La cina conquista l’europa con auto ibride e a benzina mentre il green deal blocca le fabbriche europee

L’Europa accelera la transizione verso l’elettrico, mentre la Cina conquista il mercato con auto ibride e a benzina, evidenziando le sfide del green deal europeo e le debolezze infrastrutturali.
L’Europa accelera la transizione verso l’auto elettrica con il Green Deal, mentre la Cina conquista il mercato europeo con auto ibride e a benzina, sfruttando lacune infrastrutturali e politiche, mettendo a rischio gli obiettivi ambientali e industriali europei. - Unita.tv

L’Europa accelera la chiusura degli stabilimenti che producono auto termiche per rispettare il green deal e puntare tutto sull’elettrico. Nel frattempo la cina irrompe sul mercato europeo con una montagna di automobili ibride e a benzina, inserendosi nel vuoto lasciato dai costruttori del vecchio continente. Nel primo trimestre del 2024 le immatricolazioni di auto cinesi in Europa hanno raggiunto quota 150.000, ma solo il 30% sono veicoli elettrici, mentre il resto è composto principalmente da ibride con motore a scoppio. Questo spostamento ha aperto un dibattito sulle conseguenze ambientali e industriali del green deal europeo e sulla strategia cinese che, basata su tariffe e investimenti, mira a dominare il mercato, sfruttando le debolezze europee.

Crescita delle auto cinesi in europa: numeri e dinamiche di mercato

Nei primi tre mesi del 2024 in Europa sono stati immatricolati 150.000 veicoli di provenienza cinese, un record dovuto alla diffusione soprattutto di modelli ibridi con motore a benzina. Solo il 30% di questi veicoli sono elettrici, un dato che segnala come la maggior parte dei consumatori europei prediliga soluzioni meno costose e più accessibili per viaggi quotidiani, soprattutto nelle zone dove la rete di ricarica elettrica è ancora insufficiente. Aziende come BYD e Geely hanno ampliato gli impianti dedicati alla produzione di questi veicoli, preparando la scalata all’Europa con modelli competitivi per prezzo e autonomia.

La domanda di auto ibride e a benzina riflette anche la carenza di infrastrutture. Con circa 500.000 colonnine di ricarica sparse principalmente in Germania e Francia, guidare un veicolo elettrico rimane complicato per chi vive in città senza garage o in aree meno servite. Ciò rende le auto cinesi ibride una scelta più pratica per un’ampia fascia di automobilisti. La scelta di puntare su motori a combustione ibridi, infatti, permette di aggirare i limiti attuali dell’elettrico ed entra nel mercato con un’offerta di veicoli meno costosi e più versatili.

Il green deal europeo e le sue implicazioni sulla produzione

Il green deal europeo ha stabilito lo stop alla vendita di auto termiche entro il 2035, spingendo i costruttori del continente a rivedere i propri piani industriali. Alcune fabbriche hanno già chiuso mentre altre sono in fase di riconversione verso la produzione esclusiva di auto elettriche. Questa transizione rapida ha portato a una riduzione notevole nella produzione di motori tradizionali, ma il cambiamento non procede senza difficoltà. I costi, l’adattamento delle linee produttive e la diffusione ancora limitata di infrastrutture di ricarica rallentano il nuovo corso europeo.

La concorrenza dei marchi storici e la flessibilità asiatica

I marchi storici dell’auto in Europa, come Volkswagen e Stellantis, arrancano nel convertire ormai vecchi impianti mentre la concorrenza cinese conquista una fetta crescente di mercato. La flessibilità delle industrie asiatiche, sostenute da fondi statali, permette loro di produrre contemporaneamente vetture termiche e ibride, spostando la produzione facilmente tra segmenti diversi in base alla domanda. Questo permette alla cina di recuperare terreno proprio mentre in Europa il settore automobilistico si ritrova in affanno.

La strategia cinese tra dazi, produzione e controllo del mercato

L’Europa ha imposto un dazio del 38% sulle auto elettriche importate da fuori continente. Ma la cina ha risposto in modo pragmatico sviluppando un’offerta massiccia di auto ibride, che invece sono esenti da tali dazi. Questa scelta ha aperto un canale preferenziale per i costruttori cinesi sul mercato europeo, capace di sfruttare la ancora debole domanda di auto elettriche da parte dei consumatori europei.

Xi Jinping punta sul vantaggio competitivo che deriva da un sistema industriale tanto ampio quanto flessibile, capace di variare la produzione senza rallentamenti. Con impianti alimentati ancora largamente a carbone, la cina mantiene costi di produzione bassi, passando velocemente dalla produzione di veicoli elettrici a ibridi o tradizionali, in modo da adattarsi alle richieste di un continente che, mentre spinge sul verde, fatica a sostenere la domanda di mobilità completamente elettrica.

Il risultato è che l’Europa si trova a vedersi invadere da automobili che, pur avendo tecnologie più inquinanti, costano meno e rispondono a esigenze di mobilità più immediate. Questo fenomeno rischia di vanificare alcuni obiettivi ambientali che l’Unione europea si è data con il green deal.

Le sfide per l’europa nel mantenere il proprio ruolo industriale e ambientale

Dietro all’espansione della cinese nel mercato europeo si nascondono tensioni economiche e industriali rilevanti. Bruxelles continua a puntare a una diffusione del 40% di auto elettriche entro il 2030, ma questa scommessa si scontra con rallentamenti tecnologici e l’insufficiente rete infrastrutturale sul territorio comunitario. Intanto i colossi asiatici sfruttano proprio queste difficoltà per accrescere la loro presenza negli spazi produttivi e commerciali che l’Europa abbandona.

Il rischio è che l’Unione europea perda un settore chiave della propria manifattura, cancellando competenze storiche nel campo dell’automotive e subendo un ulteriore arretramento industriale dopo aver perso già parte del mercato di fotovoltaico e elettronica. Ursula von der Leyen, che solo un anno fa aveva celebrato gli incentivi per l’elettrico, deve oggi fare i conti con le difficoltà di una politica su cui pesano scelte poco coerenti e un mercato molto più complesso del previsto.

La presenza massiccia di auto a benzina e ibride prodotte in cina, con l’appoggio di strategie politiche e industriali aggressive, mette in discussione il percorso verso una vera mobilità pulita in Europa. Nel campo industriale lo scontro tra chi chiude e chi continua a produrre motori tradizionali con costi più bassi si accentua, con conseguenze che potrebbero farsi sentire nei prossimi anni in modo ancora più marcato.