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A Barletta scoppia la polemica per la proposta di intitolare una via a sergio ramelli e benedetto petrone

La proposta di intitolare una strada a Sergio Ramelli e Benedetto Petrone a Barletta ha suscitato forti polemiche, rivelando divisioni sulla memoria storica e il contesto politico attuale in Italia.

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Il dibattito a Barletta sull’intitolazione di una via a Sergio Ramelli, giovane militante di estrema destra, accanto a quella di Benedetto Petrone, vittima comunista, ha suscitato forti contrasti tra istituzioni, famiglie e associazioni antifasciste, evidenziando tensioni storiche e politiche ancora aperte. - Unita.tv

La discussione sulla possibile intitolazione di una strada a sergio ramelli, giovane militante di estrema destra ucciso nel 1975, ha acceso profondi contrasti in diverse realtà italiane. In particolare a Barletta la proposta di dedicare una via sia a ramelli sia a benedetto petrone, militante comunista anch’egli vittima di violenza politica, ha diviso opinioni e fatto emergere questioni irrisolte legate alla memoria storica e al presente politico. L’articolo indaga le diverse posizioni emerse intorno a questo caso che coinvolge famiglie, sindacati, associazioni antifasciste e istituzioni locali.

La figura di sergio ramelli e il contesto della sua morte

Sergio Ramelli aveva appena 18 anni quando, nel 1975, venne aggredito da un gruppo di militanti di avanguardia operaia, formazione radicale di sinistra attiva in quegli anni di forte tensione politica. Ramelli faceva parte del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del movimento sociale italiano, partito di estrema destra. Quelle ferite portarono alla morte del giovane dopo settimane di ospedale. L’omicidio di ramelli divenne simbolo per diversi gruppi dell’estrema destra, che nel corso dei decenni hanno cercato di mantenere viva la sua memoria attraverso commemorazioni e iniziative pubbliche, generando spesso polemiche.

Questo episodio si inscrive in un’epoca di forte scontro ideologico in Italia, gli anni di piombo, durante i quali violenze tra gruppi dell’estrema sinistra e destra reclamavano spesso vittime. La figura di ramelli è rimasta nell’immaginario di alcuni come simbolo di vittimizzazione politica legata a quell’epoca, ma questo intreccio con il passato rende complesso ogni tentativo di ricordarlo ufficialmente senza accendere nuovi conflitti.

La proposta di intitolazione della via a barletta e la coincidenza con benedetto petrone

Il recente progetto per intitolare a Barletta una strada a sergio ramelli, parallelo all’omaggio a benedetto petrone, ha creato una spaccatura. Petrone era un militante comunista assassinato da esponenti neofascisti, ed è già figura riconosciuta nelle commemorazioni antifasciste locali. La decisione di affiancare i nomi di due vittime di opposte fazioni politiche nelle medesime vie è stata proposta dal gruppo consiliare di fratelli d’Italia, con l’intento probabilmente di bilanciare il ricordo delle vittime di violenze politiche.

Questa scelta non ha però trovato consenso trasversale. Molti vedono nell’accostamento dei nomi una forzatura che banalizza le profonde differenze storiche ed etiche che separano i due contesti. La proposta ha, in sostanza, acceso un dibattito acceso sull’interpretazione della memoria politica e sulle modalità con cui dovrebbe essere celebrata nelle città italiane, specie su temi così sensibili e conseguenze ancora vive nel tessuto sociale.

Le critiche delle organizzazioni sindacali e antifasciste

Le reazioni alle proposte di intitolazione sono state forti soprattutto da parte di sigle come la CGIL e lo SPI, sindacati noti per il loro impegno nella difesa dei valori antifascisti. In particolare, hanno sottolineato come dedicare una via a sergio ramelli possa rappresentare una sorta di rivalutazione implicita del fascismo, situazione male accettata in un paese che ha pagato duramente questo capitolo storico con la resistenza e la lotta partigiana.

Anche l’ANPI si è fatta sentire, ricordando che manifestazioni di estrema destra si sono già verificate in occasione di cerimonie in memoria di ramelli, con comportamenti come saluti romani, vietati dalla legge. L’associazione partigiani critica apertamente il tentativo di consegnare un riconoscimento ufficiale che rischia di alimentare nostalgia fascista. È stato evidenziato il rischio che queste scelte simboliche possano infiammare fratture più profonde nella società, anziché contribuire a un dialogo pacifico.

La posizione della famiglia di benedetto petrone

Porzia Petrone, sorella di benedetto, ha espresso un netto rifiuto rispetto all’idea di associare il nome del fratello a quello di ramelli in una stessa intitolazione. In una lettera indirizzata agli organi comunali di Barletta, ha definito l’accostamento “un’offesa grave alla memoria antifascista e alla militanza di benedetto petrone.” La famiglia non accetta che la morte di un militante comunista, vittima di violenza politica, venga messa sullo stesso piano di quella di un giovane legato a formazioni di estrema destra.

Il dissenso della famiglia mostra quanto la questione vada al di là del simbolismo amministrativo e investa aspetti di rispetto storico e morale. Avere due nomi così contrapposti uniti nello stesso spazio può sortire l’effetto opposto rispetto a quello auspicato, aumentando le tensioni invece di crearne una condivisione.

Il rischio di revisionismo storico e le implicazioni nel clima politico attuale

Nel dibattito pubblico italiano, la memoria del periodo fascista e del secondo dopoguerra resta tema delicato. Intitolare spazi pubblici a figure di quel periodo può aprire la strada a una riconsiderazione critica o a una rivalutazione non condivisa di quegli eventi. Dal dibattito di Barletta emerge una preoccupazione diffusa circa possibili derive revisioniste.

Il confronto tra opposte memorie è stato tentato con la proposta di coniugare i nomi, ma la questione scotta ancora perché implica pesanti carichi simbolici legati a ideologie ormai consolidate da decenni. Nel contesto politico odierno, la vicenda si inserisce in una fase in cui alcune forze provano a riaffermare temi legati all’identità nazionale, suscitando timori in chi ricorda che memoria antifascista è un argine al riaffiorare di idee estremiste.

Al di là delle intenzioni, questa partita rivela quanto il passato rimanga vivo nelle scelte istituzionali e quanto ogni passo vada valutato col massimo rigore, per evitare di riaprire ferite ancora non del tutto rimarginate.

La critica verso l’amministrazione comunale e la gestione del dibattito

Il dibattito sulla scelta di intitolare la via ha portato anche a confronti duri con l’amministrazione comunale di Barletta. Alcuni attivisti e gruppi contrari hanno sottolineato che la proposta è stata avanzata e approvata senza un confronto sufficientemente ampio con la cittadinanza e senza un’analisi dei problemi concreti della città.

Tra le questioni rimaste sullo sfondo ci sono la gestione dei rifiuti, l’aumento della tassa TARI, e le difficoltà legate alla criminalità organizzata locale. Secondo i critici, la scelta di giocare una carta simbolica sulle intitolazioni distoglie l’attenzione dall’urgenza di interventi più materiali e necessari per il benessere dei cittadini.

Il mancato dialogo ha alimentato la sfiducia verso le istituzioni e ha fatto emergere la sensazione che le intitolazioni possano diventare terreno di scontro politico anziché opportunità di condividere la memoria collettiva in modo inclusivo e pacifico. Al momento, la questione resta aperta e al centro delle discussioni cittadine.