Un importante appuntamento formativo si sta svolgendo in questi giorni in Friuli Venezia Giulia, dedicato ai docenti delle scuole che insegnano la lingua italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro. Organizzato dall’università popolare di Trieste, il seminario offre una serie di lezioni e incontri con esperti per aggiornare gli insegnanti sulle tematiche culturali, linguistiche e didattiche più attuali. L’evento rappresenta un’occasione preziosa per confrontarsi con colleghi provenienti da diverse realtà educative del territorio adriatico.
La terza giornata del seminario si è svolta presso il polo didattico dell’università degli studi di Trieste a Gorizia. Qui i docenti hanno seguito una serie di lezioni approfondite su argomenti specifici legati sia alla storia locale sia a temi più generali della cultura italiana. La mattinata è stata dedicata alla diga del Vajont, una delle tragedie ingegneristiche italiane più note. Michele Greco, ingegnere specializzato in idrodinamica all’università della Basilicata, ha illustrato gli aspetti tecnici legati all’opera mentre Michele Stoppa dell’università di Trieste ha offerto un’analisi storico-geografica sul contesto territoriale e le conseguenze ambientali provocate dalla frana del 1963.
Nel pomeriggio la riflessione si è spostata sulla filosofia della traduzione grazie all’intervento di Fabio Polidori dell’ateneo triestino che ha guidato i partecipanti nel complesso rapporto tra lingua originale e resa linguistica. Successivamente Fabrizio Gherlani ha proposto un incontro focalizzato sulla didattica attiva con particolare attenzione al ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nell’apprendimento linguistico. Non sono mancati spunti motivazionali volti a stimolare l’impegno personale nella ricerca educativa.
Durante il seminario abbiamo raccolto alcune impressioni dai partecipanti come Vesna Vojvoda Gorjan della scuola elementare “Elvire Vatovec” a Prade e Neven Stipanov docente di musica presso la scuola “Dante Alighieri” a Isola. Vesna partecipa al corso per la seconda volta dopo aver preso parte alle edizioni precedenti tenute anche in Basilicata; apprezza molto lo scambio con colleghi provenienti da contesti diversi perché permette uno scambio diretto sulle metodologie d’insegnamento adottate nelle varie scuole.
Vesna sottolinea l’importanza dei numerosi progetti culturali organizzati nella sua scuola che coinvolgono eventi italiani ma anche viaggi studio verso località come Trieste; queste attività favoriscono l’uso pratico della lingua italiana soprattutto tra bambini che sempre più spesso si trovano immersi nei contenuti digitali anglofoni influenzando così la conoscenza dell’italiano stesso rispetto al passato.
Neven invece lavora in un istituto italiano dove osserva quotidianamente l’apertura multiculturale degli studenti presenti non solo italiani o sloveni ma anche russi, ucraini o turchi fra gli altri gruppi etnici presenti nel territorio; questa composizione favorisce un ambiente inclusivo dove si valorizzano le differenze linguistiche come risorsa educativa. Stipanov evidenzia inoltre quanto sia stretta la collaborazione tra scuole italiane locali e comunità nazionale italiana , elemento chiave per mantenere viva l’identità culturale attraverso eventi condivisi.
Le esperienze raccontate dai due docenti mettono in luce scenari diversi riguardo alla diffusione della lingua italiana nei territori limitrofi all’Italia ma accomunati da forti legami storico-culturali col nostro paese. Nel caso delle scuole slovene frequentate da studenti che imparano italiano come seconda lingua emerge una sfida importante data dal predominio crescente dei contenuti digitali inglesi; questo rischia infatti di ridurre lo spazio dedicato all’apprendimento linguistico italiano fuori dalle mura scolastiche.
Dall’altro lato negli istituti italiani presenti nelle zone multietniche emerge invece una realtà scolastica aperta alle contaminazioni culturali dove convivono lingue differenti senza prevaricazioni ma anzi stimolando dialoghi interculturali continui fra studenti provenienti da famiglie diverse. L’attività promossa dall’università popolare triestina cerca proprio questo: rafforzare strumenti didattici adeguati alle nuove esigenze educative capaci anche oggi – nel 2025 – di sostenere efficacemente lo studio dell’italiano nell’area adriatica attraverso momenti di formazione puntuale rivolti ai protagonisti stessi cioè agli insegnanti sul campo.
Il percorso formativo prosegue oggi con visite sul territorio friulano volte ad arricchire ulteriormente le conoscenze storico-culturali degli iscritti. L’appuntamento clou sarà la visita guidata al centro storico di Grado dove i partecipanti potranno toccare con mano elementi importanti relativi al patrimonio locale. Durante questa giornata interverrà Maria Cristina Benussi docente universitaria triestina che terrà una conferenza su temi collegati alla storia regionale. Tutti questi momenti contribuiscono ad arricchire non solo il bagaglio teorico ma soprattutto quello pratico degli insegnanti impegnati direttamente nell’attività educativa quotidiana lontano dalle grandi città italiane. Per loro diventa così possibile tornare nelle proprie classi con strumenti aggiornati utili per affrontare nuove sfide linguistiche, culturali ed educative legate allo sviluppo sociale odierno.
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