Come il programma nazionale esiti misura la qualità delle cure nel servizio sanitario nazionale italiano
Il programma nazionale esiti, attivo dal 2012, analizza la variabilità degli esiti sanitari in Italia, evidenziando disparità tra regioni e ASL e suggerendo miglioramenti per l’assistenza sanitaria.

Il Programma nazionale esiti, attivo dal 2012 e promosso da Agenas, monitora la qualità e i risultati delle cure nel servizio sanitario nazionale italiano, evidenziando variazioni significative tra regioni e aziende sanitarie e sottolineando la necessità di migliorare l’equità e l’efficacia dell’assistenza. - Unita.tv
Il servizio sanitario nazionale italiano da decenni garantisce assistenza e cure, ma valutare solo risorse e prestazioni non basta a capire il reale impatto sulla salute dei cittadini. Dal 2012 è attivo il Programma nazionale esiti , promosso da Agenas, che si concentra su indicatori concreti per verificare i risultati delle cure offerte su tutto il territorio nazionale. I dati più recenti, aggiornati al 2023, rivelano grande variabilità negli esiti a livello regionale e tra aziende sanitarie locali , indicando margini di miglioramento nell’efficacia del sistema.
La nascita del programma nazionale esiti e il suo ruolo nel sistema sanitario
Il servizio sanitario nazionale italiano ha iniziato a misurare gli esiti delle cure solo dopo quasi trent’anni dalla sua istituzione. Nel 2012, su impulso del Servizio di epidemiologia della regione Lazio, è nato il programma nazionale esiti , inserito nell’ambito delle attività gestite da Agenas – l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. L’obiettivo dichiarato del Pne è di passare da una semplice misurazione delle risorse e delle attività a una valutazione attenta dei risultati in termini di salute.
Questa iniziativa ha introdotto un sistema di indicatori, calcolati su dati nazionali, per monitorare esiti clinici e assistenziali in modo comparabile tra strutture diverse, territori e periodi temporali. Il programma affianca ai dati quantitativi attività di audit e supporto per le strutture e le regioni che intendono approfondire i casi con esiti meno soddisfacenti. Il monitoraggio continuo e l’aggiornamento degli indicatori tengono conto dei cambiamenti e delle aree meno esplorate, segnalando la volontà di affinare costantemente lo strumento di valutazione.
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Indicatori di esito: copertura, metodologia e aree di attenzione del Pne
Il programma nazionale esiti si basa su un ampio insieme di indicatori, suddivisi per ambiti specialistici e tipologie di esito, che vengono monitorati attraverso dati raccolti sistematicamente a livello nazionale. Non tutte le discipline sanitarie sono coperte allo stesso modo: alcune come cardiologia e oncologia dispongono di un numero elevato di indicatori, mentre settori come psichiatria o pronto soccorso sono rappresentati da pochi parametri.
Questo divario rispecchia la complessità e la disponibilità di dati in varie branche della medicina ma anche la necessità di estendere la copertura ad aree oggi meno indagate. La metodologia applicata si basa su tecniche statistiche mirate a rendere le performance confrontabili, considerando le differenze di popolazione e contesto. Questo approccio consente di identificare rapidamente le situazioni in cui gli esiti di salute sono significativamente migliori o peggiori rispetto alla media nazionale. Il Pne diffonde i dati anche online , permettendo a operatori e cittadini di approfondire i risultati.
Variabilità degli esiti nelle diverse aree del servizio sanitario: esempi e confronto tra regioni
Le valutazioni del Pne mettono in luce un quadro molto variegato degli esiti sanitari tra regioni e tra ASL. Per esempio, la mortalità a un anno dalla frattura del collo del femore varia notevolmente. Nel 2022 la media nazionale è stata di 19,73 decessi ogni 1.000 casi, ma la percentuale di ASL con esiti peggiori rispetto al valore medio oscilla da zero a quasi il 100% in alcune regioni. In una regione con 10 ASL, la mortalità maggiore di quella nazionale si registra solo in una ASL, mentre in un’altra regione con altrettante ASL la situazione opposta riguarda otto ASL.
Stesso schema si riscontra per altri indicatori, come la mortalità dopo ictus ischemico o infarto del miocardio. Anche per le visite e i ricoveri in pronto soccorso gli indicatori evidenziano differenze marcate tra territori, misurate su accessi effettuati nei giorni festivi e lavorativi del 2023 per codici di bassa urgenza. Questa dispersione indica che la qualità delle cure non è uniforme e dipende da dove si vive o ci si cura.
Assenza di uniformità anche nell’assistenza territoriale e nell’ospedalizzazione evitabile
Il Pne valuta anche indicatori legati alla capacità dell’assistenza territoriale di prevenire condizioni critiche. Alcuni esempi riguardano i ricoveri per patologie come asma, BPCO, diabete non complicato, infezioni urinarie, influenza e scompenso cardiaco registrati nel 2023. Questi eventi dovrebbero essere ridotti da una gestione efficace a livello territoriale ma i dati mostrano ampie differenze tra ASL, segnalando quindi potenziali lacune nell’assistenza.
Altro aspetto che salta all’occhio è la diversità degli esiti non solo tra regioni ma anche all’interno della stessa regione, dove zone diverse presentano risultati molto differenti. Ciò genera un problema di equità visto che non tutti i cittadini ricevono la stessa qualità di cura, a seconda del luogo di residenza. Accedere a cure efficaci deve essere un diritto uniforme, ma i dati del Pne dicono che così non è.
Ostacoli e resistenze nell’utilizzo dei dati per migliorare la sanità pubblica
Nonostante la mole di dati e informazioni raccolti e diffusi, l’effettivo impatto del Pne resta limitato. Spesso i risultati non vengono utilizzati per interventi correttivi decisi; chi opera nel sistema sanitario mostra scarsa propensione ad essere valutato e giudicato. Di conseguenza, i risultati appena indicati, specie quelli meno positivi, tendono a essere dimenticati o sminuiti.
Un utilizzo corretto dovrebbe prevedere che ogni ente territoriale lavori per ridurre la variabilità interna agli ambiti di propria competenza, limitando disparità tra ASL con risultati inferiori alla media. Allo stesso tempo il governo nazionale deve svolgere un ruolo per abbassare le discrepanze tra regioni. Misurare le conseguenze delle cure deve diventare parte integrante del processo di gestione sanitaria e non un adempimento aggiuntivo; solo così la cura del cittadino può realmente migliorare lungo tutto il paese.