OpenAI, la società americana leader nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, si trova al centro di un acceso dibattito. Quattro premi Nobel, tra cui lo scienziato italiano Giorgio Parisi, hanno scritto una lettera aperta piena di domande e critiche verso le strategie e le scelte legali recenti dell’azienda. Negli ultimi mesi, OpenAI ha cambiato pelle, sia nella gestione sia nella sua missione dichiarata. Al centro della polemica ci sono la responsabilità pubblica, i limiti ai profitti e la trasparenza nelle decisioni.
Premi Nobel Contro Le Trattative Segrete: “OpenAI decide a porte chiuse”
La lettera, resa pubblica su openai-transparency.org, punta il dito contro il modo in cui OpenAI sta gestendo importanti negoziati. I premi Nobel accusano l’azienda di trovarsi “seduta da entrambe le parti in una stanza chiusa”, dove si fanno accordi che riguardano tutta l’umanità senza che nessuno della società civile o rappresentanti pubblici possano vederli o approvarli. Un paradosso, dicono, che porta a decisioni con un impatto globale prese in totale isolamento e senza controllo.
Questa gestione solleva dubbi seri sulla trasparenza reale di OpenAI e sul rispetto degli impegni presi al momento della sua fondazione. L’azienda era nata con vincoli legali per garantire benefici all’interesse pubblico, ma oggi sembra allontanarsene.
I firmatari della lettera sottolineano anche la recente riorganizzazione di OpenAI, che pare spostare il focus dall’intelligenza artificiale al servizio di tutti verso un modello più orientato al profitto. Secondo loro, questo cambiamento mette a rischio le tutele legali e i controlli etici pensati per proteggere la collettività. La preoccupazione non è solo interna all’azienda, ma riguarda la società globale che dovrà convivere sempre di più con queste tecnologie.
Le sette domande che Openai deve spiegare subito
I Nobel hanno messo sul tavolo sette questioni chiave per capire dove sta andando OpenAI. La prima riguarda l’impegno legale a mettere sempre davanti l’uso positivo dell’intelligenza artificiale, prima del guadagno. Secondo i documenti originari, l’azienda dovrebbe continuare a limitare i profitti, destinando gli eventuali guadagni extra all’interesse pubblico.
Un altro punto caldo riguarda la nuova struttura societaria e la trasparenza sulle persone che guidano l’azienda. La lettera chiede chi, tra i membri del consiglio e le figure di spicco, ha ora quote azionarie. Sapere come si distribuiscono i profitti e chi prende le decisioni è fondamentale, perché da questo dipende non solo la gestione interna, ma anche l’orientamento verso scopi pubblici o privati.
Altri interrogativi riguardano i criteri con cui si decideranno governance, utili e trasparenza verso il pubblico. I firmatari avvertono che queste scelte segneranno il futuro dell’azienda e il modo in cui tecnologie come il prossimo GPT-5 trasformeranno il rapporto tra uomo e macchina.
Sam Altman e la sfida di dimostrare responsabilità pubblica
Sam Altman, il CEO di OpenAI, ha più volte detto di voler agire in modo responsabile verso la collettività nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. La lettera dei quattro Nobel arriva proprio per chiedere che queste parole diventino fatti concreti e verificabili da tutti.
Le richieste degli scienziati vogliono evitare che OpenAI diventi solo un’azienda in cerca di profitto, ma che mantenga un obiettivo più grande e vincolante: il bene comune. La posta in gioco è alta, perché l’intelligenza artificiale cambierà intere società, governi e definirà nuovi standard morali ed etici.
Questo appello per la trasparenza si inserisce in un dibattito sempre più acceso che coinvolge pubblico, politica e comunità scientifica. Il tema è come controllare, responsabilizzare e gestire l’impatto sociale delle nuove tecnologie digitali che stanno cambiando il mondo.
Ultimo aggiornamento il 7 Agosto 2025 da Andrea Ricci