Norman Foster, architetto britannico di 90 anni, ha alle spalle una carriera che parla per lui. Ha contribuito a trasformare alcuni degli spazi più emblematici del calcio mondiale, come Wembley a Londra, e ora guarda al futuro di San Siro a Milano. Dopo quasi un secolo dalla nascita dello storico impianto meneghino, Foster appare come il protagonista ideale per ripensare l’uno dei simboli più importanti del calcio italiano.
La ristrutturazione di wembley e l’esperienza con i grandi stadi internazionali
Wembley rappresenta un esempio chiave nella carriera di Norman Foster. Lo stadio originale, costruito nel 1923, fu demolito in modo totale nel 2007 per lasciare spazio a un impianto moderno e funzionale. Foster, insieme allo studio Populous, ha firmato un progetto che ha saputo combinare tradizione e innovazione, mantenendo intatto il mito del luogo e rendendolo adatto alle esigenze contemporanee di eventi sportivi e culturali.
Questa esperienza nel rifacimento di un impianto storico come Wembley testimonia una conoscenza approfondita sia della componente architettonica, sia delle esigenze tecniche e di sicurezza attuali. Il suo lavoro in Qatar con il Lusail Stadium per i Mondiali del 2022 ha poi consolidato questa competenza nel progettare spazi grandi e complessi, pensati per accogliere decine di migliaia di spettatori su scala globale.
La capacità di Foster di mescolare elementi di modernità tecnologica con il senso del luogo e dell’identità architettonica è uno dei punti di forza che lo hanno imposto come uno dei maggiori architetti degli ultimi decenni nel campo sportivo.
San siro: un impianto storico verso un futuro incerto
San Siro ha aperto i battenti nel 1926 e si prepara al traguardo del centenario nel 2026, anno in cui ospiterà anche la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali milanesi. Lo stadio ha rappresentato un tempio per il calcio italiano, palco di grandi sfide fra Milan e Inter e di migliaia di tifosi emozionati nel corso dei decenni.
Le ultime notizie raccontano di una volontà condivisa da entrambe le squadre di lasciare il vecchio impianto per trasferirsi in una struttura più moderna nell’area vicina a San Siro. L’intenzione è offrire un’esperienza migliore per gli spettatori, con infrastrutture più all’avanguardia e capienze adeguate alle richieste attuali.
Qui emerge l’importanza dell’affidare il progetto a un professionista come Norman Foster. La sua esperienza su scale simili e la conoscenza ormai radicata del contesto milanese possono rivelarsi decisivi per gestire una trasformazione che non è solo infrastrutturale, ma coinvolge anche aspetti culturali e sociali legati a un luogo simbolo della città.
Il legame di foster con milano e le sfide del nuovo stadio
Milano non è nuova a Norman Foster. Il suo coinvolgimento nel progetto del quartiere Santa Giulia e nel negozio Apple in piazza Liberty dimostra quanto l’architetto abbia avuto modo di confrontarsi con il tessuto urbano della città e le sue dinamiche architettoniche.
Questo rapporto crea una base solida per affrontare la complessità di un nuovo stadio che deve dialogare con la città, rispettando la storia ma proiettandosi verso nuove esigenze. Tra queste, la sostenibilità ambientale, la sicurezza, e la capacità di ospitare eventi non solo sportivi ma anche culturali o di intrattenimento.
La volontà di creare un impianto moderno con una capienza intorno ai 100mila posti, come successo con il progetto per il Manchester United, pone molte sfide nella gestione degli spazi, nella logistica e nell’accessibilità. Foster porta esperienza diretta nel confrontarsi con questi aspetti, maturata in contesti europei e internazionali.
Il rispetto delle radici e il riguardo per le esigenze dei tifosi e dei cittadini si traducono in un progetto che tende a essere funzionale e simbolico insieme, elemento non facile da realizzare in un progetto di tale portata.
La prospettiva del rinnovamento negli stadi europei
Nel calcio moderno, la questione degli stadi è sempre più centrale. Club storici come il Manchester United e le squadre milanesi interrompono un legame secolare con le loro case storiche per ridefinire gli spazi del gioco e dell’esperienza sportiva. I nuovi impianti nascono per accogliere spettatori con comfort e sicurezza, per soddisfare le esigenze mediatiche e tecniche di eventi che hanno raggiunto dimensioni globali.
Norman Foster è uno degli architetti che ha saputo interpretare questo momento, facendosi carico di progetti che superano l’epoca in cui furono pensati gli stadi originali e cercano invece di attraversare il futuro del calcio con visioni più allargate. La sua presenza nei cantieri di alcuni dei maggiori progetti di ristrutturazione in Europa e nel mondo lo rende una figura chiave quando si parla di spazi sportivi in trasformazione.
Le trasformazioni non riguardano solo la funzionalità, ma anche l’interazione con la città, il rispetto per il patrimonio locale e la capacità di coinvolgere nuove generazioni di appassionati. San Siro rappresenta un caso emblematico di questa sfida, e la scelta di un professionista con un profilo così solido ha ricadute importanti.
Norman Foster rimane dunque al centro della scena nella ridefinizione dello stadio milanese, confermando l’attenzione internazionale verso progetti che coinvolgono simboli dello sport e del territorio. Il 2025 segna così un passaggio cruciale per Milano e per il calcio italiano.