Il dibattito sulla convivenza tra privacy e intelligenza artificiale è diventato uno dei temi più urgenti per il presente e il futuro di società, imprese e cittadini. Guido Scorza, membro dell’Autorità per le comunicazioni, ha offerto una visione franca e diretta durante l’AI Week del 2025, affrontando senza filtri le tensioni tra innovazione tecnologica e tutela dei dati personali. Le sue parole tracciano un quadro chiaro delle sfide, delicato ma necessario, che bisogna affrontare per costruire un equilibrio tra i due aspetti fondamentali.
Un equilibrio necessario tra diritto all’innovazione e diritto alla privacy
Scorza parte da un presupposto: il diritto all’innovazione tecnologica e il diritto alla privacy sono entrambi diritti fondamentali, ma nessuno dei due può considerarsi assoluto. Il diritto all’innovazione rappresenta la libertà di fare impresa e di sperimentare nuovi strumenti, mentre la privacy è un diritto costituzionale che tutela la libertà individuale. Individuare i limiti di ciascuno, senza che uno schiacci l’altro, è la vera sfida.
Secondo Scorza, serve un bilanciamento che consenta a innovazione e privacy di coesistere in modo armonico. Ogni compressione di uno dei due deve essere limitata a ciò che è strettamente necessario per salvaguardare l’altro. Questo equilibrio, però, non è semplice da raggiungere: le norme e le pratiche devono adattarsi a contesti molto complessi, dove cittadini e aziende rischiano di essere esposti a scelte forzate e conflitti tra diritti.
La sfida è evitare che la tecnologia diventi un gioco a somma zero, in cui si debba sacrificare la privacy per beneficiare delle novità o viceversa. L’obiettivo è un matrimonio dinamico, capace di evolversi insieme alle trasformazioni tecnologiche senza perdere di vista le libertà degli individui.
Innovazione non significa solo progresso tecnologico ma accessibilità diffusa
Scorza distingue con forza tra progresso tecnologico e vera innovazione. Per spiegare il concetto richiama Henry Ford, che considerava progresso reale solo quel cambiamento tecnologico che porta benefici accessibili a tutti, senza lasciarli in mano a pochi.
Oggi, invece, i vantaggi maggiori dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie finiscono per concentrarsi in mani di pochi attori potenti, non solo tecnologici ma anche politici. Questo squilibrio alimenta una narrazione contro la regolamentazione, che sarebbe vista come trave per il progresso e l’impresa.
Secondo Scorza, è un errore credere che la protezione dei dati personali soffochi l’innovazione. Anzi, assenza o carenza di regole espone a rischi più grandi, perché lascia spazi a derive di potere incontrollate. La regolamentazione non è un ostacolo, ma uno strumento di garanzia che può far crescere un’innovazione giusta e diffusa.
Il ruolo delle regole: protezione dei dati come garanzia per i cittadini
Il parallelo evocato da Scorza con Albert Einstein – il progresso tecnologico come un’ascia nelle mani di un criminale – mette in luce il rischio insito nel lasciare la tecnologia senza limiti. Le regole regolano quell’ascia: deflettono il danno e trasformano uno strumento potenzialmente pericoloso in qualcosa di utile.
In questa prospettiva, la protezione dei dati personali diventa una forma concreta di potere per i cittadini. Difendere la privacy significa mantenere il controllo su informazioni che altrimenti potrebbero essere strumentalizzate da grandi operatori economici o politici.
La normativa sul trattamento dei dati consente agli individui di orientare l’innovazione verso scelte sociali condivise. Blocca inoltre la concentrazione eccessiva di controllo informativo da parte di pochi soggetti globali, limitando così le possibilità di manipolazione e abuso.
Asimmetria informativa e vulnerabilità degli individui nell’era digitale
Scorza sottolinea che chi conosce a fondo le abitudini e le preferenze delle persone, esercita un potere concreto su di esse. Oggi, infatti, sono le piattaforme digitali e i colossi dei dati a possedere il patrimonio informativo maggiore, non più amici o familiari.
Questa disparità genera una vulnerabilità strutturale: la mancanza di privacy riduce la capacità degli individui di scegliere liberamente cosa leggere, comprare o persino votare, perché troppo spesso le scelte sono condizionate da informazioni raccolte e analizzate senza controllo.
L’unico modo per mantenere la libertà di decisione personale è conservare un minimo di privacy, un margine dove le informazioni rimangono di proprietà dell’individuo e non vengono usate per fini estranei ai suoi interessi.
Accelerazione tecnologica e inadeguatezza delle regole tradizionali
L’intervento di Scorza mette in evidenza anche la velocità impressionante con cui l’intelligenza artificiale ha conquistato milioni di utenti. Mentre ci sono voluti decenni per auto e telefono fisso, oggi servizi come ChatGPT raggiungono centinaia di milioni in pochi mesi.
Per questo, le leggi lente e complesse non bastano più. Occorre un modo diverso di scrivere le norme, rapide e flessibili, capaci di accompagnare i cambiamenti senza rimanere indietro. Pretendere di regolamentare con strumenti pensati in epoche diverse, oggi, rischia di lasciare vuoti normativi pericolosi.
Scorza denuncia anche chi, di fronte a queste difficoltà, tenta di aggirare i limiti normativi sostenendo che il rispetto delle regole sarebbe “tecnologicamente impossibile”. Così si rischia di cancellare il valore stesso delle norme.
Democrazia e innovazione: regole da approvare prima della sperimentazione
Uno dei passaggi più decisi riguarda il ruolo delle leggi e del Parlamento. Scorza chiarisce che se una norma limita l’innovazione, serve cambiarla, ma solo con processi democratici e preventivi. No a decisioni o scelte imposte unilateralmente dalle aziende tecnologiche.
Permettere all’industria di decidere liberamente quali regole rispettare significa cedere il potere a quella che definisce “algocrazia”, un governo degli algoritmi senza controllo democratico.
In conclusione, la democrazia deve precedere la tecnologia, non inseguirla. Se il sistema legislativo è imperfetto, deve essere migliorato. Bypassarlo significa lasciare che la tecnica domini gli individui privandoli di ogni diritto di controllo.
Scorza lancia così un monito: il futuro dell’innovazione non può prescindere dalla partecipazione democratica e dalla tutela dei diritti fondamentali, in un quadro regolatorio aggiornato e condiviso.