Home Omicidio Nada Cella, sparito il fermacarte riconosciuto come possibile arma del delitto durante il processo

Omicidio Nada Cella, sparito il fermacarte riconosciuto come possibile arma del delitto durante il processo

Il processo per l’omicidio di Nada Cella si complica con la scomparsa del fermacarte, presunta arma del delitto, mentre emergono nuove testimonianze e difficoltà investigative che alimentano le tensioni.

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Il processo per l’omicidio di Nada Cella a Garlasco si complica con la scomparsa del fermacarte, possibile arma del delitto, che rende più difficile confermare le responsabilità. - Unita.tv

Il processo per l’omicidio di Nada Cella, segretaria trovata morta nello studio di un commercialista di Garlasco, continua a presentare nuovi colpi di scena. L’ultima udienza ha rivelato che il fermacarte individuato come possibile arma del delitto è scomparso dalle prove raccolte, complicando ulteriormente la ricostruzione dei fatti. Le testimonianze e i riscontri tecnici hanno messo in luce dettagli cruciali, ma restano punti oscuri e tensioni attorno all’indagine e alle accuse.

La sparizione del fermacarte: un oggetto chiave svanito dalla scena del processo

Il fermacarte, sequestrato il giorno dell’omicidio e trovato in un armadio dello studio del commercialista Marco Soracco, non si trova più. È sparito senza lasciare traccia e non può più essere esaminato dai periti o dalle forze dell’ordine. Secondo le informazioni emerse durante la recente udienza a Garlasco, nessuno sembra sapere dove sia finito questo oggetto, che poteva rappresentare la chiave per chiarire modalità e dinamiche dell’aggressione.

Questa scomparsa ha suscitato preoccupazione tra i legali e gli inquirenti. Il fermacarte era stato collegato all’ipotesi delitto materia d’accusa per Annalucia Cecere, imputata per omicidio volontario. L’arma veniva attribuita a questa donna, che avrebbe colpito Nada Cella per motivi di gelosia, legati a una competizione per le attenzioni del commercialista Soracco, che impiegava entrambe. L’oggetto era stato restituito a Soracco un anno dopo il sequestro, data la mancanza di certezze sull’identità dell’assassina.

La perdita dell’arma del delitto complica l’istruttoria. Senza il fermacarte a disposizione, non è possibile effettuare ulteriori accertamenti scientifici, come analisi biologiche o impronte digitali. Questo dettaglio rende più difficile confermare la versione dell’accusa e rafforza il tentativo della difesa di mettere in dubbio l’intera catena probatoria.

I nuovi elementi della scientifica e la testimonianza della poliziotta daniela scimmi

La poliziotta Daniela Scimmi, esperta della scientifica di Roma, ha preso la parola nel corso del dibattimento per aggiornare la corte sulle possibilità offerte dalle nuove tecniche d’analisi forense. Spiegando che il fermacarte e un portaombrelli facevano parte di una lista di oggetti da riesaminare, ha chiarito che, al momento del riesame, nessuno di questi reperti risultava tra i materiali forniti agli investigatori.

Scimmi ha aggiunto che oggi si possono rilevare tracce organiche invisibili con metodi più avanzati, ma senza l’oggetto materiale tutto questo non si può fare. Ha inquadrare la situazione con estrema cautela, sottolineando che il profilo genetico ritrovato nello studio potrebbe appartenere a una donna. Questa traccia è però incompleta, dunque non permette di affermare nulla con certezza.

Ha anche indicato la mancanza della “pistola fumante” nel caso: non c’è un elemento inequivocabile che inchiodi una sola persona. I risultati contrastanti fanno vacillare alcune tesi e mantengono aperta la discussione sulla responsabilità.

Le analisi informatiche e le conclusioni del medico legale sul corpo di nada cella

Nell’udienza sono stati presentati anche elementi legati alle indagini informatiche e medico-legali. Il perito Mattia Epifani ha esaminato i dati di accesso al computer di Nada Cella il giorno dell’omicidio. Ha segnalato un’ora insolita per l’apertura del pc: le 7:50 del mattino, quando Nada di solito arrivava in ufficio più tardi, verso le 9. Nonostante qualche precedenza occasionale, questo episodio ha attirato l’attenzione degli investigatori.

Il medico legale Francesco Ventura ha rivisto le carte dell’autopsia, confermando che la vittima subì colpi ripetuti e violenti alla testa. L’aggressione sarebbe avvenuta in due fasi: un primo colpo potente alla scrivania, che ha stordito Nada, seguito da altri colpi inferti con strumenti diversi. Questa brutalità rafforza l’ipotesi di un delitto d’impeto.

Le ricostruzioni del medico legale danno un quadro di estrema violenza e un momento di tensione molto focale nell’ora dell’aggressione. Questi dettagli consolidano l’idea di un’aggressione improvvisa, in cui la vittima non è stata in grado di difendersi.

Le difficoltà investigative e i nuovi sviluppi del processo per la morte di nada cella

Il caso Nada Cella rimane intricato soprattutto per la mancanza di prove materiali vitali. La sparizione del fermacarte, presunta arma del delitto, rappresenta una perdita grave per gli investigatori. I rilievi tecnici e le testimonianze mostrano una scena complessa, con più persone coinvolte direttamente o indirettamente nei fatti.

Annunciata la competizione tra alcune figure coinvolte e le accuse di depistaggi in aula hanno messo in luce un quadro di rapporti tesi e misteriosi. La difesa contesta con forza le prove, puntando su assenze e incongruenze.

Con il procedere del processo, ogni nuovo elemento riesaminato può cambiare la percezione complessiva della vicenda. Le strategie difensive e le dichiarazioni di testimoni e tecnici tengono alta l’attenzione sulla ricerca della verità, tra ombre non dissipate.