Meta ha confermato che non aderirà al Codice di buone pratiche presentato dall’Unione Europea la scorsa settimana a Bruxelles. Il documento riguarda i modelli di intelligenza artificiale per finalità generali e punta a regolamentare l’uso di sistemi come GPT-4, Gemini o Grok. La decisione ha sollevato un acceso dibattito tra le aziende tecnologiche e gli imprenditori europei, con critiche forti sul contenuto e l’applicazione del Codice. Ecco cosa è successo e quali sono i motivi ufficiali che hanno spinto Meta e altri attori del mercato a manifestare contrarietà.
Il rifiuto ufficiale di Meta: incertezza e superamento delle norme sull’intelligenza artificiale
Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta, ha annunciato attraverso un post su LinkedIn la scelta di non firmare il Codice di buone pratiche dell’UE per i modelli di intelligenza artificiale. Kaplan ha sottolineato che il Codice introduce “una serie di incertezze giuridiche” per chi sviluppa questi sistemi. La preoccupazione principale riguarda infatti l’estensione delle misure incluse, che, secondo Meta, “vanno ben oltre l’ambito di applicazione della legge sull’IA“.
Questo tipo di regolamentazione, per Meta, non solo complica la vita alle aziende ma rischia anche di rallentare il progresso tecnologico europeo. Lo stesso Kaplan ha definito la direzione intrapresa dall’Europa come “la strada sbagliata“, mettendo in evidenza che un’eccessiva burocrazia potrebbe soffocare l’innovazione e impedire lo sviluppo di modelli all’avanguardia. Il messaggio di Meta si allinea con la necessità di un quadro normativo chiaro e calibrato, capace di tutelare ma senza creare ostacoli eccessivi alle realtà imprenditoriali emergenti.
La presa di posizione di 44 aziende europee: una lettera per fermare l’attuazione del Codice
Meta non è sola in questa critica al Codice UE. All’inizio del mese, 44 tra le più grandi aziende europee si sono fatte sentire con un’apposita lettera indirizzata alla Commissione Europea. Tra i firmatari si trovano nomi come Bosch, Siemens, SAP, Airbus e BNP, realtà che hanno evidenziato la possibile portata negativa delle nuove regole.
Questi gruppi hanno chiesto di “fermare il tempo” nell’applicazione del Codice, segnalando che la sua portata eccessiva bloccherebbe le attività tecnologiche nel continente. Secondo queste imprese, un quadro regolatorio troppo rigido rischia di allontanare gli investimenti e limitare la capacità di innovazione e implementazione di modelli AI di frontiera in Europa. La lettera riflette una preoccupazione diffusa tra molte aziende europee che vedono nel Codice un elemento di freno anziché uno strumento di crescita e controllo ragionato.
Cosa prevede il Codice Di Buone Pratiche e chi lo ha elaborato
Il Codice di buone pratiche, pur essendo uno strumento volontario, definisce una serie di chiarimenti sulle norme previste dall’AI Act europeo, che dal 2 agosto imporrà obblighi ai fornitori di modelli GPAI con rischi sistemici. Si tratta di sistemi di intelligenza artificiale molto potenti e con impatti significativi, come il modello GPT-4 sviluppato da OpenAI, Gemini di Google e Grok di xAI, tra i più noti in circolazione.
Il Codice è stato messo a punto da un gruppo di 13 esperti indipendenti, coinvolgendo più di mille parti interessate, a rappresentare varie realtà del mondo tecnologico, politico e industriale. La sua stesura ha subito ritardi, slittando da maggio a luglio a causa delle tensioni tra i soggetti coinvolti. Documenti trapelati avevano evidenziato proteste da parte dei professionisti del settore contro la spinta delle Big Tech a rendere il testo meno stringente.
Il sostegno politico dovrà arrivare dalla Commissione Europea e dai 27 Stati membri, insieme faranno scelte decisive sul futuro del controllo europeo sull’intelligenza artificiale. Il Codice rappresenta un tentativo di mettere ordine e offrire guida per chi sviluppa questi modelli, ma permangono dubbi su quanto potrà essere equilibrato e sufficientemente flessibile per evitare ricadute negative sul mercato e sulla competitività.
L’evoluzione di questi provvedimenti resta quindi osservata speciale, mentre grandi gruppi come Meta e numerose aziende europee continuano a manifestare la loro contrarietà. La discussione, sullo sfondo di un continente che cerca di fronteggiare sfide tecniche e strategiche legate all’intelligenza artificiale, è destinata ad andare avanti nei prossimi mesi.
Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Luca Moretti