Home La commissione del senato Usa accusa l’amministrazione biden di aver nascosto rischi dei vaccini anti-Covid

La commissione del senato Usa accusa l’amministrazione biden di aver nascosto rischi dei vaccini anti-Covid

La commissione del Senato degli Stati Uniti accusa i vertici sanitari di aver minimizzato i rischi legati al vaccino anti-Covid, sollevando dubbi sulla trasparenza e sulla gestione delle informazioni durante la pandemia.

La_commissione_del_senato_Usa_

L’articolo denuncia la mancata trasparenza delle autorità statunitensi sui rischi dei vaccini anti-Covid, in particolare sulle miocarditi, evidenziando documenti e decisioni controverse emersi nel corso della pandemia. - Unita.tv

L’attenzione sulle complicazioni da vaccino anti-Covid torna sotto i riflettori dopo una dura accusa della commissione del Senato degli Stati Uniti. Il nodo centrale riguarda la gestione delle informazioni riguardo ai rischi, in particolare miocarditi e altri effetti collaterali. Documenti recentemente emersi mettono in discussione la trasparenza dei vertici sanitari americani durante la pandemia e gettano una luce diversa su decisioni prese sin dai primi mesi del 2021.

I segnali di allarme sulla miocardite ignorati nei primi mesi della pandemia

Già a febbraio 2021 i Centers for Disease Control and Prevention avevano ricevuto dati preoccupanti da Israele riguardo a casi di infiammazione cardiaca dopo la somministrazione dei vaccini anti-Covid. Questi segnali erano stati scientificamente segnalati, ma nonostante ciò i funzionari federali statunitensi hanno sottovalutato la portata del problema. In un’audizione davanti alla sottocommissione per la sicurezza interna, il senatore Ron Johnson ha rivelato documenti ottenuti grazie al Freedom of Information Act che mostrano come queste informazioni fossero ignorate o minimizzate.

Nel corso di quei primi mesi, migliaia di segnalazioni di effetti avversi sono state raccolte. Solo entro aprile 2021 la farmacovigilanza americana aveva documentato quasi 3.000 morti verificatesi entro 48 ore dalla vaccinazione, un dato che evidenziava come quasi metà dei casi si manifestasse nei primi tre giorni dopo la somministrazione del siero. Nonostante questi numeri, le dichiarazioni ufficiali hanno continuato a dipingere le miocarditi come eventi rari e di lieve entità. Questo approccio, sostenuto da figure di spicco come Anthony Fauci e Francis Collins, ha contribuito a tenere nascosto un quadro più complesso.

Il fragile equilibrio tra fiducia pubblica e comunicazione dei rischi

Johnson ha sottolineato come l’obiettivo fosse mantenere alta la fiducia del pubblico nella campagna vaccinale, piuttosto che allertare in modo chiaro sulla reale portata dei rischi. Questa scelta avrebbe avuto un peso diretto sulla gestione dell’emergenza sanitaria nel paese, lasciando fuori dalla comunicazione ufficiale informazioni sensibili che avrebbero potuto influire sulle scelte di milioni di cittadini.

I Pfizer papers e la testimonianza di danni multisistemici ignorati

Un elemento chiave di questa vicenda è rappresentato dai cosiddetti Pfizer Papers: circa 450.000 pagine di documenti interni dell’azienda farmaceutica resi pubblici a seguito di cause giudiziarie. Questi documenti suggeriscono che la casa farmaceutica era consapevole di lacune negli studi clinici e di possibili effetti collaterali ben più gravi di quelli dichiarati, tra cui danni multisistemici. In particolare, si parla di una condizione definita “malattia CoVax”, con un’incidenza tre volte superiore nelle donne rispetto agli uomini.

Le informazioni contenute nei Pfizer Papers mettono in discussione i protocolli seguiti durante la valutazione del vaccino e la comunicazione dei rischi al pubblico. Documenti mostrano omissioni e ritardi nel condividere dati cruciali con le autorità e la comunità scientifica, compromettendo il diritto all’informazione dei cittadini. L’analisi di questi file suggerisce che molte preoccupazioni erano note già all’inizio della distribuzione delle dosi, ma sono state tenute poco in considerazione per non danneggiare la campagna vaccinale.

