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l’intelligenza artificiale tra lavoro e dubbi etici: come cambia il modo di lavorare in italia nel 2025

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L’intelligenza artificiale si è ormai affermata come uno strumento diffuso nelle attività professionali italiane. Secondo una ricerca recente condotta da Babbel for Business con Censuswide, più di sei lavoratori su dieci usano l’AI durante la giornata lavorativa. Questa tecnologia ha trasformato molti aspetti del lavoro quotidiano, ma porta con sé anche nuove sfide legate all’etica e al rapporto tra uomo e macchina.

L’adozione dell’intelligenza artificiale varia molto a seconda dell’età

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale non è uniforme tra le diverse generazioni presenti nel mondo del lavoro italiano. Tra i Baby Boomer, il 64% dichiara di non usare affatto l’AI nelle proprie mansioni. Al contrario, nella generazione Z quasi nove persone su dieci integrano questa tecnologia nei loro compiti professionali; un quinto di questi la impiega ogni giorno come se fosse un vero collega digitale. Questo divario evidenzia un cambiamento culturale importante: i più giovani si affidano maggiormente agli strumenti automatizzati per svolgere le proprie attività.

La diffusione crescente modifica abitudini e aspettative

La diffusione crescente dell’AI modifica quindi non solo il modo di lavorare ma anche le abitudini e le aspettative delle nuove leve sul posto di lavoro. Tuttavia questo passaggio genera anche sentimenti contrastanti: oltre la metà degli intervistati ammette infatti un senso di colpa nell’affidarsi all’intelligenza artificiale per completare compiti professionali. Nella generazione Z questa sensazione raggiunge quasi l’80%, segnalando una forte tensione interna tra fiducia nella tecnologia e timore di perdere competenze personali o autonomia decisionale.

Le attività dove l’intelligenza artificiale trova maggiore applicazione

La ricerca mette in luce quali sono gli ambiti professionali dove l’AI viene utilizzata con maggiore frequenza in Italia oggi. Al primo posto c’è la creazione dei contenuti digitali, coinvolgendo circa un terzo dei lavoratori . Seguono poi analisi dati e reportistica con il 25% delle risposte, mentre le attività linguistiche rappresentano il 24%. Nel campo della lingua italiana o straniera gli strumenti automatici vengono sfruttati soprattutto per traduzioni , correzioni grammaticali e riformulazioni testuali .

Utilizzo nel lavoro con lingue straniere

Chi lavora abitualmente con lingue straniere utilizza spesso queste tecnologie: oltre un quarto degli operatori del settore ne fa uso quotidianamente, mostrando una fiducia significativa nelle traduzioni automatiche che arriva al 59%. Questo dato sottolinea come l’intelligenza artificiale stia diventando uno strumento indispensabile per chi deve gestire comunicazioni multilingue o testi complessi.

Settori produttivi italiani che adottano maggiormente l’AI

Il livello d’integrazione dell’intelligenza artificiale varia molto da comparto a comparto nel mercato italiano del lavoro. L’ambito IT insieme alle telecomunicazioni guida la classifica con ben l’84% dei dipendenti che dichiarano uso regolare della tecnologia AI nei propri ruoli quotidiani. Le risorse umane seguono a distanza ravvicinata col 72%, mentre vendite media marketing raggiungono il 70%.

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Anche settori tradizionalmente meno digitalizzati mostrano segnali importanti: logistica registra una quota del 61%, retail catering & leisure arriva al 60%. La manifattura insieme ai servizi pubblici si attestano poco sotto al 60%, mentre la sanità rimane indietro rispetto agli altri settori pur contando comunque quasi metà degli operatori coinvolti nell’utilizzo AI.

Nuove abitudini sul lavoro tra formazione continua produttività e preoccupazioni etiche

L’arrivo massiccio dell’intelligenza artificiale ha modificato profondamente alcune dinamiche interne alle aziende italiane riguardo alla formazione dei dipendenti e ai ritmi produttivi richiesti oggi dal mercato globale. L’adozione diffusa spinge molte realtà ad aggiornare costantemente i programmi formativi affinché i collaboratori possano acquisire competenze specifiche sull’uso corretto ed efficace degli strumenti automatizzati.

Questo processo però convive con dubbi crescenti sulla sostenibilità psicologica ed etica della dipendenza dall’AI. Numerosi lavoratori manifestano preoccupazioni relative alla possibile erosione delle capacità personali, temendo che affidarsi troppo alla macchina possa ridurre creatività, autonomia decisionale o spirito critico. Il confronto fra chi usa regolarmente queste tecnologie evidenzia inoltre differenze significative negli atteggiamenti verso innovazione tecnologica: alcuni vedono nell’AI una risorsa preziosa per alleggerire carichi ripetitivi, altri invece nutrono sospetti sulle conseguenze future.

In definitiva, intorno all’introduzione sempre più capillare dell’intelligenza artificiale si sviluppa oggi in Italia sia entusiasmo pratico sia riflessioni profonde sulle implicazioni umane. Questi elementi plasmeranno senza dubbio lo scenario occupazionale nei prossimi anni.

Written by
Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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