Attilio fontana e la fine dell’indagine abuso d’ufficio: le tensioni politiche e regionali in lombardia

Attilio Fontana riflette sull’indagine per abuso d’ufficio archiviata, le sue ripercussioni politiche in Lombardia e il rapporto con il governo Meloni, evidenziando tensioni tra regioni e centro.
L’articolo riporta le riflessioni di Attilio Fontana sull’indagine per abuso d’ufficio, l’abrogazione del reato, le tensioni politiche in Lombardia e i rapporti difficili con il governo centrale, a pochi mesi dalle elezioni regionali. - Unita.tv

L’indagine per abuso d’ufficio che ha coinvolto Attilio Fontana si è chiusa senza accuse, ma l’eco di quel procedimento pesa ancora sul governatore lombardo. In un’intervista recente, Fontana ha condiviso le sue riflessioni su questo episodio giudiziario, sull’abrogazione del reato e sulle ripercussioni politiche nella Lombardia e nel governo nazionale. Il quadro che emerge racconta le difficili relazioni tra istituzioni regionali, partiti e giustizia, a poche settimane dalle elezioni regionali in una delle regioni più importanti d’Italia.

Il peso dell’indagine e l’impatto sulle carriere politiche

Attilio Fontana ha vissuto per circa un anno e mezzo con un’indagine aperta per abuso d’ufficio, terminata con l’archiviazione. Nonostante questa conclusione, il governatore rimarca come il sospetto abbia segnato la sua immagine pubblica e personale. Quella che lui definisce “una macchia”, infatti, resta anche quando la giustizia si pronuncia in maniera favorevole. Nel corso dell’intervista al Foglio, Fontana ha sottolineato che molti amministratori hanno subito processi mediatici enormi per un reato che spesso non produceva risultati concreti nelle aule giudiziarie, ma portava solo a “sporcature” delle loro reputazioni.

Abrogazione del reato e conseguenze politiche

La discussione si è poi concentrata sulle conseguenze più ampie del reato di abuso d’ufficio, abrogato nel frattempo dal governo, decisione che la corte costituzionale ha ritenuto legittima. Fontana accusa la normativa passata di aver “falcidiato” intere classi dirigenti in varie regioni italiane, parlandone come di un meccanismo che ha “umiliato e sporcato amministratori seri e preparati”. Per il presidente lombardo, questo problema riguarda tutti i partiti, ma la sinistra avrebbe una visione diversa, ritenendo che l’intervento della magistratura possa giovarle nelle campagne elettorali.

Il giudizio sulle reazioni politiche e mediatiche all’indagine

Fontana ha spiegato come si sia trovato a fronteggiare non solo la burocrazia e la giustizia, ma anche la pressione pubblica. Il senso di essere sotto esame, ha raccontato, lo accompagnava quotidianamente e si rifletteva anche sulla vita della sua famiglia. I figli non comprendevano perché fosse necessario un controllo simile, come la presenza delle forze dell’ordine a casa sua. Questo aspetto, quasi privato, rappresenta una delle conseguenze meno visibili delle indagini politiche.

Fontana ha poi commentato la disparità di trattamento riservato dagli organi di stampa fra l’annuncio dell’apertura di un’indagine e le archiviazioni successive. Le prime richiamano l’attenzione, mentre le seconde risultano quasi invisibili, lasciando dietro di sé “qualcosa” di irritante. Questa critica più generale si lega alla sua visione sulla sinistra, che a suo avviso preferisce mantenere questo status per trarne vantaggio politico, rifiutando di celebrare la cancellazione del reato di abuso d’ufficio anche quando tocca loro amministratori.

Le tensioni interne al centrodestra e la strategia per la lombardia

Il dibattito politico si sposta in Lombardia e nelle prossime elezioni regionali, tema caldo per Fontana. Il governatore ha chiarito la posizione della Lega sul futuro politico locale. A suo dire, la Lega intende mantenere un ruolo predominante nella regione e respinge con decisione l’idea che un esponente di Fratelli d’Italia possa sostituirlo alla guida del territorio. Fontana ha definito la classe dirigente leghista “più preparata” e ha esortato a mantenere una coalizione unita tra i partiti del centrodestra per vincere le elezioni.

Sulla possibile candidatura di Guido Guidesi, attuale assessore, Fontana ha espresso giudizi positivi: riconosce nel politico numeri validi per governare la Lombardia, benché voglia evitare che il nome venga esposto prematuramente. La scelta di un sostituto deve avvenire con calma, e in un contesto che eviti frizioni troppo forti tra forze alleate, sottolineando la delicatezza di queste scelte che influiranno sul futuro della regione.

I rapporti con il governo nazionale e le accuse di centralismo

Nell’intervista si è affrontato anche il rapporto tra la Lombardia e il governo Meloni, da Fontana definito “troppo romanocentrico”. Il governatore ha lamentato un atteggiamento di distacco nei confronti delle regioni del nord, che invece, secondo lui, svolgono un ruolo centrale nell’economia italiana. La critica si concentra soprattutto sulla gestione della burocrazia, che non sarebbe sotto stretto controllo del governo, con conseguenze negative soprattutto per una regione come la Lombardia, descritta come un “motore” nazionale.

Fontana invita la premier a considerare questo aspetto perché l’attuale impostazione rischia di allontanare un territorio fondamentale. La denuncia riguarda anche la mancanza di un amico o alleato dentro la macchina burocratica romana che possa aiutare la Lombardia a vedere riconosciuta la sua posizione strategica. Queste parole riflettono tensioni concrete fra governo centrale e realtà regionali, rimarcando un senso di distanza e scontento da parte delle comunità del nord.

Il racconto di Fontana mette in luce un momento politico complesso tra inchieste giudiziarie, alleanze politiche e conflitti interni. Restano aperti nodi importanti per la prossima campagna elettorale e per i rapporti tra Lombardia e governo, segnati da un sentimento di sfiducia verso certi strumenti giudiziari e verso il peso delle dinamiche centrali su realtà locali decisive.