Trump rilancia la tattica dell’attacco immediato tra dazi, immigrazione e università
La presidenza di Donald Trump adotta strategie aggressive in economia e immigrazione, mentre il partito Democratico affronta crisi interna e tensioni con la magistratura, creando un clima di conflitto istituzionale.

L'articolo analizza le strategie aggressive della presidenza Trump, le tensioni con la magistratura e le divisioni interne al partito democratico, evidenziando un clima politico e istituzionale americano fortemente polarizzato. - Unita.tv
Negli ultimi mesi, la presidenza di donald trump ha mostrato una riconferma di strategie aggressive che ridefiniscono il confronto politico negli Stati Uniti. Tra misure economiche, regolamentazioni sull’immigrazione e interventi sul mondo accademico, il presidente sembra aver adottato un approccio netto, senza margini per la difesa o la trattativa morbida. Questo quadro segna anche una crescita di tensioni con i poteri giudiziari e una spaccatura interna al partito democratico.
Le tre regole di trump: da una strategia legale a una guida politica concreta
Nel film “the apprentice” emergevano i consigli di roy cohen, uno dei primi mentori di donald trump, attorno a tre principi per dominare nei tribunali: il più famoso è “attacca, attacca, attacca”. Questa regola sembra ispirare l’azione politica del presidente, che utilizza misure dure e spesso controverse per imporsi su più fronti. Non si limita a reagire alle critiche, ma spinge con azioni concrete su dazi, immigrazione e regolamentazioni economiche.
Ad esempio, trump ha imposto dazi su prodotti chiave provenienti dall’estero, sostenendo che proteggano l’industria americana. Ha riaperto il dibattito sulle nomine governative, indirizzandole verso profili più conservatori. Il rinnovato controllo ai confini, soprattutto con il Messico, ha spinto il calo significativo degli ingressi illegali. Lo stesso trattamento severo coinvolge le università, in particolare quelle considerate progressiste.
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L’opposizione democratica tra conflitti interni e perdita di consenso
Il partito democratico, uscito sconfitto dalle ultime elezioni di novembre, vive una fase di profonda crisi. La perdita di consenso si vede soprattutto in fasce significative come lavoratori maschi e giovani che si spostano verso il modello repubblicano. Quest’ultimo riscuote successo in stati emergenti come il Texas, che attraggono nuovi abitanti grazie a politiche fiscali più leggere e a un clima percepito come più sicuro.
Dentro il partito, inoltre, si consuma una frattura tra l’ala moderata e quella più spinta verso temi come i diritti transgender, l’attivismo LGBTQ+, i movimenti pro-palestina e Black Lives Matter. Questo squilibrio rende difficile trovare un leader capace di coniugare le diverse anime democratiche e costruire un’opposizione coesa al presidente trump.
Il contrasto tra il governo trump e l’università di harvard
L’università di harvard rappresenta uno degli esempi più chiari dell’opposizione istituzionale a trazione conservatrice nei confronti dell’amministrazione trump. Sotto la guida del rettore alan garber, un moderato noto per la sua difesa dell’autonomia accademica, l’ateneo sta reagendo formalmente contro alcune decisioni federali.
Garber ha messo in campo un team legale composto da avvocati conservatori per sfidare sulle vie giudiziarie provvedimenti come la limitazione del diritto di harvard di sponsorizzare visti per studenti internazionali e la riduzione dei fondi pubblici destinati alle università che promuovono visioni progressiste. Questo confronto segna un braccio di ferro teso e tuttora in evoluzione.
L’intervento della magistratura su dazi e immigrazione: un freno alle mosse di trump
Sul fronte legale, la presidenza trump sta trovando ostacoli significativi. A maggio 2025, la US Court of International Trade ha dichiarato illegittimi diversi dazi imposti dal governo. Il motivo riguarda l’eccesso dei poteri presidenziali, visto che le norme consentono tariffazioni solo in casi di emergenze straordinarie, non in misure generali come quelle volute dal presidente.
Anche le espulsioni di immigrati ritenuti parte di gang violente sono state messe in dubbio dai tribunali, per possibili violazioni del diritto alla difesa. Un altro giudice ha sospeso il divieto imposto a harvard di sponsorizzare certi visti. Questi interventi mostrano una magistratura attiva nel verificare e modificare alcune delle azioni più dure del governo, alimentando una contesa tra poteri dello stato.
Democrazia in bilico tra mandato popolare e contenzioso giudiziario
La situazione aperta mette in luce uno scontro non solo politico ma istituzionale. Da una parte, un governo eletto che presenta un quadro chiaro di scelte e direttive. Dall’altra, una magistratura e alcune figure chiave che fermano molte di queste iniziative, sollevando interrogativi sul funzionamento dei meccanismi di bilanciamento dei poteri americani.
L’alternanza e il confronto tra esecutivo e giudiziario non sono nuovi. Ma questa fase solleva dubbi sull’equilibrio tra volontà popolare e rispetto delle regole istituzionali. Per ora, molte battaglie restano aperte in tribunale e nelle stanze del potere, mentre l’azione di trump continua a segnare profondamente il panorama degli Stati Uniti.