Meta ha annunciato che da ottobre 2025 non permetterà più inserzioni a pagamento su temi sociali, politici ed elettorali nell’Unione Europea. La mossa arriva dopo l’introduzione di un nuovo regolamento europeo che punta a rendere più trasparente la pubblicità politica e a limitare il targeting troppo preciso, ma che allo stesso tempo crea incertezze legali per le piattaforme. Meta avverte: gli utenti vedranno annunci meno personalizzati, ma rimane aperta la possibilità di discutere di politica senza ricorrere alla pubblicità a pagamento.
Stop agli annunci politici: l’Ue cambia le regole del gioco
Dal prossimo ottobre entra in vigore il regolamento UE chiamato TTPA . Questo testo impone alle piattaforme regole strette su come gestire gli annunci legati a temi sociali, politici ed elettorali. L’obiettivo è aumentare la trasparenza e limitare il targeting troppo dettagliato o manipolativo. Di fronte a queste restrizioni, Meta ha deciso di bloccare gli annunci a pagamento su questi argomenti, sostenendo che rispettare le nuove norme all’interno dell’Unione Europea diventa troppo complicato.
Secondo Meta, cittadini e politici potranno continuare a pubblicare contenuti politici in modo organico, senza cioè usare inserzioni a pagamento. Ma non potranno più amplificare i messaggi con sponsorizzazioni sulle sue piattaforme. Google ha già preso una strada simile a novembre 2024, sospendendo anche lei la pubblicità politica a pagamento nell’UE. Dietro queste scelte c’è la volontà di evitare problemi legali e le difficoltà operative che il nuovo regolamento comporta.
Meta e Bruxelles: il confronto sulle nuove restrizioni
Meta ricorda di aver già introdotto dal 2018 strumenti per rendere più trasparenti gli annunci politici. Ma con il TTPA arrivano limiti più rigidi sul targeting e sulla diffusione di questi messaggi. L’azienda sostiene che le nuove regole sono troppo severe e penalizzano sia gli inserzionisti sia gli utenti, che vedranno annunci meno pertinenti. Meta ha provato a dialogare con i legislatori europei, senza però trovare una soluzione che permettesse di rispettare le norme senza compromettere il servizio.
Dalla Commissione europea arriva una risposta cauta: un portavoce ricorda che non è compito dell’esecutivo Ue entrare nelle scelte commerciali delle aziende, ma sottolinea l’importanza di far capire ai cittadini quando si tratta di contenuti politici a pagamento. L’obiettivo è aumentare la trasparenza e la chiarezza, sia online sia offline, soprattutto di fronte alle sfide della comunicazione digitale.
Chi ci rimette? Inserzionisti, cittadini e il futuro della politica sui social
La scelta di Meta ha conseguenze concrete per chi comunica politica online. Le restrizioni sul targeting riducono la possibilità per gli inserzionisti di raggiungere con precisione chi è interessato a certi temi sociali o elettorali. Gli utenti, invece, si troveranno davanti a messaggi meno personalizzati, con meno chance di ricevere informazioni mirate su campagne o proposte politiche.
Meta precisa che la sospensione riguarda solo il mercato europeo. In altri Paesi continuerà a offrire strumenti per garantire trasparenza e autenticità degli annunci politici. La decisione non tocca la libertà di espressione: i cittadini potranno continuare a discutere di politica sulle piattaforme, ma senza sponsorizzazioni a pagamento.
In sostanza, il nuovo regolamento europeo rivoluziona il modo in cui si fa pubblicità politica online. Inserzionisti e piattaforme dovranno cambiare le loro strategie, mentre gli utenti potrebbero percepire una minore offerta di contenuti sponsorizzati. Meta e gli altri big del settore si trovano davanti a regole più rigide che cambiano profondamente il panorama della pubblicità politica digitale in Europa.
Ultimo aggiornamento il 26 Luglio 2025 da Luca Moretti