Home Il marmo rosa di candoglia e il duomo di milano: dietro le quinte di un legame secolare

Il marmo rosa di candoglia e il duomo di milano: dietro le quinte di un legame secolare

Il duomo di Milano, simbolo della città, è costantemente mantenuto grazie al marmo rosa di Candoglia, estratto in Piemonte e utilizzato per la sua conservazione e per altri importanti edifici.

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Il Duomo di Milano, costruito e mantenuto con il pregiato marmo rosa di Candoglia, vanta una storia millenaria legata a questa cava piemontese, il cui marmo è ancora oggi utilizzato per la manutenzione e per altri edifici storici milanesi. - Unita.tv

Il duomo di milano, simbolo inconfondibile della città, nasconde dietro le sue guglie e la celebre madonnina una storia lunga quasi sette secoli. Pur apparendo immutabile, la struttura subisce un continuo lavoro di manutenzione e sostituzione delle parti in marmo che si deteriorano a causa del tempo, del clima e dell’inquinamento. Questo articolo ripercorre le origini e le peculiarità del marmo rosa di candoglia, la cava piemontese dedicata alla fabbrica del duomo, i trasporti storici del materiale verso milano e le connessioni con altri importanti edifici cittadini realizzati con lo stesso marmo.

Come si mantiene il duomo di milano nel tempo

Nonostante il duomo di milano sembri immutabile dall’inizio dei lavori nel 1386, le sue guglie e le elaborate sculture in marmo sono costantemente controllate e sostituite quando mostrano segni di cedimento o perdita di definizione. Gli agenti atmosferici, in particolare il freddo e soprattutto l’inquinamento urbano accumulatosi negli ultimi decenni, hanno reso il marmo fragile. La veneranda fabbrica del duomo, responsabile della cura e conservazione del monumento, utilizza ancora oggi il marmo estratto dalle stesse cave piemontesi di Candoglia, situate sulle sponde del lago maggiore, dove viene prodotto il materiale necessario a ripristinare le strutture danneggiate.

Questa continuità produttiva garantisce che la sostituzione del marmo avvenga con la stessa qualità e caratteristiche estetiche del materiale originale. Il processo prevede l’estrazione, la prima lavorazione direttamente in cava e poi la scultura definitiva presso la fabbrica a milano. In questo modo, il duomo mantiene una uniformità visiva e strutturale, seconda solo alla sua architettura originale.

Il privilegio esclusivo del marmo rosa di candoglia

Il marmo rosa di candoglia è stato selezionato fin dal 1386 dall’allora signore di milano, gian galeazzo visconti, per la costruzione del duomo. Il privilegio di usare questa cava spetta esclusivamente alla veneranda fabbrica, che ancora oggi gestisce l’attività estrattiva e la lavorazione del materiale. Situata a circa seicento metri sul livello del mare, la cava madre di candoglia rimane l’unica aperta, in un’area dove nei secoli si sono spostate cave sempre più in alto sulla montagna per trovare marmo intatto.

Questa concessione è perpetua e gratuita e fu confermata anche dal re d’Italia nel 1935. Il rispetto di questo privilegio ha permesso alla fabbrica di poter disporre in modo autonomo e continuativo del materiale necessario alla manutenzione del duomo. Nonostante in passato il marmo rosa venne donato per la costruzione di altre chiese in italia, oggi il giacimento si è ridotto sensibilmente e il marmo estratto serve quasi esclusivamente a sostituire le guglie più deteriorate.

Nel piccolo borgo piemontese di candoglia, frazione di mergozzo sul lago maggiore, lavora un gruppo di quattordici persone, tra cavatori, manutentori e ornatisti. Essi garantiscono il primo taglio e una prima lavorazione del marmo che poi arriva a milano, dove una squadra di circa duecento dipendenti della veneranda fabbrica segue la modellazione definitiva e l’installazione sulle diverse strutture.

Trasporto storico del marmo rosa di candoglia a milano

Per secoli, il trasporto del marmo rosa di candoglia ha seguito un percorso che sfruttava i corsi d’acqua. Lungo la via del fiume toce, presso le cave, il marmo veniva caricato su chiatte dal fondo basso. Le barche attraversavano il lago maggiore, quindi risalivano il ticino e raggiungevano milano imboccando il naviglio grande. Questo viaggio verso la città durava all’incirca due giorni sfruttando la corrente. Il ritorno a vuoto, controcorrente, era più lento e impiegava circa dieci giorni: le imbarcazioni venivano trainate da cavalli lungo le rive.