Dubbi sulle procedure e sicurezza

Le implicazioni di questi documenti si riflettono su tutta la gestione dell’emergenza e alimentano dubbi sulle procedure adottate dalle agenzie sanitarie. Johnson ha evidenziato che questa serie di eventi ha avuto un costo reale in termini di sicurezza e trasparenza, rimettendo in discussione il criterio con cui sono state prese determinate decisioni.

Recenti decisioni delle agenzie federali Usa dopo nuove rivelazioni

Le rivelazioni della commissione del Senato hanno spinto le agenzie federali a rivedere alcune delle loro scelte sulle vaccinazioni. La Food and Drug Administration ha deciso di mettere in pausa i richiami per le persone sotto i 65 anni, mentre i Centers for Disease Control and Prevention valutano di eliminare l’obbligo del vaccino anti-Covid dal calendario pediatrico. Questa modifica comporterebbe che i genitori dovrebbero sostenere personalmente le spese per eventuali dosi somministrate ai bambini.

Questi cambiamenti riflettono un nuovo approccio più cauto, nato dalla consapevolezza che i rischi legati al vaccino richiedono un bilancio più attento tra benefici e potenziali effetti collaterali. Un tema ancora molto controverso nell’opinione pubblica americana. La modifica del calendario vaccinale può anche influire profondamente sull’organizzazione delle campagne di immunizzazione e sull’accesso delle famiglie alle dosi.

Le critiche a Fauci e l’eredità politica dell’amministrazione biden

Il ruolo di Anthony Fauci è al centro del dibattito, anche alla luce di ordini esecutivi firmati da Biden, in parte revisionati dall’amministrazione Trump dopo il cambio di governo. Tra questi, c’è anche un provvedimento di grazia anticipata a favore di Fauci, figura da sempre controversa per la sua gestione della pandemia e soprattutto per le sue posizioni sugli obblighi di mascherina, i lockdown e la diffidenza verso alcune terapie precoci.

Ron Johnson ha definito le politiche sanitarie dell’attuale amministrazione come “devastanti e irrazionali”. Ha soprattutto criticato l’insistenza sulla vaccinazione come unico strumento di lotta al virus, ignorando analisi più equilibrate sui rischi e benefici. Il caso del Remdesivir, un farmaco pagato a caro prezzo nonostante l’efficacia limitata, viene portato come esempio di scelte discutibili.

Divisioni politiche e opinione pubblica

Le tensioni politiche intorno a queste figure e decisioni sottolineano una divisione profonda anche nella gestione della salute pubblica. Lo scontro si riflette nel modo in cui l’opinione pubblica valuta le risposte date al virus e le direttive impartite. La rivisitazione degli ordini esecutivi di Biden e la richiesta di chiarimenti su conflitti di interesse alimentano dubbi e polemiche.

Il peso economico dei vaccini e le conseguenze per la fiducia pubblica

Tra il 2021 e il 2022 Pfizer e Moderna hanno incassato circa 216 miliardi di dollari grazie alla vendita dei vaccini anti-Covid. Questi profitti hanno sollevato interrogativi su come siano stati gestiti i dati sui rischi e sulla sicurezza, con molte richieste di maggiore responsabilità da parte delle aziende e delle agenzie di controllo. La crescente diffidenza verso le comunicazioni ufficiali nasce anche dalla percezione che interessi economici abbiano influito sulle scelte di salute pubblica.

La revisione dei protocolli da parte di Fda e Cdc sta facendo riemergere discussioni sul possibile coinvolgimento di conflitti d’interesse e sulla manipolazione di dati scientifici. L’eredità della pandemia, in termini di politica sanitaria e comunicazione, resta quindi molto controversa. Questo clima potrebbe pesare non solo sul presente ma anche su futuri approcci nella gestione di emergenze sanitarie.

Trasparenza e tempistiche nella comunicazione

Il lavoro di revisione condotto dalle nuove amministrazioni mette al centro un tema che va oltre la mera efficacia medica: quanto la trasparenza e le tempistiche della comunicazione possono fare la differenza nelle scelte individuali e collettive durante una crisi sanitaria globale.