L’intelligenza artificiale non modifica solo il modo in cui creiamo contenuti, ma sta influenzando profondamente la comunicazione tra le persone. Recenti ricerche hanno evidenziato come termini tipici dell’IA, come “meticoloso” o “esperto”, siano sempre più frequenti nei video accademici online. Questo fenomeno ha spinto gli esperti a interrogarsi su quanto gli strumenti digitali stiano rimodellando il nostro linguaggio e la qualità delle interazioni sociali.
L’influenza dell’intelligenza artificiale sulle relazioni sociali
Un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute for Human Development ha esaminato quasi 280 mila video pubblicati su canali YouTube dedicati ad argomenti accademici. Lo studio ha mostrato un aumento fino al 51% nell’uso di parole associate ai modelli linguistici dell’IA rispetto a tre anni fa. Parole come “meticoloso”, “approfondire” o “regno” sono diventate molto comuni, suggerendo che i modelli di linguaggio stanno influenzando anche la comunicazione umana.
L’opinione di vittorio gallese sul cambiamento linguistico
Secondo Vittorio Gallese, neuroscienziato cognitivo dell’università di Parma, questo cambiamento va osservato nella sua relazione con il funzionamento del cervello umano. Gallese sottolinea che “siamo esseri fondamentalmente sociali e la nostra identità si costruisce attraverso le interazioni con altri individui.” L’ingresso nelle nostre vite delle intelligenze artificiali crea una nuova forma di relazione ibrida: non più solo tra persone reali ma anche con soggetti artificiali programmati per adattarsi alle nostre modalità comunicative.
Questa novità potrebbe modificare lo stile del nostro dialogo quotidiano perché il cervello umano è plastico e si adatta agli stimoli esterni. “Se impariamo a interagire con chatbot come ChatGpt spesso finiamo per interiorizzare modi di parlare dettati da questi sistemi automatizzati anche quando siamo offline o in presenza fisica degli altri.”
Gallese indica un rischio meno discusso rispetto alle paure sull’autocoscienza delle macchine: cioè l’impatto reale sulla qualità delle nostre relazioni umane oggi, mentre usiamo queste tecnologie quotidianamente senza una consapevolezza piena dei cambiamenti in atto.
Rischi e opportunità nell’adattamento all’interazione con l’intelligenza artificiale
L’obiettivo iniziale nello sviluppo dei sistemi basati su intelligenza artificiale era creare interlocutori capaci di simulare conversazioni umane nel modo più naturale possibile. Oggi ci troviamo davanti a un paradosso: rischiamo infatti noi stessi di adeguarci agli schemi comunicativi dei chatbot invece che viceversa.
Gallese mette in guardia dal lasciarsi colonizzare da queste nuove forme digitali d’interazione pur riconoscendone i vantaggi pratici enormi nella scoperta e nella conoscenza scientifica o culturale. La tecnologia amplia capacità prima impensabili; tuttavia è fondamentale mantenere uno sguardo critico per evitare una dipendenza passiva dagli strumenti tecnologici senza comprenderne appieno limiti ed effetti collaterali sul piano sociale ed emotivo.
Il professore segnala inoltre un problema legato alla demografia europea: società sempre più anziane potrebbero manifestare resistenze maggiori verso l’accettazione della novità digitale creando fratture generazionali nel rapporto tra tecnologia e individuo.
Ripensare l’intelligenza oltre la visione logocentrica occidentale
Il rapporto fra pensiero umano, linguaggio naturale e intelligenza digitale apre riflessioni profonde sulla natura stessa della mente umana nel mondo contemporaneo dominato dagli algoritmi digitali. Gallese ricorda come tradizionalmente in Occidente si sia privilegiata una concezione “logocentrica” del sapere centrata sul discorso razionale lineare.
Oggi però si assiste all’emergere dei large language model, modelli computazionali capaci di generare testi che simulano soggettività. Questi strumenti rappresentano forme “vicariali” d’intelligenza algoritmica che non coincidono col funzionamento diretto della mente biologica ma ne imitano certi aspetti.
Nel libro “Oltre la tecnofobia”, scritto insieme a Stefano Morgigi e Pier Cesare Rivoltella, Gallese approfondisce “come la tecnologia è stata da sempre parte della natura umana e ha contribuito alla nostra evoluzione cognitiva.” La sfida attuale consiste nello sviluppare capacità critiche tali da usare questi nuovi strumenti senza subire passivamente i loro meccanismi né cadere nelle nostalgie idealizzate di un passato che non è mai esistito in purezza.
Questo approccio aiuta a mettere in discussione paure e pregiudizi collegati all’espansione IA, incoraggiando riflessioni fondate su dati scientifici piuttosto che miti tecnologici.
Neuroni specchio ed empatia nei rapporti con chatbot
La scoperta dei neuroni specchio da parte dello stesso Vittorio Gallese offre chiavi importanti per capire come il cervello umano risponde alle interazioni sociali. Queste cellule motorie si attivano sia quando compiamo azioni sia quando osserviamo quelle degli altri permettendo empatia, imitazione, comprensione reciproca.
Nel caso degli scambi con chatbot basati su large language model emerge una domanda specifica: possono queste macchine suscitare risposte simili nel cervello? Secondo Gallese alcune modulazioni cerebrali avvengono davvero perché il sistema nervoso reagisce al contesto ambientale includendo testi scritti provenienti dall’IA; tuttavia questa dinamica differisce dalle interazioni fra esseri umani reali dove entrano in gioco componenti corporee ed emozionali maggiormente complesse.
In sintesi i neuroni specchio supportano modalità empatiche fondamentali alla base della relazione diretta mentre nei confronti digitali occorre valutare quali aspetti vengano realmente coinvolti dalla simulazione algoritmica linguistica.
Trasformazioni del pensiero legate all’uso quotidiano dell’intelligenza artificiale
Il legame stretto tra pensiero umano e linguaggio porta a interrogarsi sui possibili mutamenti cognitivi dovuti alla diffusione capillare dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana. Gli uomini sono animali dediti continuamente alla ricerca di senso; formulano domande per orientarsi nel mondo circostante spesso cercando nessi causali dove non esistono realmente.
Da questo punto di vista l’IA diventa uno strumento prezioso se viene usata per stimolare curiosità e fantasia attraverso nuove domande piuttosto che fornire risposte preconfezionate. Come sottolinea Gallese “coltivare libero gioco dell’immaginazione resta indispensabile per affrontare cambiamenti globali presenti oggi.”
Non utilizzare queste tecnologie significherebbe trovarsi impreparati davanti al futuro prossimo mentre padroneggiarle bene apre possibilità nuove per pensare il mondo da angolature differenti.
Le trasformazioni indotte dall’utilizzo regolare di ChatGpt e altre piattaforme intelligenti plasmano dunque progressivamente modi diversi di ragionare formulando domande diverse sulle realtà circostanti senza perdere però quella capacità critica necessaria al confronto consapevole coi problemi concreti della vita reale.