
A Milano, la famiglia di Teresa Emma Meneghetti, uccisa da un minorenne, organizza una fiaccolata per commemorare la vittima e chiedere riforme sulla giustizia minorile e maggior supporto alle famiglie colpite da reati gravi. - Unita.tv
Un evento a Milano richiama l’attenzione su un caso di cronaca che scuote la città. Teresa Emma Meneghetti, donna di 82 anni, è stata uccisa a casa sua da un ragazzo di 15 anni. La famiglia della vittima ha organizzato una fiaccolata per ricordarla e chiedere una revisione delle leggi penali per i minorenni coinvolti in reati gravi. Allo stesso tempo, emergono dettagli dalle indagini e si apre il dibattito sul modo in cui lo Stato supporta le vittime.
La fiaccolata in memoria di teresa emma meneghetti
Il 14 giugno alle 15 partirà da piazza Missori a Milano una fiaccolata dedicata alla memoria di Teresa Emma Meneghetti, uccisa lo scorso 14 maggio nel suo appartamento di via Verro 46. La manifestazione è stata organizzata dai familiari per commemorare la donna e richiamare l’attenzione sulla necessità di una giustizia più rigorosa. Il corteo attraverserà il centro della città fino a raggiungere Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.
Silvia Bindella, figlia della vittima, ha spiegato che lo scopo della fiaccolata è duplice: ricordare la madre e sollecitare interventi concreti sulla giustizia minorile. La famiglia potrà, nelle stesse ore, incontrare il sindaco Giuseppe Sala per discutere iniziative da realizzare nel quartiere di Municipio 5. L’evento ha raccolto anche il sostegno di rappresentanti politici, come Natale Carapellese, presidente del Municipio, e Pietro Giorgio Celestino, consigliere comunale di Fratelli d’Italia.
Questa iniziativa nasce anche dalla difficoltà vissuta dalla famiglia nel trovare conforto e supporto dalle istituzioni locali, regionali e nazionali nelle settimane dopo l’omicidio. La fiaccolata vuole far emergere il dolore delle vittime e la loro richiesta di risposte immediate da parte del sistema.
La dinamica del reato e il racconto del minorenne
Le indagini hanno portato a interrogare il ragazzo di 15 anni, identificato con le iniziali M.S., che viveva nello stesso stabile insieme con la madre fino a poco tempo fa. Dal primo interrogatorio, come riportato dal quotidiano Il Giorno, sono emersi dettagli sul movente e sulla dinamica del crimine. Il ragazzo ha ammesso che il gesto è stato una manifestazione di frustrazione verso le persone che si sentiva gli erano contro, sfogando così la rabbia su una vittima indifesa.
Teresa Emma Meneghetti era una donna fragile, alta circa un metro e cinquanta, che abitava da sola. L’aggressione è stata particolarmente crudele e ha scioccato la comunità locale. Il fatto che l’autore sia un minorenne ha sollevato questioni molto delicate riguardo all’età di imputabilità e alle modalità con cui il sistema penale tratta i giovani responsabili di gravi reati.
Le testimonianze raccolte in fase di indagine mostrano una ricostruzione completa dell’accaduto, ma aprono anche una discussione più ampia sul rapporto tra la giustizia e i minori coinvolti in episodi di violenza estrema.
La petizione per cambiare le leggi sulla responsabilità penale minorile
Silvia Bindella ha lanciato una petizione su change.org rivolta a modificare la normativa vigente in materia di reati commessi dai minorenni. Ha raccolto oltre 400 firme in pochi giorni con l’obiettivo di promuovere alcune richieste precise. Tra queste, l’abbassamento dell’età di imputabilità a 12 anni per reati gravi, in modo da assicurare che anche i più giovani rispondano adeguatamente dei loro atti.
La petizione indica la necessità di un sistema che sostenga le famiglie delle vittime, offrendo supporto psicologico ed economico. Propone inoltre che le spese legali non ricadano sulle vittime ma siano coperte dallo Stato. Si chiede una tutela concreta che privilegi chi subisce un crimine, piuttosto che chi lo commette.
Questi elementi testimoniano un certo malessere nei confronti dell’attuale modello penale minorile. I familiari denunciano infatti che, soprattutto nelle fasi successive all’evento drammatico, non hanno potuto contare su alcun sostegno reale da parte delle autorità. Segnala inoltre le difficoltà a ottenere risposte efficaci da parte delle istituzioni.
Il ruolo delle associazioni e le richieste della famiglia
L’avvocato Alessandro Continiello, vicepresidente dell’Unione Nazionale Vittime, ha espresso vicinanza alla famiglia Bindella sottolineando il dolore che attraversa. Ha aggiunto che l’associazione promuove una riflessione seria sul processo penale per minori. Ritiene necessario un ripensamento che tenga conto della gravità dei fatti e del bisogno di giustizia per le vittime.
Silvia Bindella continua a parlare della madre come una donna generosa e buona, figura importante nella comunità locale. Ribadisce che le vittime spesso restano invisibili e isolate dai sostegni pubblici. La mancanza di un aiuto concreto obbliga molti a lottare da soli per ottenere giustizia.
Tra le vittime, sottolinea, c’è chi resta segnato dall’assenza di tutela dopo un trauma così forte. Il caso di Teresa Emma Meneghetti rappresenta un richiamo anche alle istituzioni, affinché ascoltino il grido di chi subisce un crimine e agiscano, senza attendere che qualcun altro faccia la prima mossa.