L’intelligenza artificiale sta lentamente entrando nel mondo delle ricerche di mercato in Italia, ma il suo impatto resta ancora parziale. Toluna, azienda internazionale specializzata in digital market research, ha realizzato un’indagine per capire come i professionisti del marketing percepiscono e utilizzano l’AI nelle loro attività quotidiane. Il risultato mostra una diffusa conoscenza del tema, accompagnata però da un uso ancora contenuto e circoscritto a pochi ambiti specifici.
La consapevolezza dell’intelligenza artificiale tra i professionisti del marketing
L’indagine condotta da Toluna coinvolge un campione qualificato di operatori nel campo delle ricerche di mercato italiane. Dal sondaggio emerge che il 90% degli intervistati conosce il concetto di intelligenza artificiale e ne riconosce le potenzialità applicative. Nonostante questa familiarità teorica, solo il 20% dichiara di usare regolarmente strumenti basati su AI nelle proprie attività lavorative.
La maggioranza relativa ammette invece un utilizzo sporadico o limitato dell’AI soprattutto per compiti ripetitivi come la sintesi testuale dei dati raccolti, traduzioni automatiche o creazione rapida di presentazioni. Questi impieghi indicano una prima fase d’ingresso della tecnologia all’interno dei processi lavorativi senza però rivoluzionarli completamente.
Fattori che frenano la diffusione
Diversi fattori frenano una diffusione più ampia: innanzitutto la scarsa comprensione tecnica degli strumenti , poi le preoccupazioni legate alla privacy dei dati e alle policy aziendali sulla sicurezza . Alcuni preferiscono metodi tradizionali consolidati mentre altri ritengono che imparare a usare l’AI richieda troppo tempo rispetto ai benefici attesi . Nonostante queste difficoltà, ben il 91% mantiene comunque una visione positiva sull’utilizzo futuro dell’intelligenza artificiale.
Impiego concreto dell’AI nelle indagini di mercato: numeri e applicazioni principali
Quando si passa all’impiego pratico nei progetti specifici delle ricerche di mercato emergono numeri più bassi rispetto alla conoscenza generale. Solo il 3% degli intervistati usa frequentemente soluzioni AI mentre circa un terzo lo fa occasionalmente o per particolari esigenze.
Le funzioni dove l’intelligenza artificiale viene sfruttata maggiormente riguardano l’analisi del sentiment sui social media o recensioni online con una percentuale pari al 58%. Seguono analisi approfondite su dati quantitativi e trend rilevati dal mercato oltre alla valutazione automatica dei feedback ricevuti dai clienti sempre al 50%.
Altre applicazioni meno diffuse
Altre attività meno diffuse ma comunque presenti includono previsioni sulle vendite future, segmentazione dettagliata del pubblico target e ottimizzazione mirata delle campagne pubblicitarie digitali. Questi usi mostrano come alcune fasi operative siano già influenzate dall’automazione intelligente anche se non rappresentano ancora la norma.
Per affidare progetti con componentistica AI gli esperti scelgono principalmente istituti che garantiscano competenze specifiche sul tema insieme a supporto umano nell’interpretazione dei risultati ottenuti; entrambe queste caratteristiche raccolgono consenso pari al 58%. Importanti sono anche qualità ed affidabilità delle soluzioni offerte oltre alla reputazione consolidata dell’ente incaricato della ricerca.
Ostacoli tecnici e culturali all’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale
Nonostante le potenzialità riconosciute restano diversi limiti concreti nell’integrazione piena dell’intelligenza artificiale nei processi interni alle aziende italiane impegnate nella ricerca commerciale. Il dato più significativo riguarda chi non usa affatto queste tecnologie: si tratta del 65% degli intervistati che indicano motivazioni varie dietro questa scelta.
Tra i motivatori principali figurano mancanze metodologiche valide per certificare i risultati prodotti dall’AI in ambito ricerca mercati , difficoltà a inserire questi strumenti negli schemi organizzativi già esistenti senza stravolgerli troppo pesantemente . Inoltre pesa la carenza interna di competenze adeguate ad adottare efficacemente tali tecnologie; qui si segnala anche resistenza psicologica verso cambiamenti radicali nei flussi operativi abituali da parte dello staff coinvolto nel processo decisionale aziendale .
Altri problemi emersi riguardano insoddisfazione verso le soluzioni disponibili sul mercato italiano oppure dubbi sulla qualità effettiva dei dati elaborati tramite AI così come scetticismo manifestato da colleghi o stakeholder interni sull’effettivo valore aggiunto apportato dagli algoritmi intelligenti nella gestione quotidiana della ricerca commerciale.
Prospettive future: apertura verso nuove sperimentazioni
Nonostante molte riserve espresse finora rimane viva una certa disponibilità ad esplorare nuovi scenari d’impiego per l’intelligenza artificiale nelle indagini commerciali italiane. Il sondaggio indica infatti che poco più della metà degli intervistati – precisamente il 51% – è intenzionata almeno a testare forme innovative basate su AI nei prossimi mesi o anni.
Le aree dove si immagina maggiore ricorso sono quelle legate all’elaborazione avanzata dei dati raccolti sui trend commerciali, previsione sulle vendite future ed ottimizzazione strategica delle campagne pubblicitarie digitali che raggiungono tutte valori sopra il cinquanta percento circa . Anche analizzare automaticamente commenti provenienti dai clienti suscita interesse simile attestandosi anch’esso attorno al 50%.
Queste indicazioni evidenziano quanto pur fra ostacoli tecnici culturali permanga curiosità ed esigenza di sperimentare nuovi modelli capaci di migliorare tempi costi risi competitivi in mercato sempre più complessi.