Sembra di stare in Grecia, ma sei in Italia: il borgo sul mare con la piazza più bella del sud

Come arrivare in questo angolo di silenzio: strade, curve e stupore - Unita.tv
Esiste un borgo sospeso tra storia e Mediterraneo, dove la pietra scaldata dal sole incontra il silenzio del mare e il profumo di tonno e pomodoro
Nel punto più caldo del sud-est siciliano, tra mare cristallino, vicoli assolati e tradizioni antiche, si svela Marzamemi, un borgo marinaro che sembra un quadro vivente. Qui il tempo non corre: si siede, ascolta, osserva. Si respira salsedine, si ascoltano i gabbiani e si cammina tra muri in pietra chiara che raccontano secoli di vita. Tutto è silenzioso e vibrante, come un racconto che non ha bisogno di parole.
Tra approdi antichi e tonnare storiche, dove il Mediterraneo ha messo radici
Marzamemi nasce dalla terra e dal mare, da un piccolo approdo naturale che nei secoli è diventato porto, poi tonnara, poi borgo. Le sue radici arabe si leggono nel nome, nei suoni, nei colori che riflettono la luce del sole sul mare basso e limpido. Il cuore della sua storia pulsa attorno alla tonnara storica, centro di vita e lavoro per generazioni di pescatori, che con le mani callose tiravano fuori il tonno, lo trasformavano, lo dividevano.
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Nel corso del tempo il borgo si è arricchito di palazzi nobiliari, chiese affacciate sul mare e casette dei tonnaroti, che oggi conservano l’anima semplice di chi ha sempre avuto il mare di fronte e la fatica nelle braccia. Ogni pietra è rimasta lì dove il tempo l’ha posata, ogni balcone racconta vite passate, ogni arco svela uno scorcio inaspettato. Marzamemi è rimasto sé stesso anche quando ha smesso di essere solo tonno e reti: è diventato un rifugio per chi cerca la bellezza che non si grida.
Piazza Regina Margherita, porticcioli e vicoli: dove si fermano i pensieri e inizia il viaggio
Passeggiare tra i vicoli di Marzamemi è come muoversi in una cartolina viva. Al centro del borgo c’è Piazza Regina Margherita, cuore aperto di pietra, dove ogni angolo è scenografia, ogni tavolo una storia da raccontare. Le casette dei pescatori, basse, quadrate, solide, sono oggi piccoli ristoranti, botteghe, angoli d’ombra per chi si ferma a respirare. Il Porticciolo La Balata ospita barche che sembrano giocattoli, colorate, ancorate a uno specchio d’acqua che riflette il cielo senza filtri.
Ogni scorcio è un invito a rallentare. I vicoli si aprono su cortili nascosti, su panni stesi, su profumi di bottarga, pomodoro Pachino, tonno rosso e pane caldo. La luce di Marzamemi è diversa: accarezza i muri, abbraccia il selciato, scivola dolce sui tavolini bianchi affacciati sul mare. Tutto qui è semplice, ma niente è banale. Il rumore del mare si mescola a quello dei passi lenti, delle biciclette, delle forchette che graffiano i piatti.

Raggiungere Marzamemi significa attraversare paesaggi che cambiano tono ma non perdono magia. Chi arriva da Catania percorre l’autostrada costeggiata da campi assolati, poi devia verso Noto e si perde tra muretti a secco, ulivi e vento caldo. Da Siracusa, la strada è più breve ma ugualmente intensa, tra strade statali, profumo di agrumi e cartelli che sembrano sussurrare storie. Si può arrivare anche da Comiso, attraversando la Sicilia interna, o con il treno fino a Pachino, per poi proseguire piano, senza fretta.
A Marzamemi si arriva così: dopo curve morbide, respiri profondi e il mare che compare all’improvviso. Non servono grandi indicazioni. Una volta arrivati, si sente che è il posto giusto. Qui si cammina, si ascolta, si mangia, si guarda. Non si corre. Non si urla. Si vive. Marzamemi è un frammento di Mediterraneo che ha scelto di non diventare rumore. È un abbraccio di pietra e sale, una luce che resta negli occhi, un luogo che non ti chiede nulla ma ti lascia tutto. Chi lo visita lo capisce in fretta: ci sono posti che si raccontano da soli. Marzamemi è uno di questi.