Un team di ricercatori statunitensi ha realizzato un robot capace di modificare la sua struttura fisica in modo autonomo. Questo dispositivo innovativo, chiamato Truss Link, riesce a ripararsi e potenziarsi prelevando componenti da altri robot vicini. L’idea suggerisce un nuovo approccio all’autonomia robotica, dove le macchine non solo elaborano propriamente informazioni, ma modificano anche il proprio corpo per affrontare meglio compiti e ambienti diversi.
La struttura e il funzionamento del robot Truss Link: da forma piatta a solida
Il Truss Link nasce come assemblaggio di bastoncini magnetici. Questi elementi permettono al robot di passare da una configurazione piatta a un modello tridimensionale compatto. Questa trasformazione consente di adattarsi a contesti e superfici differenti. Un aspetto centrale è la capacità di aggiungere moduli raccolti da altri automi o scartare parti non più funzionanti. La flessibilità strutturale si traduce in una migliore operatività e durata della macchina sul campo. Nel materiale video pubblicato dal team della Columbia University si vede il robot che integra un bastone ricavato da un altro dispositivo e lo impiega per muoversi più rapidamente, aumentando la velocità di locomozione di oltre metà rispetto alla configurazione iniziale.
Il metabolismo robotico: un parallelo con sistemi biologici per l’auto-riparazione
Gli scienziati hanno definito questo processo di autoassemblaggio come “metabolismo robotico“. L’immagine rimanda al modo in cui organismi viventi assorbono risorse per crescere e guarire. Qui i robot riprocettano uno schema simile, assorbendo pezzi da automi circostanti per colmare danni o potenziare le proprie capacità. Questo tipo di autonomia fisica completa la cosiddetta autonomia cognitiva, garantendo alla macchina una dimensione operativa più ampia. Il concetto introduce un’interfaccia digitale che connette il software di intelligenza artificiale al mondo materiale tramite la modifica strutturale del robot stesso.
Potenzialità e applicazioni future della robotica autoriparante
Secondo gli sviluppatori, il Truss Link apre possibilità interessanti in ambiti variegati. La sua capacità di auto-ripararsi e adattarsi potrebbe tornare utile per sperimentazioni subacquee o esplorazioni in ambienti ostili dove interventi umani risultano complessi o pericolosi. Anche interventi di soccorso post-catastrofe potrebbero giovarsi di robot simili, capaci di modificarsi per superare ostacoli improvvisi o riparare danni autonomamente. Alcuni ricercatori ipotizzano inoltre applicazioni nello studio della vita su altri pianeti, dove la capacità di costruirsi strutture fisiche da materiali limitati assume un valore strategico.
L’era della robotica programmabile e accessibile oltre l’ingegneria specializzata
Il Truss Link si pone in un contesto tecnologico in cui la programmazione robotica si evolve grazie all’intelligenza artificiale. L’obiettivo dichiarato è di rendere la robotica meno dipendente da figure tecniche altamente specializzate. Le nuove tecnologie consentono a utenti normali di intervenire sui comportamenti e le funzioni dei robot senza competenze di programmazione approfondite. Questo cambiamento potrebbe democratizzare l’uso di automi complessi per scopi diversi, da esperimenti scientifici a utilizzi pratici quotidiani.
Il cammino della robotica verso forme di autonomia che coinvolgono cuore e scheletro meccanico si arricchisce con esperimenti come il Truss Link. L’interazione fisica con l’ambiente circostante e con altre macchine apre nuove strade per macchine sempre più indipendenti e capaci di superare limiti rigidi imposti dalla progettazione tradizionale.
Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Davide Galli