riforma immigrazione uk, starmer punta a tagliare 100mila ingressi e selezionare solo laureati
Il governo di Sir Keir Starmer riforma il sistema migratorio britannico, limitando i visti a lavoratori qualificati e allungando il percorso per la residenza permanente fino a 10 anni.

Il governo di Keir Starmer ha introdotto una riforma migratoria che limita gli ingressi a lavoratori altamente qualificati, allungando a 10 anni il percorso per la residenza permanente e aumentando i requisiti, con impatti critici su sanità, istruzione e settori dipendenti da manodopera meno specializzata. - Unita.tv
Il governo guidato da Sir Keir Starmer ha avviato una riforma profonda del sistema migratorio britannico. L’obiettivo è tagliare di almeno 100mila unità annue il numero di ingressi, rivolgendosi solo a lavoratori con elevata qualifica. La nuova legge, avanzata di oltre due terzi nel parlamento, mira a restringere l’accesso soprattutto ai migranti non specializzati e allungare fino a 10 anni il percorso per la residenza permanente.
Le novità del piano migratorio: visti solo per laureati e requisiti più severi
La riforma propone di concedere i visti solo ai titolari di laurea, eliminando o limitando fortemente l’ingresso di lavoratori senza qualifiche. Chi vuole rimanere nel Regno Unito dovrà dimostrare un contributo eccezionale alla società per ottenere la residenza prima di un decennio, altrimenti il processo si allunga fino a 10 anni. Starmer ha sottolineato anche l’importanza della conoscenza dell’inglese, previsto come requisito stringente per chi vuole stabilirsi nel paese. Non si tratta solo di una questione formale, ma di garantire che i nuovi arrivati possano inserrsi efficacemente nella vita britannica.
Il governo vuole ridurre la pressione sulle frontiere e gestire un flusso più selezionato, con un mix di controlli più rigidi e incentivi a chi ha profili di alto livello. Questi cambiamenti si inseriscono in un quadro post-Brexit che ha già visto una chiusura generalizzata alle vie di ingresso precedentemente più facili.
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Impatti economici e reazioni dei settori chiave: sanità e università in allerta
L’effetto più evidente si prospetta nel comparto sanitario, che già fatica a reperire personale. La cancellazione dei visti per lavoratori poco specializzati rischia di aggravare la carenza operativa. La mancanza di misure di sostegno per almeno tre anni sembra interrompere qualsiasi tentativo di recupero rapido. Le norme più strette sul ricongiungimento familiare e controlli stringenti sulle agenzie di reclutamento impongono un ulteriore peso agli enti assistenziali. Josh Hawker, che gestisce una rete di residenze a Bristol, ha definito la situazione preoccupante, mettendo in luce l’impatto diretto sulle strutture.
Anche il fronte università registra tensioni. La possibilità per gli studenti internazionali di rimanere per 18 mesi dopo la laurea è un punto positivo, ma va a cozzare con l’introduzione di una tassa del 6% sulle rette universitarie. Nick Hillman dell’Higher Education Policy Institute ha segnalato come ciò possa diminuire il richiamo per gli studenti più brillanti, compromettendo la posizione del Regno Unito come meta globale per l’istruzione superiore.
Le nuove normative potrebbero mettere sotto pressione anche i settori collegati, come la logistica e l’agricoltura; aree che tradizionalmente dipendono da manodopera migrante meno qualificata.
Costi elevati e critica degli esperti: un esborso da decine di migliaia di sterline per il lavoratore sponsorizzato
L’avvocato specializzato Nick Rollason ha evidenziato come l’ingresso di un lavoratore qualificato, soprattutto se accompagnato dalla famiglia, potrà costare fino a 67.000 sterline. Questi costi rischiano di penalizzare in particolare comparti come la sanità e l’istruzione, dove la domanda di personale qualificato è alta ma le risorse finanziarie più limitate. Le tradizionali modalità di reclutamento dall’estero subiranno una drastica revisione, costringendo molte strutture a riflettere sulle proprie strategie di reperimento.
Il ministero dell’interno, pur evidenziando l’obiettivo di aumentare la produttività interna e ridurre la dipendenza dall’immigrazione temporanea, si trova a fare i conti con un diffuso scetticismo. Alcuni economisti segnalano effetti ridotti sul PIL pro capite, con i vantaggi fiscali derivanti soprattutto da un aumento della tassazione sui migranti.
Polemiche politiche e retorica attorno alla riforma: la linea di starmer sfida nigel farage e reform uk
La retorica usata da Starmer nella presentazione della riforma ha scatenato reazioni nel mondo politico. Il premier ha definito l’immigrazione una problematica nazionale, avvertendo del rischio che il Regno Unito diventi una “nazione di stranieri”. Il tono richiama quello del populismo anti-immigrati portato avanti da Nigel Farage, creando tensioni interne al partito laburista. Alcuni deputati temono che questa svolta possa trasformare il partito in una versione più mite, ma comunque simile, alle forze politiche radicali come Reform Uk.
Robert Ford, politologo a Manchester, ha evidenziato come la retorica di Starmer possa finire per alimentare posizioni populiste, senza fornire una risposta equilibrata alla questione migratoria. Nel frattempo, anche nel mondo accademico e tra gli esperti emergono dubbi sull’effetto di queste politiche, a fronte della necessità di un serio progetto di formazione interna.
Il dilemma della manodopera interna e i rischi di aree scoperte: il tesoro al lavoro sulla crescita economica
Brian Bell, presidente del Migration Advisory Committee, ha riconosciuto che una selezione più stretta può portare benefici economici grazie all’ingresso di lavoratori meglio pagati. Ma senza un piano robusto per formare e preparare la forza lavoro locale, il paese rischia di trovarsi scoperto in settori fondamentali come la logistica e l’agricoltura. Il tesoro britannico ha avviato una valutazione sugli effetti immediati della riforma sulla crescita, consapevole delle difficoltà in gioco.
Al centro del dibattito resta la sfida di trovare un equilibrio tra controllo dell’immigrazione e sostenibilità sociale. Le esigenze di sicurezza e ordine devono incontrare la realtà di un mercato del lavoro che dipende da flussi continui e diversificati per mantenere operativi vari comparti economici e servizi pubblici.