Questa via d’acqua aveva anche un privilegio speciale: il materiale destinato al duomo, infatti, non era soggetto al pagamento di dazi o tasse di trasporto. Da qui sembra essere nata l’espressione dialettale milanese ‘auffa auffa’, usata per indicare qualcosa ottenuto senza pagare. Il termine ‘auffa’ deriverebbe da Auf, abbreviazione di Ad Usum Fabricae, ovvero “ad uso della fabbrica”, segnando la natura esentasse del trasporto del marmo.

Questa modalità di trasporto è rimasta in uso fino all’avvento della ferrovia nel XIX secolo, che modificò radicalmente le dinamiche logistiche per l’arrivo del marmo a milano.

Il mumag, custode della storia del marmo di candoglia

Il mumag, museo del marmo e del granito, si trova nel piccolo borgo piemontese di candoglia, nell’edificio di un ex asilo costruito dalla veneranda fabbrica per gli abitanti del luogo. Oggi è un centro dove si racconta la storia del legame tra candoglia e il duomo di milano attraverso esposizioni di attrezzi, documenti e pezzi di marmo, comprese guglie ormai consumate.

Il museo organizza visite guidate il sabato mattina, accompagnando i visitatori alla cava madre per mostrare le imponenti vene verticali di marmo, alte fino a venti metri. L’escursione illustra le tecniche di estrazione, dall’uso del piccone nei secoli passati fino all’introduzione delle seghe elettriche con fili diamantati, che hanno ridotto gli sprechi e velocizzato l’estrazione. Nel sito è stata costruita anche una diga per la produzione di energia elettrica, necessaria al funzionamento delle attrezzature moderne.

A pochi chilometri si trova anche la cava di ornavasso, usata principalmente per visite e eventi. Il mumag porta avanti una funzione educativa e di valorizzazione, raccontando le radici economiche e sociali che legano la valle al duomo e ad altri importanti monumenti realizzati con marmo e granito della zona.

Esempi del marmo rosa di candoglia in milano

Il marmo rosa di candoglia non è stato utilizzato solo per il duomo di milano. Numerosi importanti edifici cittadini condividono questo materiale per motivi estetici e di continuità storica. Le facciate di musei come il novecento e della rinascente, entrambi in piazza del duomo, sono realizzate con lo stesso marmo, garantendo uniformità visiva all’area.

Anche monumenti come l’arco della pace utilizzano marmo di candoglia, accostato a quello di crevoladossola per alcuni dettagli. L’architetto milanese piero portaluppi preferì questo marmo per commesse pubbliche e private, come l’istituto nazionale delle assicurazioni in piazza diaz e l’arengario, oggi museo del novecento.

Granito e marmo provenienti dal distretto dei laghi piemontese sono presenti in numerosi edifici storici, compreso il palazzo comunale, la rinascente e il monumento a sandro pertini del 1990. Questo legame tra territori di estrazione e città testimonia il valore tradizionale e artistico del marmo rosa di candoglia nella costruzione e decoro di milano.

Come raggiungere il mumag per scoprire il marmo

Situato in via pallanza 8, nella frazione albo di mergozzo, il mumag racconta le storie della cava e del marmo rosa di candoglia. Il museo è accessibile da milano e torino tramite autostrada A8 e A26, con uscita mergozzo/verbania. La stazione ferroviaria di riferimento è verbania-pallanza, collegata a mergozzo con autobus o taxi. Diverse linee di autobus attraversano la zona, facilitando l’accesso anche per chi sceglie i mezzi pubblici.

Mergozzo si trova sulle sponde dell’omonimo lago, collegato a sua volta al lago maggiore, nella provincia del verbano-ossola, parte del distretto turistico dei laghi in piemonte. La visita al mumag offre un’occasione per conoscere più a fondo la storia di questo straordinario marmo che ha contribuito all’aspetto di alcuni tra i monumenti più noti del nord italia.