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L’evoluzione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane tra dati recenti e sfide politiche

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L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende italiane sta registrando segnali di crescita, soprattutto negli ultimi mesi, ma l’Italia resta ancora indietro rispetto alle principali economie europee. Le cifre più recenti pubblicate da Istat, approfondite da Confindustria e Banca d’Italia, mostrano un quadro dove la penetrazione dell’IA rimane limitata e caratterizzata da un’attesa di interventi politici più decisi. Le imprese appaiono divise tra chi ha già intrapreso un percorso di digitalizzazione avanzata e chi mantiene un approccio più prudente, con impatti importanti sul futuro della competitività nazionale.

Dati aggiornati sull’adozione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane

Secondo i dati Istat relativi al 2024, solo l’8,2% delle imprese italiane con almeno 10 addetti usa strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Si tratta di una quota bassa, soprattutto se paragonata ai livelli già raggiunti in altri paesi europei. Il dato è stato ripreso e interpretato da Confindustria in un report che mette in evidenza come questa penetrazione resti limitata, in particolare nelle piccole e medie imprese. Il quadro si arricchisce con le informazioni più recenti di Banca d’Italia, che nel 2025 ha incontrato realtà imprenditoriali con almeno 20 dipendenti. In questa categoria la quota di chi utilizza sistemi di IA predittiva o generativa sale al 27%. Il salto dall’8,2% segnalato nel 2024 al 27% rappresenta un’accelerazione importante in un anno solo, ma indica anche che una parte consistente del mercato resta ancora fuori dall’adozione di queste tecnologie.

Diffusione trasversale nei settori manifatturiero e terziario

L’uso dell’intelligenza artificiale riguarda sia il settore manifatturiero che il terziario, a dimostrazione di una diffusione trasversale. Eppure la metà delle aziende intervistate da Banca d’Italia non si aspetta di integrare l’IA nei prossimi due anni. Un elemento che indica come la crescita, pur presente, non sia ancora generalizzata. Lo scenario europeo rimane il riferimento obbligato: in Germania il 50% delle imprese ha già adottato forme di intelligenza artificiale mentre la Spagna si avvicina al 30%. L’Italia si posiziona quindi in fondo alla classifica, evidenziando un ritardo che coinvolge soprattutto le dimensioni medie e piccole delle imprese.

Le implicazioni politiche e la legge nazionale sull’intelligenza artificiale

L’ultimo contesto normativo italiano sull’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo chiave nel futuro della diffusione tecnologica nel nostro paese. Il disegno di legge, all’esame del Parlamento nel 2025, non contiene ancora misure immediate per sostenere l’adozione diffusa di IA. L’articolo 5, unico a prevedere un’azione concreta, assegna al governo il compito di promuovere lo sviluppo tecnologico, migliorare l’interazione tra uomo e macchina e favorire la creazione di un mercato competitivo e innovativo. Nel testo si fa inoltre riferimento alla collaborazione tra imprese e centri di ricerca per lo sviluppo tecnologico e il trasferimento delle conoscenze.

Attese per i decreti attuativi e risorse dedicate

Al momento però, questa legge rappresenta più che altro una cornice generale, senza indicazioni precise sulle risorse o i tempi di attuazione. Il governo dovrà elaborare decreti attuativi con contenuti dettagliati e probabilmente destinare fondi specifici per sostenere la crescita effettiva dell’intelligenza artificiale nelle aziende italiane. Senza questo intervento strutturato e finanziato, sarà difficile recuperare il divario con i concorrenti europei. La posta in gioco è alta, visto che l’IA può trasformare i processi produttivi e influire sull’intera struttura del lavoro industriale e dei servizi.

Prospettive per il futuro dell’intelligenza artificiale in italia

Se non ci saranno interventi politici più decisi, l’espansione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane rischia di procedere lentamente, limitando la competitività del paese sul piano globale. La differenziazione tra grandi realtà già digitalizzate e quelle di dimensioni più contenute è un ostacolo da superare. La mancanza di una spinta chiara dalla legge nazionale lascia per ora spazio a uno sviluppo frammentato e poco coordinato.

Opportunità per il trasferimento di know-how e supporto alle imprese

Le imprese devono essere messe in condizione di adottare tecnologie di IA in modo efficace, con supporto tecnico, formativo e finanziario. La collaborazione con centri di ricerca rappresenta un’opportunità concreta per trasferire know-how e soluzioni applicative. Eppure la dinamica attuale segnala che molte imprese non vedono l’introduzione dell’intelligenza artificiale come una priorità imminente.

Sul piano europeo, chi già utilizza l’IA ha un vantaggio che cresce quotidianamente: processi più veloci, offerte più personalizzate, riduzione dei costi operativi sono alcuni degli effetti. Per l’Italia sarà necessario mettere in campo azioni più operative e immediate, superando la fase di definizione di principi generali e passando alla concreta implementazione con risorse dedicate e scadenze precise. Altrimenti il ritardo rischia solo di diventare più difficile da recuperare.

Written by
Davide Galli

Davide Galli scrive per capire, non solo per raccontare. Blogger dallo stile asciutto e riflessivo, attraversa i temi di cronaca, politica, attualità, spettacolo, cultura e salute con uno sguardo mai convenzionale. Nei suoi articoli c’è sempre una domanda aperta, un invito a leggere tra le righe e a non fermarsi alla superficie.

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