Home Processo in corso per Monia Bortolotti, accusata di aver ucciso i due figli di pochi mesi a distanza di un anno

Processo in corso per Monia Bortolotti, accusata di aver ucciso i due figli di pochi mesi a distanza di un anno

Il caso di Monia Bortolotti, accusata di aver soffocato i figli Mattia e Alice, continua a suscitare attenzione a Bergamo, con udienze in corso e nuove perizie attese.

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Monia Bortolotti è accusata di aver soffocato i suoi due figli piccoli a Bergamo; il processo, ancora in corso, si basa su perizie mediche e testimonianze che cercano di chiarire i dettagli della tragedia. - Unita.tv

Il caso giudiziario che coinvolge Monia Bortolotti, madre di 28 anni accusata di aver soffocato i suoi due figli piccoli, si sviluppa in maniera complessa a Bergamo. Le vittime sono Mattia, di 2 mesi, e Alice, di 4 mesi, morti a distanza di circa un anno l’uno dall’altra. Il procedimento è ancora aperto e le udienze si susseguono per chiarire i dettagli di una vicenda drammatica su cui indaga la giustizia italiana. In attesa di nuove perizie mediche e psichiatriche, la vicenda resta al centro dell’attenzione pubblica.

Le comunicazioni con l’ospedale papa giovanni xxiii e le prossime perizie

Nel corso della stessa udienza, è stata ascoltata la registrazione della telefonata tra Mirco Nacoti e il personale della centrale operativa dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Durante la conversazione, la dottoressa Favini mostrò sgomento per il fatto che Mattia, che era stato preso in cura proprio da loro poco prima, avesse subito una morte così improvvisa dopo aver subito interventi importanti come l’impianto del loop recorder.

Nacoti comunicò inoltre che la madre non aveva eseguito il massaggio cardiaco e che, nonostante fosse stato fatto “di tutto e di più”, il cuore del piccolo non era più ripartito dopo circa dieci minuti dall’allarme. Il processo intanto si prepara ad affrontare nuovi capitoli: è atteso il parere del medico legale Paolo Silvani, incaricato di esaminare i dati registrati dal loop recorder, per confermare la presunta asfissia meccanica acuta.

Il 30 giugno è prevista anche la discussione del contraddittorio sulla relazione psichiatrica che riguarda Monia Bortolotti, ora nel reparto psichiatrico del carcere di Castiglione delle Stiviere. L’evolversi di questi accertamenti potrebbe fornire elementi decisivi nel processo ancora aperto su una vicenda segnata dalla morte di due bambini molto piccoli.

Il ruolo del dottor mirco nacoti e la testimonianza in aula

Durante l’udienza tenutasi recentemente a Castiglione delle Stiviere, è intervenuto come testimone il medico rianimatore Mirco Nacoti. L’esperto spiegò come, la notte in cui Mattia morì, intervenne subito sul luogo, accanto ai paramedici del 118. Nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione, il medico confermò che il bimbo era ormai senza vita, “già visibilmente cianotico” al suo arrivo. Nacoti precisò inoltre che la madre, Monia, si trovava seduta sul divano e piangeva, ma non praticò alcuna manovra di soccorso sul bambino.

Il medico sottolineò che questa reazione è comune in situazioni drammatiche, soprattutto quando coinvolgono neonati, a causa di un incontrollabile blocco emotivo che paralizza i familiari. La testimonianza di Nacoti rafforza l’ipotesi che nessun intervento da parte di Monia abbia avuto luogo in quegli attimi fondamentali, un elemento che pesa nel quadro delle accuse.

Le dinamiche della tragedia e le prime indagini

Il punto di partenza del caso risale al 2022, quando Monia Bortolotti si presentò all’ospedale di Bergamo con Mattia in condizioni critiche a causa di un grave problema respiratorio. Il bambino aveva appena due mesi e fu salvato grazie all’intervento tempestivo dei medici. Vista la gravità dei sospetti, i sanitari installarono a Mattia un loop recorder, un dispositivo per monitorare l’attività cardiaca e individuare eventuali anomalie. Dopo qualche giorno il piccolo venne dimesso, ma poco dopo morì per insufficienza respiratoria.

L’autopsia evidenziò un’asfissia meccanica acuta legata a una compressione, un particolare che concentrò i sospetti sulla madre. Il caso prese una piega ancora più drammatica conoscendo un precedente: Alice, la prima figlia di Monia, era morta nel novembre del 2021 a soli quattro mesi. All’epoca, la causa ufficiale era stata un rigurgito, ma il riesame delle analisi sul corpo della bambina non era riuscito a stabilire con certezza la causa del decesso. Le indagini dunque si avviarono verso il sospetto che entrambe le morti potessero essere collegate a un comportamento volontario da parte della madre.