L’intelligenza artificiale si fa sempre più spazio nel mondo del cinema, portando con sé un cambiamento che mette in discussione molte delle tradizioni di un settore storico. Le nuove tecnologie, sostenute da studi come quello di Daniel Kokotajlo, prospettano un futuro in cui l’AI potrebbe diventare sorprendentemente autonoma. Il confronto tra innovazione e tradizione si è acceso all’82a Mostra del Cinema di Venezia, durante l’evento Venez, dedicato proprio a esplorare il ruolo dell’intelligenza artificiale nel cinema di oggi e cosa significa per registi, tecnici e creativi.
Kokotajlo e la sfida dell’AI autonoma entro il 2027
Daniel Kokotajlo, ex ricercatore di OpenAI, ha guidato una simulazione chiamata “AI 2027” che prova a immaginare come si evolveranno i sistemi di intelligenza artificiale nei prossimi anni. Secondo questo studio, entro il 2027 l’AI potrebbe arrivare a un livello simile a un ricercatore umano che lavora in autonomia. In pratica, sarebbe capace di scoprire da sola i propri limiti, programmare e sviluppare versioni più avanzate senza bisogno di intervento umano diretto.
Lo studio si basa su tendenze attuali, opinioni di esperti e precedenti successi nelle previsioni tecnologiche, e sottolinea una crescita molto rapida delle capacità delle macchine. L’impatto di questi sviluppi è paragonabile a quello della Rivoluzione Industriale, e lascia intuire come l’intelligenza artificiale possa cambiare profondamente vari settori, cinema compreso.
Questi sistemi avanzati aprono grandi interrogativi, non solo tecnologici ma anche sul modo di lavorare, sul ruolo delle persone e sul significato stesso di creatività. C’è chi teme la perdita di posti di lavoro consolidati, chi invece vede un’opportunità per inventare nuovi metodi e competenze. La simulazione di Kokotajlo serve soprattutto a far partire un dibattito pubblico e professionale che ormai coinvolge tutti gli ambienti creativi, cinema incluso.
Venez a Venezia: il primo vero confronto tra cinema e intelligenza artificiale
All’82a Mostra del Cinema di Venezia è andato in scena Venez, un evento organizzato da EDI Effetti Digitali Italiani e HAI – Human & Artificial Imagination, che ha messo al centro il dialogo tra cinema e AI. L’incontro ha radunato giornalisti, professionisti e tecnici per discutere apertamente di come l’intelligenza artificiale stia cambiando la produzione cinematografica. Non si è parlato solo di tecnologia, ma soprattutto di come cambiano i lavori creativi e tecnici.
Il messaggio di Venez è chiaro: l’AI non sostituisce registi, sceneggiatori o troupe, ma diventa uno strumento che cambia il modo di fare film, mantenendo intatta la “voce” e l’identità di ogni progetto. Così si sfata l’idea dell’intelligenza artificiale come concorrente da temere o come qualcosa che cancella professionalità.
Durante l’evento sono stati presentati documenti tecnici e progetti concreti, come “The Last Image”, il primo cortometraggio girato interamente con AI generativa. Un esperimento che ha mantenuto il controllo umano in ogni fase, dimostrando che la creatività non sparisce con gli algoritmi, ma si trasforma grazie alla collaborazione tra uomo e macchina.
“The Last Image”: quando l’AI aiuta, ma non prende il comando
“The Last Image” è un vero e proprio banco di prova per l’uso dell’intelligenza artificiale nel cinema. Questo cortometraggio è stato realizzato con sistemi di AI generativa, ma ogni scelta artistica è rimasta nelle mani del team umano. L’AI ha fornito materiali di partenza, immagini di riferimento e spunti, ma sono stati gli esperti a selezionare, adattare e rifinire il tutto.
Ogni fase ha richiesto continui aggiustamenti e una supervisione attenta, mostrando come l’intelligenza artificiale non possa sostituire la direzione creativa, la sensibilità e il lavoro di squadra. Il cinema ha già vissuto rivoluzioni tecnologiche simili: dall’arrivo del digitale ai software di montaggio, fino all’uso degli smartphone per girare film. In tutti i casi, il modo di lavorare è cambiato, ma registi, tecnici e attori sono rimasti al centro del processo.
Si immagina un futuro in cui un film possa essere generato interamente da pochi comandi testuali, senza intervento umano. Ma gli esperti di EDI respingono questa idea, giudicandola né realistica né auspicabile per la qualità finale del prodotto. La coerenza della storia, la qualità delle immagini e la visione artistica restano responsabilità umane. L’intelligenza artificiale deve essere uno strumento che aiuta e velocizza i passaggi creativi, non che decide da sola.
Risparmi e nuove figure professionali: l’impatto economico dell’AI nel cinema
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle produzioni cinematografiche cambia anche l’aspetto economico e organizzativo. A Venezia si è parlato di risparmi importanti, tra il 30 e il 50 per cento, soprattutto su costi legati a scenografie complesse, spostamenti di troupe o riprese in location difficili.
Per esempio, girare una scena in montagna richiede spesso mobilitare molte persone e risorse, con costi e tempi elevati. L’AI permette di ricostruire questi ambienti in modo virtuale, con grande realismo, e di simulare movimenti di camera o inquadrature di prova. Così si tagliano spese e tempi senza sacrificare la qualità delle immagini.
Questo non significa eliminare il lavoro umano, ma cambiare le competenze richieste. Si creano nuove figure specializzate nell’integrazione dell’AI nella produzione, mentre i ruoli tradizionali che guidano la visione artistica restano fondamentali. La catena produttiva si allunga, mescolando tecnologia e mestiere artigianale.
In fondo, l’intelligenza artificiale nel cinema non è una minaccia, ma una sfida e un’opportunità. Il dibattito tra professionisti, come quello nato a Venezia, mette al centro la necessità di bilanciare innovazione tecnologica e contributo creativo autentico. Per un futuro in cui cinema e AI lavorino insieme in un processo complesso e ricco di possibilità.
Ultimo aggiornamento il 3 Settembre 2025 da Davide Galli