Scopri il quartiere di Roma: un’area sospesa nel tempo, amata dal cinema horror per la sua architettura Liberty e l’aura misteriosa. Ecco dove si trova e perché è così affascinante.
Roma continua a sorprendere anche chi la conosce da anni. Oltre i monumenti più famosi e le piazze affollate, esistono angoli poco noti che raccontano un’altra faccia della città: meno turistica, più intima e a tratti inquietante. Uno di questi è il quartiere Coppedè, una zona sospesa tra epoche e stili, diventata un set ricorrente per film horror e thriller grazie alla sua estetica fuori dal comune. Chi ci entra per la prima volta, spesso lo fa per caso, e ne esce con la sensazione di aver attraversato un portale spazio-temporale.
Coppedè, tra Liberty e mistero: l’anima nascosta di Roma
Situato tra via Salaria e via Nomentana, il quartiere Coppedè prende il nome dal suo ideatore, l’architetto Gino Coppedè, che tra il 1915 e il 1927 ha progettato 26 palazzine e 17 villini unendo in modo inedito stile Liberty, Art Decò, richiami medievali, barocchi e greci. Il risultato è un insieme architettonico unico a Roma, che non somiglia a nulla di ciò che si vede nel resto della città. L’ingresso avviene da via Tagliamento, attraverso un grande arco in pietra sormontato da un lampadario in ferro battuto: da lì, si accede a piazza Mincio, cuore pulsante del quartiere, dove si trova la suggestiva Fontana delle Rane.

L’atmosfera, già dal primo passo, è irreale. Ogni edificio è carico di simbolismi, decorazioni inquietanti, mascheroni, animali scolpiti nella pietra, elementi gotici e citazioni cinematografiche. L’arco stesso richiama una scenografia del film muto Cabiria, girato nel 1914, in omaggio al legame profondo tra questo quartiere e il mondo del cinema. Le geometrie e le prospettive creano un effetto straniante: nulla sembra costruito secondo logica urbana. È proprio questa aura sospesa, quasi da sogno distorto, a renderlo perfetto per racconti noir e scene di tensione.
Il set perfetto per l’horror: da Dario Argento a House of Gucci
A scegliere Coppedè per il proprio cinema è stato, tra i primi, Dario Argento, che lo ha usato per alcune scene de L’uccello dalle piume di cristallo e, più tardi, di Inferno. L’architettura onirica del quartiere, i chiaroscuri naturali prodotti da sporgenze e lanterne, creano una scenografia pronta all’uso, senza bisogno di effetti digitali. Il regista americano Richard Donner ha ambientato proprio qui l’incipit de Il Presagio, uno dei film horror più noti degli anni ’70, contribuendo a consolidare la fama del quartiere come luogo inquieto e affascinante.
Ma il quartiere ha attratto anche produzioni più recenti. Ne Il profumo della signora in nero, diretto da Francesco Barilli, gli scorci di Coppedè amplificano il senso di disagio e claustrofobia. Nella pellicola House of Gucci, i registi hanno scelto alcuni dettagli architettonici come sfondo per esaltare il contrasto tra eleganza e decadenza. Il quartiere, pur essendo relativamente piccolo, è diventato un simbolo visivo potente, capace di evocare emozioni forti anche solo attraverso una passeggiata silenziosa.
Oggi, chi scopre Coppedè per caso resta spesso interdetto. Non ci sono vere indicazioni turistiche, eppure le sue strade sembrano cariche di storia e di cinema, come se ogni angolo potesse raccontare un episodio oscuro. In una città che vive nel continuo equilibrio tra presente e passato, Coppedè rappresenta l’eccezione: un luogo dove il tempo sembra essersi fermato in un incantesimo architettonico difficile da dimenticare.