Sembra una spiaggia delle Maldive ma è in Italia: acqua cristallina e una grotta leggendaria da esplorare

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La spiaggia italiana che sembra le Maldive: acque cristalline e grotte millenarie a due passi da Soverato.
Tra le tante meraviglie del litorale calabrese, una baia nascosta tra le scogliere sta conquistando l’attenzione dei viaggiatori per la sua somiglianza impressionante con le Maldive. Il nome non è casuale: in molti la chiamano già “le Maldive della Calabria”. Si tratta della spiaggia di Caminia di Stalettì, una frazione a nove chilometri da Soverato, lungo la Costa dei Saraceni. Una lingua di sabbia bianca racchiusa tra due promontori rocciosi, dove l’acqua è trasparente, calma e profonda sin da pochi metri dalla riva. Un piccolo paradiso accessibile, raggiungibile in auto o via mare, che si sta affermando come una delle mete più suggestive del Sud Italia.
Un fondale spettacolare per lo snorkeling e il relax
Caminia non è solo bella da vedere, ma perfetta per chi ama nuotare o esplorare i fondali. Il mare, di un turchese netto, mantiene una profondità contenuta – raramente superiore ai 12 metri – e offre una visibilità eccezionale anche a pochi metri dalla battigia.

Le due scogliere che delimitano la spiaggia formano un ecosistema ricco di grotte, insenature e tracce archeologiche, un tempo rifugi naturali, oggi meta ideale per lo snorkeling diurno e notturno. Il litorale alterna tratti liberi e due stabilimenti balneari per chi preferisce comfort e servizi. Qui il tempo sembra scorrere più lentamente, tra lunghe passeggiate sul bagnasciuga, bagni in acque calme e un sole costante che disegna colori netti sulla sabbia granulosa.
La Grotta di San Gregorio e una leggenda del VII secolo
A rendere Caminia ancora più affascinante è la presenza della Grotta di San Gregorio, incastonata nella scogliera orientale. È raggiungibile a piedi attraverso un sentiero roccioso, utilizzato anche come trampolino per tuffi, oppure via mare, a nuoto o in canoa. Ma oltre al fascino naturale, c’è una leggenda che attraversa i secoli. Secondo la tradizione, durante l’iconoclastia del VII secolo, la grotta fu usata per nascondere le reliquie di San Gregorio Taumaturgo, portate via dall’Oriente per sfuggire alla distruzione. Il luogo, ancora oggi, emana un senso di silenzio e sacralità. E anche chi non conosce la storia, resta colpito dalla suggestione del paesaggio: l’acqua che riflette la luce all’interno della cavità, il profilo delle rocce scolpite dal tempo, la sensazione di trovarsi fuori dal mondo.