La diffusione dell’intelligenza artificiale sta creando un divario netto tra nazioni che possiedono le risorse per sviluppare queste tecnologie e quelle che restano ai margini. Questo fenomeno rischia di definire il futuro geopolitico ed economico mondiale, superando le tradizionali divisioni culturali o religiose. Un recente studio dell’università di Oxford ha messo in luce quali stati controllano i dati fondamentali per l’IA, rivelando una concentrazione limitata a poche realtà.
La mappa dei paesi che detengono i dati chiave per l’intelligenza artificiale
Secondo il rapporto pubblicato dall’università di Oxford nel 2025, solo 32 paesi al mondo ospitano le grandi banche dati indispensabili allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questi stati rappresentano appena il 16% del totale globale ma dominano un settore cruciale per il progresso tecnologico. La lista è guidata da Cina e Stati Uniti, due potenze già note nel campo digitale e informatico.
Tra questi si trovano anche diverse nazioni europee, a conferma della presenza consolidata del continente nella ricerca scientifica avanzata. Questa concentrazione si fa ancora più evidente se si considera non solo la disponibilità dei dati ma anche gli investimenti diretti delle aziende private nell’IA: pochi gruppi industriali controllano gran parte delle risorse finanziarie destinate a questa tecnologia.
Il quadro disegnato dal rapporto indica chiaramente una disparità marcata tra chi può permettersi infrastrutture digitali all’avanguardia e chi invece resta escluso da questo processo evolutivo.
Africa e america latina: territori marginalizzati nello sviluppo dell’intelligenza artificiale
Le regioni africane e latinoamericane risultano quasi completamente escluse dalla lista dei paesi con accesso alle grandi banche dati necessarie all’IA. Questo isolamento digitale limita fortemente le possibilità di crescita tecnologica ed economica in quei territori.
La mancanza di infrastrutture adeguate impedisce lo sfruttamento pieno delle potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale in settori come sanità, agricoltura o gestione urbana. Senza accesso ai volumi massicci di informazioni richiesti dagli algoritmi più avanzati, questi Paesi rimangono tagliati fuori dalle innovazioni capaci di migliorare servizi pubblici o produttività industriale.
Questa situazione alimenta un circolo vizioso dove la scarsità di risorse digitali riduce gli investimenti esteri nelle tecnologie emergenti locali; così cresce il divario con i Paesi più sviluppati che continuano ad accumulare vantaggi competitivi legati alla disponibilità dei big data.
L’esclusione dall’ecosistema IA rischia quindi non soltanto rallentamenti economici ma anche perdita progressiva della sovranità tecnologica nazionale in un mondo sempre più interconnesso.
Intelligenza artificiale come fattore decisivo nella sovranità nazionale futura
L’intelligenza artificiale non va considerata semplicemente come uno strumento tecnico ma piuttosto come una trasformazione profonda destinata a cambiare molti aspetti della vita quotidiana e degli equilibri internazionali. Dal campo militare alla medicina fino al funzionamento delle imprese, l’impatto dell’IA è ormai tangibile ovunque si guardi.
I Paesi capaci di sviluppare queste tecnologie avranno maggior controllo sulle proprie decisioni strategiche ed economiche; potranno contare su sistemi automatizzati per migliorare efficienza produttiva o gestire crisi complesse con strumenti predittivi avanzati. Chi resta fuori da questa corsa rischia invece dipendenza crescente dalle potenze digitalmente attrezzate, perdendo autonomia nelle scelte politiche ed economiche fondamentali.
Lo storico Yuval Noah Harari aveva sottolineato già anni fa nel suo libro Homo deus quanto questo divario sia destinato a durare nel tempo senza possibilità realistica che venga colmato facilmente – diversamente dalla rivoluzione industriale del XIX secolo che alla fine coinvolse quasi tutto il pianeta dopo decenni d’espansione progressiva delle tecnologie meccaniche ed energetiche.
Nel contesto attuale dunque possedere capacità avanzate nell’ambito dell’intelligenza artificiale significa assicurarsi una posizione privilegiata nei futuri assetti mondiali mentre molte altre nazioni rimangono intrappolate dietro barriere difficili da superare senza interventi mirati o collaborazioni internazionali significative.
Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Elisa Romano