L’elezione a sorpresa di papa bergoglio e i retroscena del conclave del 2013

L’elezione di Jorge Mario Bergoglio a papa nel 2013 rappresentò un cambiamento epocale per la Chiesa, evidenziando tensioni interne e il crescente ruolo dell’America Latina nel cattolicesimo globale.
L’articolo analizza l’elezione di papa Francesco nel 2013, evidenziando l’impatto storico della sua nomina come primo pontefice latinoamericano, le tensioni interne al conclave, le alleanze decisive tra i cardinali e il ruolo crescente dell’America Latina nella Chiesa cattolica. - Unita.tv

Nel marzo 2013 il mondo cattolico assistette a un evento che cambiò completamente le aspettative: Jorge Mario Bergoglio venne eletto papa con un risultato inaspettato. La sua nomina spiazzò molti osservatori, anche in Italia, dove erano stati preparati comunicati ufficiali per due possibili pontefici. La scelta di un argentino, gesuita e primo papa proveniente dall’America Latina segnò un punto di svolta importante per la Chiesa. Dietro questa elezione si celarono tensioni, strategie e una serie di voci sull’integrità fisica e morale dei candidati, in un contesto segnato da lotte interne e interessi contrastanti.

Il clima di incertezza e le anticipazioni sbagliate

Il 13 marzo del 2013 era il giorno fissato per il conclave che avrebbe scelto il successore di Benedetto XVI. In Italia, la Conferenza episcopale italiana aveva già preparato due comunicati: uno dedicato a papa Bergoglio e un altro al cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ritenuto il favorito per la sua vicinanza dottrinale a Benedetto XVI. Per un errore di comunicazione digitale, la Cei pubblicò per qualche ora il messaggio indirizzato a Scola, per poi ritirarlo rapidamente. Quel pasticcio rivelò quanto fosse incerto e imprevedibile il processo di scelta.

Non era solo una questione di nomi o provenienze. Bergoglio era un outsider rispetto alla tradizione europea dei papi. Aumentava la sorpresa il fatto che fosse gesuita, un ordine non frequente sul soglio pontificio. Durante le votazioni, inoltre, circolarono voci negative sulle sue condizioni di salute, legate a presunte malattie polmonari durante la giovinezza, diffuse proprio per scoraggiare la sua elezione. Questi attacchi non erano una novità: anche nel passato Bergoglio aveva affrontato campagne simili, volte a minare la sua immagine nei momenti decisivi.

Le alleanze e il sostegno decisivo dei cardinali latinoamericani

Un ruolo chiave nell’elezione di Bergoglio lo ebbe Oscar Rodriguez Maradiaga, cardinale dell’Honduras e stretto amico del futuro papa. Durante il conclave, Maradiaga girava tra i cardinali per tranquillizzarli sulla salute di Bergoglio, confermando un impegno diretto nel sostenerlo. Personaggio noto anche per la sua popolarità e per una certa originalità – il suo passaggio a Roma era stato accompagnato anche da commenti curiosi di figure politiche – Maradiaga si mosse con determinazione a favore dell’argentino.

Il sostegno latinoamericano risultò decisivo. I cardinali dell’America Latina votarono in massa per Bergoglio, confermando il peso crescente della regione all’interno della Chiesa. A favore del candidato argentino si schierarono anche i cardinali nordamericani, attirati dalla sua immagine di uomo sobrio e dalla fermezza nei temi etici come l’aborto. Anche il cardinale spagnolo Santos Abril offriva appoggio a Bergoglio all’interno delle gerarchie romane. Persino il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, fu convinto che il futuro papa dovesse arrivare “quasi dalla fine del mondo”.

L’importanza di aparecida e il ruolo del celam nel protagonismo latinoamericano

L’ascesa di Bergoglio verso il soglio di San Pietro iniziò anni prima in Brasile, durante la quinta conferenza del Celam, tenutasi ad Aparecida nel 2007. A quel vertice, i vescovi latinoamericani mostrarono una nuova consapevolezza, indisponibili a rimanere semplici destinatari delle direttive europee. Fu un passaggio fondamentale, dove vennero delineati gli orientamenti di un cattolicesimo vicino ai poveri, impegnato nelle periferie esistenziali e fondato su un episcopato missionario e attivo.

Le conclusioni di Aparecida segnarono un cambio di prospettiva: la Chiesa latinoamericana pretendeva un ruolo guida anche a livello globale. Bergoglio incarnò quel cambiamento, diventando il simbolo di una Chiesa che si definiva “ospedale da campo”, sempre pronta a intervenire nelle emergenze sociali e spirituali. Quelle linee programmatiche influenzarono la sua azione pastorale e la scelta che il conclave fece di lui come pontefice.

Le polemiche sul “gruppo di san gallo” e le tensioni all’interno del conclave

Al momento dell’elezione di Bergoglio, emersero accuse e sospetti legate a un presunto complotto progressista, noto come “la mafia di San Gallo”. Questo nome venne attribuito a un gruppo di alti prelati riformisti che si incontravano annualmente a San Gallo in Svizzera per definire strategie volte a modificare alcune linee della Chiesa. I protagonisti di questo gruppo includevano figure come il cardinale belga Gottfried Danneels, Carlo Maria Martini, Walter Kasper, Karl Lehman e Murphy O’Connor.

La suggestione di un piano occulto servì a chi contestava l’elezione di Francesco per delegittimarlo. Ma la presenza stessa del “gruppo di San Gallo” resta un elemento difficile da confermare in ogni dettaglio, considerato il segreto che avvolge le votazioni del conclave. La spaccatura tra i cardinali italiani e quelli stranieri, così come le tensioni già evidenti dopo gli scandali nella Curia e tra diverse fazioni, conobbero una nuova stagione di contrasti con l’elezione dell’argentino.

In Italia, in particolare, la sconfitta sul terreno del conclave alimentò divisioni e rimpianti. Le liti interne tra la Segreteria di Stato vaticana e la Conferenza episcopale italiana mantennero vivi rancori che, almeno in parte, spiegano perché dopo il 1978 non sia stato più eletto un papa italiano. L’elezione di Francesco segnò dunque una rottura chiara anche su questo fronte.