Quattro persone che hanno vissuto discriminazioni e emarginazione raccontano come l’intelligenza artificiale abbia permesso loro di rivivere ricordi diversi, più sereni e positivi. Il progetto Memor.IA, presentato al Pride di Milano, ha dato voce a esperienze segnate da difficoltà legate a identità di genere, disabilità fisica e mentale, violenza domestica. L’azienda Pulsee Luce e Gas ha finanziato questo documentario breve che usa la tecnologia per creare nuovi ricordi dove prima c’erano solo assenze o traumi.
Il documentario memor.ia: quando la tecnologia riscrive i ricordi
Memor.IA nasce dall’idea che anche un ricordo mai nato possa cambiare il modo in cui una persona si vede nel presente e nel futuro. La regia è affidata a Niccolò Maria Pagani mentre la produzione è della casa Indiana Production. Il film racconta le vite di Bryan, Emma, Simone e Rossella: quattro individui accomunati da passati segnati da esclusioni profonde.
Il progetto sfrutta strumenti digitali avanzati per costruire immagini mentali nuove dove i protagonisti avevano invece memorie dolorose o mancanti del tutto. Non si tratta solo di narrare storie difficili ma soprattutto di restituire alle persone coinvolte una dimensione emotiva diversa da quella vissuta realmente.
L’iniziativa è stata presentata durante il Pride milanese come simbolo concreto dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale non per scopi tecnologici astratti ma con un impatto diretto sulle vite umane.
Le vicende dei protagonisti: discriminazioni quotidiane sotto diversi aspetti
Bryan viveva a Verona ed è stato vittima della discriminazione legata al cambio del proprio genere biologico. Dopo aver affrontato il percorso di transizione non ha trovato accoglienza né opportunità lavorative nella sua città d’origine ed è stato costretto ad allontanarsi.
Emma convive con la sindrome di down e ha subito esclusioni scolastiche molto pesanti; in particolare una sua insegnante le ha negato la possibilità di partecipare ad una gita in Spagna insieme ai compagni lasciandola isolata dalla classe.
Simone utilizza una sedia a rotelle ed incontra barriere architettoniche continue nella vita quotidiana; un episodio emblematico riguarda l’impossibilità di salire su un mezzo pubblico per raggiungere uno spettacolo culturale alla quale aspirava con entusiasmo ma gli era impedito dall’assenza delle condizioni minime d’accessibilità.
Rossella affronta invece gli effetti della violenza domestica subita in famiglia; durante l’adolescenza si è trovata sola davanti ai disturbi depressivi della madre senza ricevere adeguate diagnosi né sostegno psicologico efficace per anni sentendosi colpevole senza motivo reale.
Questi racconti mettono in luce forme diverse ma tutte gravi d’esclusione sociale che hanno compromesso occasioni importanti nelle loro vite personali e relazionali.
Intelligenza artificiale al servizio dei ricordi mancanti
Un gruppo specializzato nell’applicazione pratica dell’intelligenza artificiale si è occupato della realizzazione tecnica del progetto Memor.Ia. Attraverso algoritmi specifici sono stati generati contenuti visivi capaci di rappresentare quei momenti emotivamente rilevanti mai sperimentati davvero dai protagonisti oppure rimasti offuscati dal dolore o dalla solitudine.
L’obiettivo era fornire agli interessati strumenti nuovi attraverso cui immaginare scenari positivi collegabili alle loro esperienze personali, dando così forza per affrontare meglio il futuro. Questa operazione digitale non cancella i fatti reali, piuttosto li affianca con immagini alternative utili ad elaborare emozioni complesse.
La combinazione fra testimonianze dirette, regia attenta ai dettagli umani, tecnologie avanzate rende Memor.Ia qualcosa più vicino alla realtà aumentata emotiva rispetto ad un semplice racconto filmico.
Pulsee luce e gas: impegno concreto nei diritti sociali oltre memor.i.a
Il finanziamento del documentario fa parte delle iniziative promosse da Pulsee Luce e Gas su temi socialmente sensibili già avviate dal 2020. Tra queste spicca Digital Parade dedicata alla comunità LGBTQIA+.
L’azienda collabora inoltre stabilmente con Spazio Aperto Servizi, onlus attiva dal 1996 nel supporto alle persone fragili tramite progetti come Casa Arcobaleno destinato all’accoglienza protetta.
Ha partecipato anche alla campagna contro razzismo e discriminazioni promossa attraverso “SEYDOU – Il sogno non ha colore”, docufilm diretto da Simone Aleandri prodotto insieme a Rai Cinema.
Pulsee conferma così un ruolo attivo nelle battaglie culturali volte al riconoscimento pieno dei diritti civili valorizzando collaborazioni durature sul territorio italiano coinvolgendo associazioni esperte.
Le iniziative messe in campo seguono linee coerenti verso inclusione reale offrendo risorse economiche concrete oltre allo spazio pubblico utile alla diffusione capillare dei messaggi contro ogni forma d’esclusione sociale o personale vissuta dai singoli cittadini.