
Nel 2025, quattro britannici hanno scalato l'Everest in soli sette giorni grazie all'uso innovativo del gas xenon, che accelera l'acclimatazione, aprendo nuove prospettive per l'alpinismo ad alta quota. - Unita.tv
La scalata veloce al monte Everest rappresenta una sfida estrema, spesso riservata a chi può dedicare settimane alla montagna. Nel 2025, un’impresa ha attirato l’attenzione globale: quattro britannici sono riusciti a salire dalla capitale inglese alla cima del mondo e tornare in soli sette giorni. Dietro questa impresa c’è un’innovazione, l’uso del gas xenon, un anestetico che accelera l’acclimatazione grazie alla sua azione sull’eritropoietina, fondamentale per la risposta del corpo all’alta quota. Il progetto è stato organizzato dall’agenzia austriaca guidata da Lukas Furtenbach, specializzata in spedizioni ad alta quota.
La scalata lampo dal regno unito al nepal e poi sul tetto del mondo
Il viaggio dei quattro britannici è iniziato il 16 maggio 2025 all’aeroporto di Londra. L’indomani sono partiti per Kathmandu, la capitale del Nepal, punto d’appoggio obbligato per le spedizioni sull’Everest. Da lì hanno raggiunto in volo il campo base a 5.300 metri di quota, evitando la lunga e faticosa camminata attraverso la valle.
Il gruppo è stato sottoposto subito a un controllo medico per valutare le condizioni fisiche. Subito dopo, la salita è proseguita verso il campo 2, posto a 6.450 metri, in meno di 24 ore. Il giorno seguente sono arrivati al campo 3, a quota che supera i 7.200 metri, mentre il 20 maggio hanno raggiunto il campo 4, praticamente ai piedi della vetta.
Vetta raggiunta in tempi record
Alle 7.03 del 21 maggio, i quattro scalatori hanno raggiunto la sommità dell’Everest, 8.848 metri sopra il livello del mare. Un tempo incredibilmente breve che si è potuto ottenere solo con un acclimatamento accelerato attraverso l’uso di xenon e con una preparazione atletica intensa.
Discesa rapida e ritorno in meno di una settimana
Dopo aver toccato la cima, il gruppo ha iniziato la discesa verso il campo 2, evitando soste prolungate. Durante la notte hanno raggiunto il campo base, dove sono arrivati alle prime ore del 22 maggio. Un ulteriore controllo medico ha confermato il buono stato di salute dei partecipanti.
Il rientro è proseguito con il volo verso Kathmandu, seguito dal viaggio di ritorno a Londra: l’atterraggio è avvenuto alle 6.15 del 23 maggio. Questo ritorno rapido ha dimostrato che con l’ausilio di tecniche particolari e condizioni favorevoli è possibile condensare in soli sette giorni quella che normalmente richiede settimane.
Un’impresa senza precedenti
“Con una preparazione atletica adeguata e il supporto del gas xenon, siamo riusciti a completare una spedizione che tradizionalmente avrebbe richiesto molto più tempo”, ha commentato uno dei partecipanti.
Il ruolo di xenon e le precauzioni nel nuovo approccio all’alpinismo estremo
Lukas Furtenbach ha spiegato in un’intervista alla Tiroler Tageszeitung che il gas xenon aiuta il corpo a produrre più eritropoietina , un ormone che stimola la formazione di globuli rossi. Questo processo riduce i rischi di malori comuni ad alta quota, come il mal di montagna acuto, l’edema polmonare o cerebrale.
L’uso di xenon in alpinismo è recente e rappresenta un passo innovativo rispetto ai metodi classici, basati sull’acclimatamento lento attraverso lunghi periodi intermedi. Furtenbach sottolinea però che la buona riuscita di queste spedizioni dipende da condizioni meteorologiche favorevoli, dalla preparazione tecnica e fisica degli scalatori e da una certa dose di fortuna.
Guardando al futuro
Non a caso, l’agenzia intende proporre in futuro viaggi con tempistiche leggermente più lunghe, di circa due settimane, per dare margine di sicurezza ed evitare rischi inutili. La spedizione di maggio 2025 resta un esperimento unico, che potrebbe aprire nuove vie all’alpinismo di alta quota ma richiede ancora molta cautela.
“Il successo dimostra come l’incontro tra medicina, tecnologia e passione per la montagna stia portando a missioni finora impensabili, ma sempre legate alle dure regole di chi vuole davvero sfidare l’Everest senza correre troppi rischi.”