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Arrestato a Montevecchia studente egiziano con manuali per costruire bombe e legami con Isis

Un giovane studente di Farmacia, Mohamed Ghonim, arrestato a Montevecchia per possesso di materiale esplosivo e propaganda legata allo Stato Islamico, solleva preoccupazioni sulla radicalizzazione invisibile.

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Mohamed Ghonim, studente ventenne alla Statale di Milano, è stato arrestato a Montevecchia per possesso di materiali per ordigni esplosivi e propaganda legata allo Stato Islamico, rivelando una radicalizzazione nascosta e un rischio concreto di attentati. - Unita.tv

Il ventenne Mohamed Ghonim, studente di Farmacia alla Statale di Milano, è stato fermato a Montevecchia, provincia di Lecco, con l’accusa di possesso di materiale per la fabbricazione di ordigni esplosivi e propaganda legata allo Stato Islamico. Le indagini, condotte dalla Digos di Milano e Lecco con la collaborazione dell’Aise, hanno rivelato una radicalizzazione pericolosa sviluppata in un ambiente apparentemente normale e riservato. Questo caso solleva questioni sul profilo degli individui coinvolti in processi di estremismo che sfuggono ai controlli tradizionali.

Un ritratto di anonimato che ha nascosto la radicalizzazione di un giovane studente a montevecchia

Mohamed Ghonim vive a Montevecchia dal 2019 con la famiglia, arrivato dall’Egitto da minorenne per ricongiungersi al padre. Iscritto al corso di Farmacia alla Statale di Milano, il ragazzo non aveva mai dato segnali di allarme, senza precedenti penali e senza alcuna presenza on line. La sua assenza dai social network e dall’attività politica lo rendeva un profilo invisibile al controllo delle forze di polizia, un giovane isolato e discreto che ha saputo occultare il proprio percorso di radicalizzazione islamista. Abitante in un piccolo comune di poco più di duemila abitanti, si è mantenuto ai margini, senza destare sospetti in chi lo conosceva.

La riservatezza come copertura

L’assenza di tracce social e legami con movimenti antagonisti è una delle ragioni per cui è riuscito a proseguire inosservato. Neppure la comunità locale sembrava sospettare qualcosa, poiché la sua famiglia è considerata ben integrata e riservata. Questo anonimato ha reso difficile intercettare segnali premonitori sulle sue attività o inclinazioni politiche radicali. Il contesto di apparente normalità ha quindi contribuito alla sua capacità di nascondere una crescente adesione all’ideologia di Daesh, tanto da sviluppare competenze tecniche e manualistiche per agire sul territorio.

Le indagini della digos e della polizia che hanno svelato una rete di propaganda e preparazione terroristica

Il lavoro della Digos di Milano e Lecco, accompagnato dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione e dall’Agenzia informazioni e sicurezza esterna , ha svelato un quadro preoccupante. Partendo da informazioni raccolte su un canale Telegram dedicato alla propaganda di Isis, gli investigatori sono risaliti a Ghonim grazie a un’attività di controllo mirata sul presunto amministratore del gruppo virtuale. Il materiale sequestrato alla perquisizione ha confermato i sospetti: manuali in lingua araba con testi per la produzione di sostanze chimiche tossiche e istruzioni per trasformare telefoni cellulari in detonatori a distanza.

Competenze chimiche e rischio concreto

Il livello tecnico descritto rende esplicita la possibilità che il giovane potesse mettere in pratica attentati. Le competenze chimiche acquisite all’università gli avevano permesso di approfondire le conoscenze necessarie, rendendolo un potenziale operatore pronto a passare all’azione se attivato dai suoi referenti. Il pericolo non riguarda solo l’ideologia ma la concreta capacità di costruire armi letali. L’arresto in flagranza, avvenuto proprio dopo il sequestro del materiale, è stato quindi determinante per fermare un possibile progetto terroristico.

La nuova normativa italiana che punisce la detenzione di istruzioni per atti terroristici

L’arresto di Ghonim si è basato sull’applicazione di un articolo recentemente introdotto nel codice penale, il 270 quinquies 3, che sanziona chi detiene materiale con istruzioni per fabbricare congegni bellici o condurre atti di violenza con finalità terroristiche. Questa norma nasce per colmare un vuoto legislativo rispetto alla diffusione di manuali e documentazioni elettroniche o cartacee usate dagli aspiranti terroristi. La pena prevista va da due a sei anni di reclusione e si applica anche se l’intento di uso non è ancora stato concretizzato.

Decreto sicurezza e repressione preventiva

Il decreto sicurezza che ha introdotto questa misura si mostra utile in un contesto in cui la rete e il materiale digitale amplificano la possibilità di diffusione delle tecniche di attentato. Nel caso specifico, Ghonim è stato arrestato direttamente sul possesso di questi materiali, senza che fosse necessario dimostrare un attacco imminente. La norma ha lo scopo di intercettare la pericolosità anche in fasi preliminari, quando il soggetto è ancora in fase di addestramento o raccolta di informazioni. La decisione del gip di Lecco ha convalidato il fermo, mostrando la rilevanza giudiziaria del reato e la volontà di prevenire attentati attraverso la repressione preventiva.

Il materiale sequestrato e le prossime mosse degli inquirenti per monitorare la rete terrorista virtuale

Durante la perquisizione nella casa di Montevecchia, sono stati trovati due volumi in lingua araba con il logo della “Fondazione Al-Saqari per le scienze militari”. Questi manuali contengono istruzioni precise per la manipolazione di sostanze tossiche e l’uso di cellulari come detonatori a distanza. Allo stesso tempo, sono stati sequestrati file digitali dal computer e dal telefono del giovane, che includono video di propaganda, documenti di testo, immagini di matrice estremista e manuali per metodi di difesa della privacy online.

Il lavoro di monitoraggio e contrasto

Gli inquirenti hanno individuato materiale dedicato all’addestramento bellico, alla produzione artigianale di esplosivi, all’uso di armi e munizionamento da guerra, oltre a corsi sull’uso sicuro di social network e messaggistica in chiave terroristica. Notevoli sono anche gli appunti manoscritti con riferimenti a teologi radicali, che indicano una profonda adesione intellettuale all’ideologia. I prossimi step riguardano il monitoraggio dei canali Telegram collegati per individuare gli altri utenti, valutare la loro presenza e grado di partecipazione, e scoprire eventuali connessioni con gruppi attivi sul territorio nazionale o internazionale.

Il lavoro degli specialisti dell’antiterrorismo punta a disarticolare queste strutture di propaganda e reclutamento digitale prima che si traducano in azioni concrete. Lo scenario individuato conferma l’esistenza di nuclei “silenziosi” dentro comunità apparentemente normali e senza segnali evidenti. Seguendo i contatti e le comunicazioni, le forze di polizia ricostruiranno la rete di riferimenti e cercheranno eventuali complici che possano aver fornito supporto al ventenne egiziano.