L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione italiana interessa una larga fetta dei lavoratori, modificando in modo significativo le modalità operative e i rapporti di lavoro. Un’indagine recente su milioni di dipendenti mette in luce come questa tecnologia stia cambiando l’organizzazione del lavoro pubblico, evidenziando sia opportunità che rischi legati al suo utilizzo.
Diffusione dell’intelligenza artificiale tra i dipendenti pubblici italiani
Secondo un’analisi condotta da Bigda per Flp, il sindacato dei lavoratori pubblici, il 57% degli oltre 3 milioni di dipendenti della pubblica amministrazione risulta coinvolto direttamente dall’adozione di sistemi basati sull’intelligenza artificiale. Si tratta quindi di circa 1,85 milioni di persone che interagiscono quotidianamente con strumenti tecnologici capaci di supportare o modificare le attività professionali.
Il restante personale si divide tra chi subisce un impatto moderato e chi invece è poco o per nulla influenzato . La presenza crescente dell’IA nel settore pubblico non è uniforme: alcuni ambiti mostrano una maggiore integrazione mentre altri restano meno toccati dalla trasformazione digitale.
Complementarità e rischio sostituzione: differenze nei vari settori
La ricerca sottolinea come la maggior parte dei lavoratori coinvolti viva una relazione complementare con l’intelligenza artificiale. L’80% infatti utilizza queste tecnologie come uno strumento che affianca e potenzia le proprie mansioni senza sostituirle. Questo fenomeno è particolarmente evidente nell’ambito dell’istruzione e della ricerca dove quasi il 92% del personale beneficia della sinergia tra IA e competenze umane.
Nel comparto sanitario invece la percentuale scende al 41%, segnalando un diverso grado d’integrazione tecnologica rispetto ad altri ambiti. Il rischio concreto di sostituzione riguarda complessivamente il 12% dei dipendenti ma si concentra soprattutto nelle funzioni centrali dello Stato e negli enti locali .
Un piccolo segmento pari all’8% rimane in una zona grigia dove non è chiaro se l’intervento delle macchine rappresenterà un aiuto o una minaccia per la posizione lavorativa.
Percezione degli utenti sulla presenza dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione
L’impatto sociale ed emotivo legato all’arrivo massiccio dell’intelligenza artificiale nel settore pubblico emerge anche dall’esame delle opinioni raccolte online su social media, forum, blog e testate giornalistiche digitali nell’arco degli ultimi dodici mesi. Su circa ventimila menzioni analizzate da Bigda la maggioranza mostra fiducia verso questa tecnologia: il 45% delle opinioni riflette infatti un atteggiamento positivo verso l’utilizzo dell’IA come mezzo per semplificare procedure complesse, migliorare i servizi offerti ai cittadini ed efficientare gli uffici.
Una quota più contenuta ma significativa – pari al 20% – esprime preoccupazioni soprattutto riguardo alla tutela della privacy e alla sicurezza dei dati personali gestiti dai sistemi intelligenti. Questi commenti mettono in guardia dal possibile abuso delle informazioni sensibili da parte delle istituzioni o soggetti terzi attraverso pratiche invasive o forme nascoste di sorveglianza digitale.
Gli altri interventi oscillano tra scetticismo moderato ed entusiasmo circoscritto a specifiche applicazioni tecnologiche; questo dimostra quanto ancora ci sia attenzione critica intorno alle novità introdotte nel mondo del lavoro pubblico grazie all’automazione intelligente.
Evento flp sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle pa italiane
I dati emersi sono stati presentati durante l’incontro promosso da Flp dedicato a “Utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle Pa: come cambiano organizzazione del lavoro forme modalità rappresentanza”. L’appuntamento ha riunito esperti del settore digitale insieme a rappresentanti sindacali per discutere gli effetti concreti generati dall’impiego crescente delle tecnologie IA sui processi interni agli enti pubblici italiani.
Tra i temi affrontati spiccano le nuove sfide relative alla formazione professionale continua necessaria ad adattarsi alle innovazioni; inoltre si sono approfondite le implicazioni sulle relazioni industriali dovute alla diversa distribuzione degli incarichi causata dall’automazione parziale o totale alcune mansioni tradizionali rischiano infatti ridimensionamenti significativi nei prossimi anni se non saranno accompagnate da politiche adeguate.
Questo momento ha permesso anche uno scambio diretto fra addetti ai lavori sulle criticità emergenti dal monitoraggio costante effettuato tramite big data analytics, mostrando quanto sia fondamentale tenere sotto controllo gli sviluppi tecnologici insieme all’evolversi del contesto normativo nazionale ed europeo relativo agli strumenti digitalizzati nella Pubblica Amministrazione.