La legge nazionale sull’intelligenza artificiale ha superato il secondo passaggio parlamentare alla Camera dei deputati, confermando l’impegno dell’Italia nel regolamentare un ambito tecnologico in rapida evoluzione. Dopo l’approvazione iniziale al Senato, il disegno di legge ha ottenuto 136 voti favorevoli, 94 contrari e 5 astenuti. Il testo ora tornerà a Palazzo Madama per una terza lettura, necessaria a causa delle modifiche apportate durante l’esame alla Camera. Questo provvedimento si inserisce nel contesto europeo dell’AI act e punta a definire regole precise su sicurezza, innovazione e tutela dei diritti legati all’uso dell’intelligenza artificiale.
Il percorso parlamentare della legge sull’intelligenza artificiale
Il disegno di legge sull’intelligenza artificiale è stato presentato dal governo lo scorso aprile ed è frutto di un lavoro che coinvolge diverse commissioni parlamentari. Dopo la prima approvazione al Senato del 20 marzo 2024, il testo ha subito alcune modifiche importanti durante la discussione alla Camera dei deputati. Queste variazioni riguardano aspetti tecnici ma anche questioni sostanziali come le modalità di applicazione della normativa alle imprese italiane e straniere attive nel settore IA.
La seconda lettura e i numeri del voto
La seconda lettura si è conclusa con una maggioranza che però non ha raggiunto un consenso unanime: i contrari sono stati infatti quasi centinaia mentre gli astenuti pochi ma significativi nella dinamica politica interna al Parlamento. Per questo motivo il ddl dovrà tornare in Senato per una terza valutazione definitiva prima della sua possibile entrata in vigore.
Questo iter legislativo riflette l’importanza attribuita dall’Italia all’IA ma anche le difficoltà nell’inquadrare giuridicamente uno strumento così complesso sotto diversi punti di vista: tecnico, etico, economico e strategico.
Le caratteristiche principali del provvedimento coordinato da palazzo chigi
Il disegno di legge è stato coordinato dal Dipartimento per la trasformazione digitale presso Palazzo Chigi sotto la guida del sottosegretario Alessio Butti. L’obiettivo principale consiste nel fornire un quadro normativo nazionale che sia coerente con quello europeo già delineato dall’AI act approvato qualche tempo fa dalle istituzioni europee.
Nel dettaglio vengono introdotte deleghe legislative specifiche oltre ad alcune norme dirette sul tema intelligenza artificiale. Sono previste deroghe rilevanti rispetto agli ambiti della sicurezza nazionale: le attività svolte dall’intelligence italiana così come quelle delle forze armate o degli enti preposti alla cybersicurezza restano escluse dalla disciplina generale prevista dalla nuova legge.
Il ruolo di Alessio Butti
Butti ha sottolineato come questo ddl rappresenti «un traguardo importante» perché permette all’Italia di porsi tra i primi paesi europei ad avere una normativa interna dedicata all’IA. Viene rafforzata così sia la tutela dei diritti degli utenti sia lo sviluppo tecnologico attraverso regole chiare che favoriscono trasparenza e sicurezza nelle applicazioni AI utilizzate su tutto il territorio nazionale.
La governance italiana dell’intelligenza artificiale secondo la nuova normativa
Tra gli elementi chiave contenuti nella proposta vi sono quelli relativi alla governance dell’IA in Italia; qui si stabilisce quali enti avranno compiti specifici nella gestione e vigilanza delle tecnologie intelligenti.
Le autorità designate sono principalmente due agenzie pubbliche: l’Agenzia per l’Italia digitale insieme all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale . Questi organismi dovranno monitorare lo sviluppo delle iniziative legate all’IA garantendo conformità alle norme vigenti ed evitando rischi associati ai nuovi sistemi automatizzati o algoritmi complessi utilizzati nelle infrastrutture pubbliche o private italiane.
Restano inoltre competenze ben definite attribuite ad altri organi regolatori quali Banca d’Italia , Consob ed Ivass . Questo sistema multipolare punta a mantenere equilibrio tra controllo pubblico ed esigenze operative nei diversi settori interessati dall’avanzamento tecnologico basato sull’intelligenza artificiale.
Le autorità coinvolte
- Agenzia per l’Italia digitale
- Agenzia per la cybersicurezza nazionale
- Banca d’Italia
- Consob
- Ivass
Gli investimenti previsti dalla norma per sostenere imprese innovative italiane
Un aspetto molto discusso riguarda gli stanziamenti destinati allo sviluppo industriale nell’ambito IA previsti dal disegno di legge. Non viene assegnata una somma aggiuntiva direttamente dal governo ma si fa riferimento al fondo gestito da Cdp Venture Capital pari a circa un miliardo di euro.
Questa cifra servirà soprattutto ad acquisire quote azionarie – equity o quasi equity – in società attive nei campi dell’intelligenza artificiale, cybersicurezza, tecnologie quantistiche e telecomunicazioni avanzate. Sono inclusi programmi volti alla creazione poli tecnologici territorialmente distribuiti e acceleratori d’impresa dedicati ai settori citati.
Cambiamenti per l’accesso ai fondi
Un cambiamento significativo riguarda poi i requisiti richiesti alle aziende beneficiarie: inizialmente era necessario che avessero sede legale ed operativa sul territorio italiano; dopo emendamenti approvati al Senato questa condizione è stata attenuata eliminando obbligo sulla sede legale. In pratica possono accedere ai fondi le aziende straniere purché abbiano attività operative effettive in Italia.
Questo ampliamento apre opportunità maggiori per attrarre capitali innovativi esteri senza perdere controllo sulle realtà produttive presenti fisicamente in Italia, bilanciando competitività internazionale con interesse economico nazionale.
L’evoluzione futura del quadro normativo italiano sarà seguita attentamente dagli operatori dell’industria digitale mentre continuano dibattiti politici sulle garanzie da assicurare ai cittadini impiegando l’intelligenza tecnologica.