pavia. Questi reperti saranno oggetto di accertamenti scientifici volti ad approfondire nuovi aspetti del caso, oltre quelli già valutati durante il processo che ha portato alla condanna di Alberto Stasi.
La decisione di ritirare i reperti direttamente da chi si occuperà dell’analisi sottolinea l’importanza di mantenere l’integrità e la tracciabilità del materiale investigativo. Il gip Daniela Garlaschelli ha disposto questa operazione come passo preliminare per avviare accertamenti così definiti irripetibili, cioè che non potranno essere replicati in futuro a causa della natura dei campioni e dei metodi.
I periti coinvolti e il loro ruolo nell’indagine in corso
L’incarico di analisi è stato affidato a due esperti: la genetista Denise Albani, borsista al laboratorio di Genetica forense dell’Università Tor Vergata di Roma, e il perito dattiloscopico Domenico Marchigiani. Albani si occuperà delle verifiche genetiche sui reperti biologici trovati sulla scena del delitto o in possesso degli indagati, con l’obiettivo di estrarre profili che possano confermare o escludere la presenza di determinate persone.
Marchigiani, dal canto suo, condurrà l’analisi delle tracce digitali e delle impronte rilevate durante le fasi investigative. Il lavoro di questi due specialisti è fondamentale per far luce su aspetti tecnici che potrebbero togliere ogni dubbio su chi fosse presente al momento del delitto.
Entrambi raggiungeranno la caserma e l’istituto di medicina legale per prelevare personalmente i reperti. Questo comportamento garantisce la corretta catena di custodia, evitando contaminazioni o alterazioni che metterebbero a rischio l’intera indagine.
La nuova indagine sposta l’attenzione su un indagato diverso e nuove piste
Questa nuova fase indaga ipotesi alternative rispetto a quelle portate avanti nei processi precedenti, che hanno visto Alberto Stasi riconosciuto colpevole e condannato a 16 anni di reclusione. Ora, nel 2025, Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, risulta indagato in questa inchiesta parallela.
La famiglia Poggi spera che queste nuove verifiche portino a evidenze più precise o a un quadro differente rispetto alle conclusioni passate. L’interesse principale degli inquirenti è valutare ogni elemento materiale che possa smentire o rafforzare le ipotesi sull’esecutore materiale della tragedia.
Gli accertamenti irripetibili, previsti a partire dal 17 giugno, rappresentano il momento più atteso: in tale occasione verranno effettuati test specifici con metodi che una volta usati potrebbero alterare i reperti, rendendo impossibili successivi confronti. Per questo motivo la fase di ritiro e preparazione dei reperti diventa così delicata.
La partecipazione dei consulenti delle parti e l’impatto sul procedimento giudiziario
All’operazione di ritiro e alle analisi di dopodomani parteciperanno anche i consulenti delle parti coinvolte nel procedimento. Questi esperti rappresentano i rispettivi interessi delle difese e dell’accusa, controllando che ogni fase segua le regole tecniche e procedurali.
La presenza dei consulenti tutela la trasparenza del lavoro peritale ed evita contestazioni future su eventuali irregolarità. Inoltre permetterà alle parti di prepararsi ai risultati delle analisi, che potrebbero incidere sulle strategie processuali.
Il procedimento è ancora in una fase preliminare ma già desta attenzione mediatica e pubblica, data la notorietà del caso e le svolte che potrebbe assumere. Anche a livello giudiziario, i nuovi elementi potrebbero determinare un cambio di rotta nel caso Poggi, atteso da quasi vent’anni.
La prossima fase sarà dunque determinante per diradare i dubbi e indicare con certezza se una pista diversa da quella che ha segnato la condanna di Alberto Stasi ha fondamento scientifico. Il presente impegno delle autorità e degli esperti punta a chiarire i fatti partendo da dati concreti, raccolti e analizzati nel rispetto delle procedure legali.