L’uso dell’intelligenza artificiale nelle aziende ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2025. Secondo il report annuale State of Application Strategy di F5, quasi tutte le organizzazioni intervistate stanno adottando modelli di AI per migliorare la gestione delle applicazioni e contenere le spese operative. Questo cambiamento segna una svolta importante nell’approccio dei responsabili IT, che sempre più affidano all’AI compiti chiave come la sicurezza informatica e l’automazione dei processi.
Crescita rapida dell’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende
Il rapporto SOAS evidenzia un salto significativo nell’impiego di intelligenza artificiale da parte delle imprese: il 96% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare modelli AI, rispetto al solo 25% registrato nel 2023. Questa crescita riflette una trasformazione radicale nella gestione delle infrastrutture digitali.
Gran parte dei responsabili IT punta a sfruttare l’AI soprattutto per migliorare le prestazioni delle applicazioni. Il 72% degli intervistati indica questo come obiettivo principale, mentre il 59% utilizza o intende usare l’intelligenza artificiale anche per ridurre i costi operativi e rafforzare la sicurezza tramite regole automatiche contro minacce zero-day.
Le tecnologie AI sono integrate attraverso gateway specifici che collegano le applicazioni agli strumenti intelligenti: metà delle organizzazioni li usa già, mentre un ulteriore 40% prevede di implementarli entro un anno. Le funzioni più diffuse riguardano la protezione dei modelli AI stessi , il controllo centralizzato e la prevenzione della fuga di dati sensibili .
Il ruolo crescente di aiops nelle operazioni it
Un aspetto rilevante è l’emergere dell’AIOps: sistemi autonomi in grado di generare codice, risolvere problemi e ottimizzare risorse senza intervento umano diretto. Lori MacVittie, ingegnere presso F5, sottolinea che questa tecnologia sta diventando parte integrante del cuore operativo aziendale.
Ostacoli operativi frenano lo sviluppo pieno dell’intelligenza artificiale
Nonostante i progressi evidenti nell’integrazione dell’AI nelle attività IT quotidiane permangono difficoltà concrete legate alla sicurezza e alla complessità gestionale. La maggioranza delle aziende segnala preoccupazioni sulla protezione dei sistemi basati su intelligenza artificiale; molti processi richiedono ancora intervento manuale rallentando così i flussi lavorativi.
Il report mostra che circa il 60% degli addetti lamenta ritardi dovuti a procedure non automatizzate; oltre metà indica inoltre carenze nelle competenze interne come limite allo sviluppo efficace della tecnologia AI. I costi associati alla costruzione e manutenzione degli ambienti AI sono cresciuti dal precedente anno ed oggi rappresentano una sfida crescente per quasi metà del campione analizzato.
La gestione dei dati rimane un punto critico: cresce infatti dal 33% al 39% la quota d’organizzazioni prive di strategie scalabili in questo ambito. Parallelamente aumenta anche lo scetticismo verso gli output prodotti dall’intelligenza artificiale a causa del rischio bias o errori chiamati “allucinazioni”.
Problematiche legate all’integrazione con api
Altro nodo fondamentale riguarda le API usate nei sistemi integrati con l’AI: oltre metà degli intervistati considera queste interfacce fonte significativa di problemi tecnici o gestionali; alcune realtà spendono fino al cinquanta percento del proprio tempo nella configurazione complessa tra diversi linguaggi ed endpoint software.
Le attività più dispendiose includono interagire con API esterne ai vendor , scrivere script personalizzati o integrare strumenti esterni come sistemi ticketing . Secondo esperti come MacVittie semplificare questi aspetti è indispensabile sia per facilitare l’ingresso all’automazione sia perché proprio l’intelligenza artificiale può contribuire a snellire tali procedure complesse attraverso policy automatiche efficaci.
Architetture ibride prevalgono nella distribuzione delle applicazioni aziendali
Nel contesto attuale si afferma nettamente il modello cloud-ibrido dove diverse piattaforme coesistono insieme ai data center tradizionali on-premise o edge computing locali. Il report SOAS rivela che ben il 94% delle imprese distribuisce carichi lavoro su molteplici ambienti tecnologici contemporaneamente per bilanciare esigenze diverse relative a scalabilità economica ma anche normative sulla privacy o compliance settoriale.
Questa scelta consente flessibilità operativa apprezzata dalla maggioranza dei responsabili IT: ben il 91% riconosce nei cloud multipli uno strumento utile ad adattarsi rapidamente alle variazioni del mercato; seguono poi vantaggi quali maggiore resilienza funzionale – indicata dal 68% – ed efficienze sui costi segnalate da quasi sei su dieci partecipanti all’indagine.
Tendenza mista nell’adozione dell’intelligenza artificiale
Anche sul fronte specifico dell’utilizzo dell’AI si conferma questa tendenza mista: oltre metà dichiara infatti piani futuri volti ad adottare soluzioni sia on-premise sia in cloud pubblico. Un dato interessante riguarda poi lo spostamento inverso rispetto agli anni passati: quasi quattro aziende su cinque hanno riportato almeno una app dal cloud pubblico verso ambientamenti locali negli ultimi mesi, motivandolo principalmente con ragioni economiche, questioni di sicurezza oppure prevedibilità gestionale.
Non mancano però criticità proprie della strategia multi-cloud: oltre metà segnala incoerenze nelle politiche operative tra fornitori diversi; poco meno della metà soffre inoltre frammentazione negli approcci alla cybersecurity. Cindy Borovick, direttore intelligence competitiva presso F5, definisce inevitabile questa complessità ma sottolinea quanto ormai sia imprescindibile mantenere opzioni ibride più agili possibili.
Evoluzione futura verso it programmabile guidata dall’intelligenza artificiale
Guardando avanti emerge chiaramente che sbloccare tutto il potenziale offerto dall’intelligenza artificiale richiede ambientamenti informatici programmabili capaci di standardizzare processi e automatizzare tanto consegna applicativa quanto politiche difesa digitale. Entro il 2026, l’AI non sarà più solo un supporto per attività isolate, ma sarà maestro orchestratore di processi end-to-end aprendo così la strada all’automatizzazione completa delle operazioni IT.
Strumenti e interfacce di nuova generazione
In quest’ottica piattaforme dotate d’interfacce in linguaggio naturale affiancheranno presto console tradizionali rendendo più semplici lavori con precisione maggiore nella gestione quotidiana. L’obiettivo sarà ottenere flussi snelli capaci di adattarsi velocemente alle nuove esigenze mantenendo alto il livello di sicurezza.
Secondo l’esperta Borovick, flessibilità, amministrazione e efficienza sono più opzioni ma necessità imperative per gestire complessità e mutamenti nell’ambito IT. Le aziende costruiranno fondamenti programmabili per potenziare intelligenza artificiale, sviluppando soluzioni scalabili e adattative pronte a fornire esperienze digitali di qualità nell’era moderna.